PESCARA – La procura antimafia dell’Aquila ha chiuso le indagini a carico di 27 persone che avrebbero favorito il tentativo di infiltrazione sul nostro territorio del clan foggiano Moretti-Lanza-Pellegrino e della Società Foggiana che ne è una derivazione.
Lo riferisce il Centro precisando che tra i 27 indagati ci sono anche sette pescaresi (Denis Barbieri, Simona Dell’Oglio, Christian Di Tella, Cesare Pallotta, Stefania Pennoni, Alessandro Rossoni e Simone Toro) alcuni accusati di associazione di tipo mafioso. Il 14 marzo scorso scattarono 8 arresti con sequestri per due milioni di euro. Il gruppo smascherato dall’inchiesta (nata a Pescara con le investigazioni della finanza e trasferita per competenza alla distrettuale), puntando sull’usura, stava cercando di eludere, con intestazioni fittizie di beni, le misure di prevenzione che avrebbero colpito alcune attività commerciali che gli stessi avevano avviato nella nostra provincia.
Quanto all’usura, sempre secondo il quotidiano locale, spicca la figura di Angelo Falcone, «già contiguo al Clan Nardino e in stretti rapporti con apicali esponenti della Società Foggiana», che insieme ad Angelo Bonsanto, è accusato di usura nei confronti della famiglia di imprenditori di Pescara, Di Natale. Adamo Di Natale, il figlio Federico e la moglie Paola Cavaliere, sarebbero state loro vittime: da un prestito non onorato di 100mila euro, i due indagati avrebbero preteso «interessi e altri vantaggi usurari costituiti da consegne di somme di denaro, assegni e cambiali di importo imprecisato e infine la cessione di un appartamento in via Regina Elena a Pescara, appartenente a Cavaliere, del valore di 300mila euro, con l’applicazione di un tasso usurario pari ad oltre il 453% con l’aggravante di aver commesso il fatto in danno di esercenti attività commerciali (ristoratori) e in stato di bisogno.
Fra i reati contestati oltre all’usura ci sono l’estorsione, la ricettazione e l’intestazione fittizia di beni. In relazione a quest’ultimo reato la procura contesta a Giovanni Putignano, Antonio De Marco e Stefania Pennoni di aver attribuito fittiziamente la titolarità di tutte le quote della società P.T. Matic, attiva nel settore della commercializzazione di prodotti lattiero caseari (in Atessa nel chietino) con negozi a Montesilvano e Pescara, proprio a De Marco e Pennoni, in realtà attività «appartenente a Putignano, che ne restava proprietario e reale gestore», in quanto «decideva la distribuzione dei ricavi delle vendite, impartiva le direttive imprenditoriali, dirigendo le attività di entrambi i negozi», agevolando il clan Moretti e la Società Foggiana. Stesso reato anche per Vincenzo Capobianco e Cesare Pallotta che avrebbero attribuito fittiziamente il 70% delle quote della società.
E poi ancora le contestazioni di tentata estorsione e associazione mafiosa in capo a Rita Moretti; il reato di lesioni personali a carico di Angelo Falcone che insieme a Di Tella e Francesco D’Aloia aveva preso di mira una coppia di Pianella. Contestata anche la ricettazione (in capo a Falcone e Federico Colapietra) di una partita di circa mille paia di occhiali di varie marche prestigiose del valore complessivo di 120 mila euro.
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