L’AQUILA – “Francesco è stato un papa attento agli umili, che ha rotto gli schemi. Un papa che ha lasciato alla nostra città un’eredità importantissima, per l’apertura della Porta Santa, per la rivalutazione del messaggio del perdono e della riconciliazione di Celestino V, mettendoci al centro del mondo. Ci sono voluti sette secoli per comprendere a pieno il messaggio di Celestino V, speriamo che non ci voglia altrettanto per comprendere quello che ci ha lasciato Francesco”.
La riflessione, nell’intervista ad Abruzzoweb, è di Giustino Parisse, 65 anni, giornalista del quotidiano Il Centro, che nel sisma che il 6 aprile 2009 ha perso due figli, Maria Paola e Domenico, di 16 e 18 anni, oltre al padre Domenico di 75 anni.
Nel suo articolo di oggi sul Il Centro, Parisse ricorda cosa disse papa Francesco il 28 agosto del 2022, nella sua storica visita a L’Aquila per aprire la Porta Santa di Collemaggio in occasione della Perdonanza celestiniana, riferendosi proprio ad una lettera che gli aveva inviato Parisse: “E penso a uno di voi, che mi ha scritto tempo fa, e mi diceva che aveva perso i suoi due unici figli adolescenti. E come questo tanti, tanti. Gesù vi ha rimessi tra le braccia del Padre, che non lascia cadere invano nemmeno una lacrima, nemmeno una!, ma tutte le raccoglie nel suo cuore misericordioso”.
E poi di Celestino V Papa Francesco aveva detto che “non è stato l’uomo del ‘no’, è stato l’uomo del “sì”. Celestino V è stato un testimone coraggioso del Vangelo, perché nessuna logica di potere lo ha potuto imprigionare e gestire”, auspicando che L’Aquila sia davvero Capitale di Perdono, capitale di pace e di riconciliazione”.
“Un messaggio potente – commenta Parisse – soprattutto in un momento storico in cui abbiamo una guerra in Europa, abbiamo una guerra alle porte, e mi riferisco al Medio Oriente, abbiamo guerre dappertutto. È stato Francesco a dire che siamo sostanzialmente in una terza guerra mondiale, ma ‘a pezzi’. Il fatto di aver affidato alla nostra città il messaggio del perdono, della riconciliazione, ci ha posti in qualche modo del mondo come fece Celestino V, facendosi qui incoronare, lanciando da qui il messaggio del perdono. E oggi la misericordia, la pace non sono parole vuote, sono parole potenti”.
Tornando dunque all’episodio della lettera, spiega Parisse: “quel giorno stavo assistendo a quello che succedeva in piazza Duomo, e al mio fianco c’era il collega del Tg1 che stava facendo una diretta e che voleva da me un commento, e mi mise in mano il discorso di papa Francesco che era stato già diffuso in sala stampa ai giornalisti e che avrebbe letto di lì a poco, per i parenti delle vittime del sisma. E in esso veniva citata la lettera che io gli avevo mandato a giugno, con alcune domande allegate. il fatto che lui si sia ricordato di questa lettera conferma quello che ieri ha detto anche il cardinale Giuseppe Petrocchi, ovvero che Francesco ricordava tutto, aveva una memoria enciclopedica, per i dettagli e soprattutto la sua attenzione era rivolta al dolore, alle persone sofferenti. Insomma, era un uomo vero, un uomo che è diventato papa, però in realtà lui non è cambiato, è rimasto l’arcivescovo di Buenos Aires e ha continuato a comportarsi in quel modo”.
Papa Francesco, riferendosi al terremoto del 2009, ha detto che “chi ha sofferto deve poter fare tesoro della propria sofferenza, deve comprendere che nel buio sperimentato gli è stato fatto anche il dono di capire il dono degli altri”, e rivolto agli aquilani, “voi potete custodire il dono della misericordia perché conoscete cosa significa perdere tutto, vedere crollare ciò che si è costruito, lasciare ciò che vi era più caro, sentire lo strappo dell’assenza di chi si è amato”.
Chiediamo dunque a Parisse, “a 16 anni dal terremoto questa lezione della vita è stata raccolta oppure dimenticata?” “Posso parlare per me – risponde Parisse -, per qualche persona che conosco, e che ha vissuto la tragedia come l’ho vissuta io. Quando si è nel buio più totale, in un dolore totale, come quello che molti aquilani hanno vissuto quella notte, si va in cerca di un buco, da cui cominciare a rivedere la luce. C’è chi questo buco l’ha trovato, anche grazie, se non esclusivamente, alla fede, altri forse l’hanno trovato di meno. Chi lo ha trovato coltiva il suo dolore non dimenticando, ma certamente non facendone oggetto di speculazione oppure oggetto di contrapposizione con gli altri. Io ho cercato di fare questo, poi chiaramente se ci sono riuscito non lo so”.
- PAPA FRANCESCO: PARISSE, “SUO MESSAGGIO DI PACE POTENTE COME QUELLO DI CELESTINO V”L'AQUILA - "Francesco è stato un papa attento agli umili, che ha rotto gli schemi. Un papa che ha lasciato alla nostra città u...