L’AQUILA – “Una strategia estremamente sbagliata quella di eliminare il numero chiuso a Medicina. Se da un lato possiamo essere d’accordo sulla necessità di rivedere il sistema di selezione, che presenta evidenti criticità, dall’altro non possiamo non considerare il rischio di ritrovarci davanti ad una pletora medica importante, arrivando al 2030 con 20mila medici in più rispetto a quelli che servono”.
Così, ad AbruzzoWeb, Alessandro Grimaldi, segretario regionale del sindacato dei medici Anaao, componente dell’esecutivo nazionale nel ruolo di coordinatore della Conferenza permanente dei segretari regionali, nonché capo dipartimento di Medicina della Asl provinciale dell’Aquila, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale San Salvatore.
Grimaldi si dice fortemente contrario allo stop al numero chiuso a Medicina, dopo che il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato praticamente all’unanimità il testo base, in quanto: “Bisogna agire programmando sulla base delle esigenze, sempre considerando un equilibrio tra entrate ed uscite”.
“Mancano gli specialisti, non i medici – sottolinea Grimaldi – per questo deve essere necessariamente disposto un piano di equilibrio con una programmazione seria che possa individuare quali sono le figure di cui si ha maggiormente bisogno. Il rischio, concreto, è quello di tornare alla stessa situazione degli anni ’70-’80. Sui numeri si può sempre discutere, ma così rischiamo di formare futuri disoccupati”.
In merito ai criteri di selezione aggiunge: “Negli anni è stato più volte evidenziato come i quiz e le tipologie di domande avessero effettivamente poco a che fare con la professione medica e, in questo senso, si può e si deve certamente cominciare a lavorare, modificando il test di ingresso. Abolirlo del tutto, però, è un grave errore”.
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