“MAMMA, CI HANNO DETTO DI STARE TRANQUILLI”. PICCININI: “MIA FIGLIA VITTIMA DELLO STATO”

TERREMOTO L'AQUILA, DOPO LA SENTENZA SHOCK SI RIAPRONO LE FERITE PER LA TRAGICA SCOMPARSA DI ILARIA RAMBALDI, STUDENTESSA MORTA IL 6 APRILE 2009: "ERA STATA RASSICURATA, CI AVEVANO DETTO DI FIDARCI, ORA SCOPRIAMO CHE E' STATA COLPA SUA"; IL RACCONTO DELLE GIORNATE PRIMA DEL DRAMMA; "GIUDICE HA SEGUITO AVVOCATURA"

di Azzurra Caldi

13 Ottobre 2022 18:35

L'Aquila - Terremoto e Ricostruzione

L’AQUILA – “Mamma non ti preoccupare, ci hanno detto di stare tranquilli, fidati”.

C’è anche della “cattiveria” nella sentenza shock che ha fatto di nuovo tremare la terra sotto ai piedi di chi ha già perso tanto e il giorno dopo la violenta scossa si accende una rabbia più lucida che non risparmia lacrime di dolore per Maria Grazia Piccinini, avvocato di Lanciano (Chieti) e mamma di Ilaria Rambaldi, morta a 25 anni, il 6 aprile del 2009, all’Aquila, dove studiava ingegneria edile.

Fu imprudente a non uscire dopo la seconda scossa in meno di due ore, quella di magnitudo 3.5 che precedette di qualche ora l’evento sismico disastroso delle 3.32. Fu “una condotta incauta trattenersi a dormire” e, quindi, c’è “un concorso di colpa” per alcune delle vittime del terremoto, morte nel crollo dell’edificio di via Campo di Fossa all’Aquila.

Alcuni familiari dei ragazzi morti nel crollo avevano citato in giudizio i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, il Comune dell’Aquila e gli eredi del costruttore, ma il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.

Tra questi familiari c’è anche Piccinini: “Più leggo la sentenza e più ci leggo della cattiveria”, dice mentre ripercorre con AbruzzoWeb i giorni precedenti alla tragedia che ha spezzato per sempre la vita della figlia.

Momenti dolorosi, che pure servono a ricostruire lo stato d’animo di quei giorni.

Il ricordo





“Era il 5 aprile, la mattina della Domenica delle Palme, e abbiamo quasi litigato. Io avevo paura proprio a causa delle continue scosse e in più volevo stare con lei: ‘Ila’ potevi torna’ a casa’”, racconta.

“Il primo aprile ero stata io a riportarla all’Aquila, dopo un viaggio a Pisa. Eravamo un po’ spaventati viste le circostanze. E allora lei si era preparata, aveva letto i giornali e parlato con gli amici, sentito l’Università, in modo da avere un quadro completo della situazione. Tanto è vero che mentre lei continuava ad informarsi io mi stavo facendo un giro per L’Aquila, in attesa che mi facesse sapere se fosse il caso di tornare a Lanciano”.

“Dopo un po’ mi chiama e mi dice che sarebbe rimasta all’Aquila. Io continuavo a non essere tranquilla, c’erano sempre queste maledette scosse, e ogni volta lei mi chiamava: ‘mamma, un’altra scossa’. E allora quella Domenica delle Palme le ho detto, ancora più preoccupata: ‘però potevi tornare'”. C’è anche da dire che lei sarebbe tornata qualche giorno dopo, il giovedì, per fare la Pasqua in famiglia”.

“‘Mamma stai tranquilla, hanno fatto anche quella riunione, ci hanno detto che possiamo stare tranquilli, che le scosse scaricano energia. Fidati'”.

“Poi ci siamo sentiti la sera. Alessandra (la sorella, ndr) era ‘arrabbiata’ con lei perché voleva tornasse per stare insieme e quindi hanno parlato un po’. Poi le ho detto semplicemente: ‘fammi una cortesia, fammi stare tranquilla, dormi con la tuta e con le scarpe da tennis, così se dovesse servire esci subito e sto più tranquilla”.

“Mia figlia l’hanno trovata vestita così, con la tuta e le scarpe”.

“Adesso è anche colpevole. Devo trovare la forza di frenare i miei istinti. Ma che cosa vogliono ancora da mia figlia?”.

Il racconto a questo punto cede il passo alla cruda realtà del presente. Dopo 13 anni di battaglia è arrivato il momento di scendere di nuovo in campo, mentre si prepara l’appello.

Il giudice ha seguito l’Avvocatura di Stato





Una bufera sta travolgendo la sentenza firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale civile dell’Aquila, arrivata al termine del procedimento avviato dai familiari dei ragazzi morti nel crollo: avevano citato in giudizio i ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture, il Comune dell’Aquila e gli eredi del costruttore, ma il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni stabilito.

Il Tribunale ha condannato i Ministeri per il 15% di responsabilità ciascuno, le eredi del costruttore per il 40% e ha respinto le domande nei confronti del Comune.

La richiesta del concorso di colpa del 30% è contenuta nella memoria di costituzione presentata nell’ambito del processo civile dall’Avvocatura dello Stato scesa in campo in rappresentanza dell’allora Ministero per le Infrastrutture e del ministero dell’Interno.

“La ripartizione chiesta nelle memoria di costituzione e confermata dal giudice del tribunale – continua l’avvocato Piccinini – vede le vittime quasi sullo stesso piano del costruttore che non ne ha indovinata una, al quale è stato dato il 40% delle responsabilità, e l’altro 30% distribuito tra Mit e Interno, in rappresentanza del Genio civile e della Prefettura per le loro competenze in materia di costruzioni. È un fatto gravissimo. A questa richiesta si è accordata anche la difesa degli eredi del costruttore”.

“Siamo tre volte vittime dello Stato”

“Siamo tre volte vittime dello Stato – osserva Piccinini – Una volta perché non ci ha protetto e ci ha disinformato, un’altra perché ci aggredisce con chi non si vuole assumere la sua responsabilità e infine perché c’è chi consolida tutto questo e lo rende sentenza”.

“La causa era finita ad aprile 2021, un anno e mezzo di attesa mentre nel frattempo sono andate avanti tutte le altre. Questo concorso di colpa l’ha applicato solo a questa causa, non a tutti gli altri morti in casa mentre dormivano. La storia di tutte le rassicurazioni si conosceva, non so perché c’è voluto tutto questo tempo per la sentenza e con questo risultato poi, non è normale. Una sentenza diversa da tutte le altre sui risarcimenti, tutte senza concorso di colpa”.

“Qui ci vedo la cattiveria, perché lì c’era Ilaria e noi abbiamo fatto anche la causa alla Commissione Grandi rischi. È stata colpita Ilaria e chi stava insieme a noi nella causa di risarcimento, altri 5 ragazzi. Il giudice ha poi stralciato la posizione di due persone, due sorelle, perché sostiene che si è perso il fascicolo di parte. Ora a preparare l’appello saremo noi insieme ad altre due famiglie”.

E infine: “Come avvocato dovrei essere pronta a sopportare anche queste cose, ma certe volte sono così inspiegabili che ti sconvolgono. Per quanto una persona possa essere preparata non è mai pronta a subire tutto questo”.

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