MEGALO’ DUE: MARSILIO, “PER REGIONE INTERVENTO SBAGLIATO, RESPONSABILITA’ DEI COMUNI”

15 Marzo 2025 16:34

Regione - Cronaca, Politica

L’AQUILA – “Sul progetto Mirò, cosiddetto Megalò 2, la Regione Abruzzo non ha cambiato idea né orientamento politico. La maggioranza di centrodestra ha sempre considerato sbagliato e dannoso quell’intervento, sia per le implicazioni urbanistiche sia per le conseguenze per il tessuto commerciale del territorio”.





Lo scrive in una nota il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, che sottolinea: “Non a caso la Regione si è costituita in giudizio per difendere la propria posizione, ritenendo scaduti i titoli edilizi rilasciati dai Comuni di Cepagatti e di Chieti. A differenza del Comune di Cepagatti, che ha difeso le ragioni dell’impresa ricorrente, e del Comune di Chieti, che non si è nemmeno costituito in giudizio (anche se oggi invoca vigilanza e preoccupazione per l’esito del Comitato Via) la Regione ha difeso fino in fondo la sua tesi”.

“Purtroppo – spiega – il Consiglio di Stato ha smontato l’argomento principale che aveva portato il Comitato Via a negare le autorizzazioni. Chiamato per una terza volta ad esprimersi sul progetto, i tecnici non hanno potuto fare altro che applicare le norme vigenti e considerare, come da sentenza del Consiglio di Stato, pienamente validi i titoli edilizi rilasciati dai Comuni (non dalla Regione), Comuni che sono quindi i titolari e i promotori dell’intervento insieme alla società privata che realizza l’insediamento. Titoli edilizi che nel frattempo né il Comune di Cepagatti (che anzi li ha difesi costituendosi in giudizio) né il Comune di Chieti hanno pensato di ritirare, annullare o modificare”.

“Nel quadro di regole esistenti e a fronte di sentenze passate in giudicato, il Comitato Via della Regione non poteva fare altro che assumere le decisioni che ha assunto – aggiunge Marsilio – Né la presidenza della Regione né la giunta regionale potevano chiedere o imporre al Comitato di fare diversamente, stante la separazione dei poteri di indirizzo politico e di gestione amministrativa che vigono giustamente in Italia. Se qualcuno avesse fatto questo si sarebbe configurato il reato di abuso d’ufficio se non peggio, esponendo l’amministrazione ai risarcimenti del caso. La Regione Abruzzo continuerà ad applicare la rigorosa azione amministrativa perché i rigidi vincoli che il Comitato Via ha prescritto vengano rispettati fino in fondo”.





“È appena il caso di ricordare che l’intero procedimento nasce con uno strumento urbanistico eccezionale e derogatorio, che si chiama Prusst, approvato negli anni 90 dalla giunta regionale di centrosinistra a guida Falconio e che l’ultima legge regionale, ad aver costituito l’arma decisiva in mano all’impresa promotrice per vincere la sua battaglia legale di fronte alla giustizia amministrativa, risale al 2017 e porta la firma dell’amministrazione guidata da Luciano D’Alfonso. Questo per chiarire, se qualcuno volesse andare alla ricerca di responsabilità politiche rispetto a questa vicenda, dove esse si possano facilmente trovare. Gli uffici della Regione sono stati chiamati ad esprimere un parere tecnico e amministrativo sulla base delle norme vigenti e di un’iniziativa condotta da due amministrazioni comunali, che peraltro sono guidate da maggioranze di centrosinistra”.

“Chi vuole attribuire alla Regione Abruzzo come istituzione e come maggioranza politica la responsabilità della scelta sbaglia bersaglio e compie un’opera di aperta mistificazione propagandistica”, conclude.

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