L’AQUILA – Il tribunale dell’Aquila ha riconosciuto il risarcimento di 1.300.000 euro ai familiari (moglie e due figlie all’epoca minorenni) di Attilio Roscetti deceduto il 7 luglio del 2016 all’ospedale San Salvatore dove si era recato ad aprile accusando una sintomatologia riconducibile a un “sospetto addensamento polmonare in paziente con insufficienza respiratoria ipossica moderata in via di riacutizzazione”. Lo riferisce il Centro.
A seguito della somministrazione di un certo farmaco, Roscetti ebbe una crisi convulsiva e un successivo arresto cardio-respiratorio per cui fu trasferito nel reparto di rianimazione del San Salvatore dove poi morì. Nel corso del complesso giudizio è stata disposta una perizia che, oltre ad evidenziare la “lacunosità con cui la cartella clinica era stata tenuta dai sanitari” e, quindi, la difficoltà di compiere l’analisi della stessa, ha messo in rilievo che “dopo il verificarsi dell’arresto sono stati somministrati antibiotici appartenenti alla stessa classe farmacologica di quelli già in precedenza alla radice di reazioni allergiche”.
“Il Tribunale», afferma il legale della famiglia, Mario Cicchetti «ha, pertanto, ritenuto sotto tale profilo censurabile la condotta dei sanitari. Peraltro, elementi di censurabilità sulla condotta dei sanitari sono stati individuati anche relativamente al fatto di non aver tempestivamente affrontato il successivo arresto cardiaco impedendone pertanto le gravi conseguenze che ne sono derivate».
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