L’AQUILA – “Gli impressionanti solchi delle piste aperte da mezzi militari sulle praterie protette del Parco nazionale del Gran Sasso nel poligono militare di Monte Stabiata, oggetto di un circostanziato esposto della Stazione Ornitologica Abruzzese, dovranno essere sottoposti ad un intervento di ripristino ambientale da parte degli Alpini in accordo con l’ente parco”.
Lo ha deciso il Comitato Valutazione di Impatto Ambientale della Regione Abruzzo nella seduta del 2 agosto scorso che ha anche dato l’ok a esercitazioni esclusivamente a piedi, per poche decine di militari e “in bianco”, cioè senza far esplodere munizioni.
A renderlo noto è proprio la Soa che aveva segnalato il caso in una dettagliata lettera, richiamando gli enti a far rispettare precise disposizioni di legge, sia comunitarie che statali. A seguito della segnalazione era anche intervenuto il Ministero della Transizione Ecologica chiedendo lumi ai vari enti circa la presenza di un danno ambientale.
“Le immagini che abbiamo raccolto tre mesi or sono fanno ben comprendere il livello dei danni subiti dalla vegetazione del Parco – si legge in una nota – Il lavoro dovrà essere capillare visto l’utilizzo ultradecennale del sito. Queste immagini, comprese quelle raccolte a dicembre 2019 dopo una grande esercitazione, rivelano la pervasività dell’impatto sul cotico erboso e potranno certamente essere utili per capire fino in fondo la portata del problema e le soluzioni tecniche da applicare”.
I militari dovranno anche ulteriormente ripulire l’area dai rifiuti, oggetto di un’altra segnalazione della SOA e di un’altra lettera del Ministero.
Augusto De Sanctis, consigliere della Stazione Ornitologica Abruzzese, commenta: “Finalmente i militari vengono richiamati alle loro responsabilità con un colpevole ritardo dei vari enti, a partire dal Comitato VIA che nelle precedenti decisioni non si era evidentemente accorto della reale condizione del sito nonostante sia stato investito della materia da anni”.
“Che dire poi dei Carabinieri-Forestali del Parco, che pure ben conoscevano la situazione, come dimostra una nota del 31 maggio 2017 – cinque anni or sono – a firma dell’allora Comandante Carlo Console? Un cittadino aveva posto il problema delle esercitazioni in area protetta, attività che allora mancavano addirittura di nulla osta del parco e della stessa valutazione di incidenza obbligatoria per legge, ma la risposta fu assolutamente inadeguata, a voler essere buoni”. ”
“È sconcertante – osserva – che sia un’associazione a far emergere i problemi e pretendere e ora ottenere l’attuazione delle leggi europee. Noi lì abbiamo svolto un sopralluogo e abbiamo documentato tutte le inequivocabili problematiche che insistono in un’area protetta addirittura a livello internazionale. Ovviamente seguiremo da vicino la concreta attuazione delle prescrizioni imposte dal Comitato e non ci fermeremo a questo perché dobbiamo seguire un’altra questione rilevantissima, quella sulla contaminazione dell’area. Il procedimento di bonifica, legato a superamenti dei parametri di legge per diversi metalli pesanti, va avanti dal 2014 e non si è ancora concluso. Anche lì ci sono stati errori e lungaggini inaccettabili; stiamo dando il nostro contributo tecnico, su cui torneremo, per chiedere agli enti l’applicazione rigorosa delle norme”.
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