‘MANUTENZIONE BENI CULTURALI, CONVEGNO CEI A L’AQUILA, LA DIRETTA VIDEO

19 Settembre 2019 10:13

Regione - Cronaca

L'AQUILA – “Manutenzione e Prevenzione. La tutela delle persone”.

Questo il tema della seconda tappa della Giornata Nazionale organizzata dall'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto, dopo l'appuntamento tenuto a Viareggio, in corso di svolgimento all'Aquila, città ferita dal terremoto del 6 aprile del 2009 e che oggi può raccontare le sue esperienze di ricostruzione delle chiese, simbolo di una comunità viva che non si ferma.

Il secondo appuntamento è articolato in due giornate il 19 e 20 settembre 2019.

Il primo giorno è finalizzato a comprendere come prendersi cura del patrimonio, attraverso la programmazione di interventi migliorativi a partire dalla conoscenza (Censimento Chiese) e altre valutazioni. 

L'evento, in programma nella sala Ipogea del palazzo dell'Emiciclo, sede del Consiglio regionale d’Abruzzo, simbolo della ricostruzione e della rinascita della comunità aquilana, verrà seguito in diretta video da AbruzzoWeb.





Il pomeriggio sarà dedicato alla visita dei cantieri di Collemaggio, della Chiesa delle Anime sante, del Palazzo episcopale e della Cattedrale.

La seconda giornata, che sarà aperta dall'intervento del Card. Giuseppe Petrocchi, sarà dedicata alla narrazione della comunità che subisce il terremoto, da esso si difende e si ricostruisce.

Ad aprire l'incontro è stato il vice presidente del Consiglio regionale, Roberto Santangelo, che ha ringraziato tutti i presenti e gli organizzatori della manifestazione, sottolineando l'importanza del tema trattato in una città come L'Aquila, alle prese con la ricostruzione dopo il sisma del 2009.

“Credo che ci sia stato un 'peccato originale' nella ricostruzione del 2009, e successivamente anche in quella del Centro Italia: la ricostruzione è stata interpretata come una somma di interessi singoli e non come un valore in sé nei confronti della comunità. Non è stata interpretata come l'esigenza di ridare dei luoghi e dei punti di riferimento alle popolazioni locali”, ha spiegato il sindaco dell'Aquila, Pierluigi Biondi.

“È in questo senso che va intesa la fase in cui ci siamo trovati ad affrontare momenti della ricostruzione confusi: penso alle chiese parrocchiali, non a caso molte delle prime donazioni furono indirizzate proprio ai luoghi di culto. Inizialmente le chiese erano fuori dal discorso ricostruzione. Questo non è possibile, che si sia credenti o meno, è indubbio che rappresentino un punto di riferimento delle comunità locali. Poi, per un mero scontro politico, c'è stata una replica del 'peccato originale': il cosiddetto decreto 'Enti locali', che ha scaricato la ricostruzione delle chiese sulle strutture periferiche del Ministero dei Beni culturali, che si sono ritrovate da un giorno all'altro non solo con un carico economico e amministrativo, ma anche etico e morale molto importante”, ha dichiarato ancora Biondi.





“Non è una situazione tollerabile come cittadini aquilani, come persone che negli anni hanno contribuito alla ricostruzione di questa città, è necessario quindi che anche la Cei e la Chiesa, facciano propria la 'battaglia di destino' che stiamo portando avanti per consegnarla alla nazione e che è quella di una normativa chiara e univoca sulla ricostruzione – ha proseguito il primo cittadino nel suo intervento – È necessario che, così come nella Medicina esistono dei protocolli già pronti al manifestarsi di una stessa malattia, allo stesso modo l'emergenza e le ricostruzioni dovrebbero essere trattate con un protocollo preciso. È una battaglia che ancora oggi dobbiamo fare, tutti insieme, affinché la città dell'Aquila rappresenti un modello per la ricostruzione in Italia”.

“Gli aquilani sono gente tenace, gente dignitosa, che non si arrende, la bandiera bianca non è mai stata issata sulla città, che è stata rasa al suolo in passato, ma ogni volta è risorta, animata da una fede e da valori umani radicati in un'esperienza forte. È alto l'indice di resilienza nel gene di questa comunità ecclesiale e civile, sono onorato di essere aquilano di appartenenza e vescovo di questa comunità. L'Aquila non solo si vuole raccontare, ma si espone allo sguardo degli altri per essere aiutata a capirsi meglio e allo stesso tempo per far comprendere all'esterno cosa accade quando un evento catastrofico si abbatte su una città: come bisogna reagire, quali errori vanno evitati e quali sono le piste da percorrere. La dignità e l'impegno di fare della propria storia una pagina importante deve essere letta dai propri abitanti e dagli altri”, ha detto nel suo intervento il cardinale Giuseppe Petrocchi. 

“Consentitemi una breve metafora: come uomini abbiamo uno sguardo che ci consente di avere una prospettiva tridimensionale, perché abbiamo due occhi, che inviano al cervello due immagini diverse che successivamente vengono sovrapposte ed unificate. Se avessimo solo un occhio non avremmo la profondità; il mito parla di un gigante, Polifemo, che aveva un solo occhio e non aveva la dimensione di profondità, ecco la sindrome di polifemo c'è quando osserviamo situazioni con il nostro occhio senza accettare lo sguardo dell'altro, che dovrebbe combinarsi, invece, in un'azione unitaria – ha aggiunto – L'Aquila ha quindi bisogno di guardarsi e di essere guardata per avere quella profondità prospettica che consenta di basarsi sul passato per vedere il futuro. Abbiamo bisogno di una valutazione che ci raggiunge da fuori ma che non sia polemica o estraneo. Ringrazio il segretario regionale del Mibac, Stefano D'Amico, che oggi apre a voi le porte del Duomo, che è una ferita ancora aperta”.

La diretta è sponsorizzata dalle ditte Di Nardo e SV Edil.

LA DIRETTA
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