L’AQUILA – A Castelvetrano – dove Matteo Messina Denaro è nato e cresciuto e ha costruito la sua carriera criminale – si respira da oggi “un’aria nuova”. “Ma questo capitolo nuovo – spiega all’AGI il sindaco Enzo Alfano, appresa la notizia della morte del boss all’Aquila – è parte di un percorso già iniziato, che deve continuare e deve condurre alla piena consapevolezza di chi era Matteo Messina Denaro: un assassino uno stragista”. Da decenni tempo Messina Denaro, prosegue Alfano, “non apparteneva più a questa città: totalmente scomparso, gli unici ricordi che i cittadini hanno della sua giovinezza era di un uomo prepotente, che faceva paura”.
“La sua latitanza – sottolinea all’AGI il sindaco Alfano – ha fatto male a questa terra, è stata una cappa invadente che ha impedito a questo territorio di dispiegare tutte le sue potenzialità. Il nostro percorso ci deve portare a essere anti-mafiosi per eccellenza, a impedire che determinate situazioni possano ricostituirsi. Il terreno è stato coltivato da decenni da questi criminali, ed è una minoranza che ha condizionato questo territorio: parecchi di loro sono in galera, adesso è morto il loro capo, si potrà respirare aria nuova e c’è una rete istituzionale che consente a chiunque voglia investire e lavorare qui sa oggi di trovare un territorio diverso, sano”.
Centrale diventa il tema dei beni confiscati alla mafia e, in particolare, ai Messina Denaro.
“Qualche mese fa abbiamo incontrato in prefettura l’Agenzia dei beni confiscati – spiega Alfano – e abbiamo manifestato l’intenzione di prenderli tutti in carico: sono circa un centinaio, buona parte dei quali riferibili a Messina Denaro: speriamo che tanti giovani imprenditori, agricoli e non, si avvicinino, se li aggiudichino e li facciano sviluppare in un’economia che dalle nostre parti è piuttosto asfittica. Si tratta di terreni e anche immobili molto interessanti per un’imprenditoria seria e sana”.
Download in PDF©