L’AQUILA – “Non dico tanto, non pretendiamo una relazione da 100 pagine, ma dal governo sarebbe gradito quanto meno uno specchietto di una pagina, per capire meglio una norma, come l’aggiornamento delle rendite catastali che si applicherà agli immobili che hanno beneficiato del superbonus, e che potrebbe avere impatti pesanti per il comparto edilizio e per i cittadini. E su cui ci sono anche tanti dubbi sulle modalità di applicazione”.
Torna a prendere posizione, come sempre senza troppi giri di parole, Gianni Frattale, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) della provincia dell’Aquila, tra i più importanti imprenditori aquilani e abruzzesi, patron della Edilfrair.
Frattale, in altri interventi, aveva più volte difeso il superbonus al 110%, cancellato dal governo Meloni, che semmai “andava realizzato meglio, con un tetto di spesa annuale, più controlli, ma che ha portato anche benefici in termini di occupazione e indotto”. E rivela: in ogni caso i costruttori aquilani hanno retto bene alla fine del superbonus di fine 2023, ed anzi il monte salari è aumentato da 80 a 82 milioni di euro, con percentuali molto più alte rispetto al resto d’Italia, 14,6% rispetto al 6,9%.
Frattale torna dunque ora alla carica, sempre sullo stesso argomento, esprimendo forti perplessità su quanto finora solo annunciato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, della Lega, sull’aggiornamento delle rendite catastali che si applicherà agli immobili che hanno beneficiato di bonus e a quelli fantasma. Una decisione che provocherà un aumento dell’Imu sulle seconde case, con incrementi che potrebbero andare dal 16% al 35%, e una tassa media che passerebbe da 1.047 euro annui a 1.337 euro, cioè 290 euro in più. E a caduta dovrebbe aumentare la Tari, la tassa sui rifiuti, calcolata sulla superficie catastale, e ci saranno effetti anche nel calcolo dell’Isee, l’indicatore che serve a calcolare agevolazioni come l’Assegno Unico.
In particolare Frattale fa notare che “non tutte le case che dovrebbero essere oggetto di riqualificazione catastale, hanno beneficiato del superbonus al 110%, a costo zero per il proprietario, ma di bonus meno vantaggiosi, al 60-70%, soprattutto per i grandi condomini, e questi proprietari hanno già messo soldi di tasca loro, con vantaggi per la collettività, in termini di risparmio energetico, riduzione delle emissioni di CO2 e nell’aria e quant’altro beneficio anche del governo”. Insomma, una mazzata economica ulteriore, proprio non se la meritano.
E prosegue Frattale, “mi chiedo in che modo questo aspetto possa essere preso in considerazione, con quali parametri. Una cosa è certa, un aggiornamento delle rendite catastali avrebbe un impatto non solo sulle tasche dei cittadini, ma sul mercato immobiliare, e a caduta su quello delle costruzioni”.
Venendo dunque al Superbonus, voluto dal secondo governo di Giuseppe Conte, abolito, o comunque fortemente ridimensionato con l’argomento che, dati della Cgia di Mestre, è costato 123 miliardi di euro, per efficientare dal punto di vista energetico e sismico, solo il 4% degli edifici residenziali italiani.
“Sul superbonus posso dire che non è stato regolamentato bene, si doveva prevedere un tetto annuale, per tenere i costi sotto controllo, ci dovevano essere più controlli, anche se le truffe hanno riguardato soprattutto il recupero delle facciate con lavori solo dichiarati e mai effettuati, non sul super bonus in quanto tale. Detto questo il superbonus ha avuto anche degli effetti positivi, tante imprese edili hanno assunto molti lavoratori che ora sono stati licenziati, ha creato un importantissimo indotto un aumento delle entrate fiscali. Anche la mia impresa ha lavorato con il superbonus, e abbiamo ristrutturato case fatiscenti, abitazioni che facevano davvero piangere, per famiglie che non avrebbero mai avuto la possibilità di farlo. E ora si ritrovano una casa con un impianto di riscaldamento efficiente, con pompe di calore, con cappotti termici, e con abbattimento delle missioni di CO2″.
Ma comunque oramai è acqua passata, e tiene a sottolineare il presidente Ance con orgoglio, la sua cancellazione non ha sortito effetti negativi tra i costruttori provinciali, come avvenuto altrove.
Questo dimostra che i nostri costruttori hanno dimostrato organizzazione aziendale e professionalità, sono a capo di aziende solide e dinamiche. .
Da dicembre 2023 con la fine del superbonus, infatti la massa salario è comunque aumentata del 14,6%, rispetto alla media del 6,9%. Questo significa che sono state trovate altre commesse pubbliche, a valere sul Pnrr, le grandi infrastrutture, e poi c’è ancora la ricostruzione post sisma da portare avanti. E non solo, oggi il 30% delle imprese provinciali vanno a lavorare fuori regione, prima non accadeva, si contavano sulle dita di una mano”.
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