L’AQUILA – “La nuova rete ospedaliera proposta dall’Abruzzo farà scuola in Italia, rappresenterà un modello per altre regioni, come ci ha detto lo stesso Ministero della salute. E questo perché abbiamo dato centralità, in base alla loro vocazioni ed eccellenze mediche, e senza accorpamenti e chiusure di reparti, a tutti e quattro gli ospedali dei capoluoghi di provincia, superando i conflitti e le resistenze territoriali, e costruendo intorno a questi quattro hub percorsi di cura e terapia dando dignità e un ruolo mirato a tutti gli altri presidi ospedalieri”.
Così nell’intervista ad Abruzzoweb il direttore generale della Agenzia sanitaria regionale, Pierluigi Cosenza, medico aquilano, dirigente della Asl provinciale dell’Aquila, dopo che nei giorni scorsi il Comitato Lea del Ministero della Salute ha trasmesso il verbale di approvazione del piano di reingegnerizzazione della rete ospedaliera abruzzese, a due anni dall’adozione della prima delibera di giunta su proposta dell’assessore regionale alla Salute, Nicolettà Verì, approvata a luglio 2021.
La nuova programmazione regionale prevede, tenendo conto dei criteri di efficienza e di complementarietà di discipline in relazione ai bacini di utenza, la seguente classificazione dei presidi: quattro ospedali (L’Aquila, Pescara, Chieti, Teramo) con funzioni hub per le reti tempo dipendenti (rete stroke, politrauma/trauma maggiore, rete emergenze cardiologiche estese); quattro ospedali di primo livello (Avezzano, Sulmona, Lanciano e Vasto); sei ospedali di base (Ortona, Popoli, Penne, Atri, Giulianova e Sant’Omero); due presidi di area disagiata, sedi di pronto soccorso (Castel di Sangro e Atessa).
Il Tavolo del Decreto ministeriale 70 aveva inoltre validato il cronoprogramma proposto dalla Regione per provvedere, entro 36 mesi, all’individuazione dei Dea di secondo livello e aveva già approvato la reingegnerizzazione della rete ospedaliera, in cui spiccano la riclassificazione del presidio di Sulmona quale Dea di primo livello con il mantenimento del punto nascita, per il quale è in corso di attivazione un progetto sperimentale (da sottoporre alla valutazione del Comitato Percorso Nascita nazionale); quella dei nosocomi di Ortona, Penne e Popoli in ospedali di base sede di pronto soccorso; la classificazione dei Presidi medici h24 di Tagliacozzo, Pescina e Guardiagrele in stabilimenti ospedalieri rispettivamente degli ospedali di Avezzano, L’Aquila e Chieti, in cui ubicare specifici reparti specialistici; il riconoscimento al presidio di Atessa della funzione di ospedale di area disagiata.
Entrando dunque nel merito, Cosenza spiega che innanzitutto “la rete ospedaliera è un atto programmatorio, servirà ora un passaggio in Giunta e poi ritengo un passaggio in consiglio regionale. A quel punto le quattro Asl dovranno produrre i loro atti aziendali per la riorganizzazione delle unità operative e ciò ovviamente dovrà tenere conto di quanto previsto nel piano”.
Spiega poi Cosenza, “il piano solo abbozzato della vecchia giunta di centrosinistra non è arrivata nemmeno al tavolo ministeriale. Noi abbiamo invece completato il percorso, che è stato molto difficile: il tema non era solo l’interlocuzione tra la Regione Abruzzo e il ministero, c’era da contemperare, nelle scelte, le tante esigenze e le legittime aspettative dei territori che con l’applicazione del decreto 70, la famosa Legge Lorenzin, avrebbero potuto subire il depotenziamento la marginalizzazione dei loro presidi sanitari”.
E infatti in Abruzzo si è assistito a un duro scontro politico e territoriale sul dove localizzare i Dea di secondo livello, ovvero gli ospedali con tutte le specialità e funzioni, in base ai criteri di bacino di popolazione.
“Nel dialogo con il governo siamo partiti da un evidenza: nessun ospedale in Abruzzo può avere le caratteristiche e le specialità proprie di un ospedale di secondo livello. La precedente giunta aveva pensato ad un hub di secondo livello tra Chieti e Pescara e, in maniera molto vaga, tra L’Aquila e Teramo – spiega ancora Cosenza -. La svolta programmatoria che abbiamo proposto e ottenuto è stata invece quella di individuare quattro Dea con prestazioni di secondo livello, ognuno con la sua vocazione specifica. Al centro ci sono ora i quattro ospedali maggiori, con a supporto e in filiera tutti gli altri ospedali e presidi. Abbiamo ideato insomma un meccanismo di rete per ciascuna prestazione e patologia, con un percorso ben preciso e organizzato, senza sovrapposizioni e disfunzionalità, potendo così concentrare e finalizzare le risorse economiche e di personale. Un grande vantaggio, in termini di qualità delle prestazioni: il cittadino avrà davanti un percorso chiaro e stabilito, in base alla sua patologia e servizio richiesto, che parte dal medico di famiglia, poi passa per l’ospedale di base, l’ospedale di primo livello e infine all’ospedale con dea di secondo livello”.
Per quanto riguarda poi i piccoli ospedali assicura Cosenza: “non solo non verranno depotenziati, ma saranno consolidati grazie alla loro nuova vocazione e specializzazione. Gli ospedali di Avezzano e Sulmona saranno di primo livello, quindi con una alta dignità e margini di crescita. Nessun ospedale è stato chiuso e smantellato, come si è temuto, e rischiato, per anni”.
LA DIRETTA
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