ROMA – Il gup di Roma ha rinviato a giudizio l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e altre 8 persone nel procedimento relativo agli appalti Miur. L’inchiesta, che ha risvolti che toccano indirettamente L’Aquila e l’Abruzzo, coordinata dal pm Carlo Villani, ha riguardato diversi episodi corruttivi. L’inizio del processo è stato fissato per il 27 settembre davanti all’ottava sezione penale.
Nell’ambito del procedimento, l’ex capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda, ha chiesto il rito abbreviato con altre tre persone e la loro posizione sarà discussa il 31 ottobre. La Boda è nota in Abruzzo in quanto è stata dirigente dell’Ufficio scolastico regionale. Dopo aver appreso di essere nei guai sotto il profilo giudiziario tentò il suicidio gettandosi dal balcone di un palazzo a Roma.
All’udienza preliminare il gup ha ammesso anche la costituzione di parte civile di Miur e Presidenza del Consiglio nei confronti delle persone fisiche e ha accolto anche la richiesta avanzata dai giornalisti dell’agenzia stampa Dire. Sei persone, coinvolte nell’indagine, vanno invece verso il patteggiamento con pene che vanno dai quattro mesi ai due anni.
Le contestazioni per l’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione per le risorse umane e per l’imprenditore sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
Secondo l’accusa, Boda, incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, avrebbe ricevuto “indebitamente“ “la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da Bianchi.
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