NUOVA PESCARA, MATRICCIANI: “NON SI PUO’ CHIAMARE PESCARA, COME INVECE VORREBBE SOSPIRI”

18 Dicembre 2023 18:38

Pescara - Politica

PESCARA – “Mi chiedo che senso abbia avuto passare anni ad ascoltare sproloqui sul dovere politico e morale di rispettare il referendum del 2014, quando poi si pensa di poter lanciare a mezzo stampa un vero e proprio editto, in totale contrasto con quella che fino a ieri veniva indicata come ‘volontà popolare’. È avvilente, infine, la scarsa considerazione riservata al lavoro dell’assemblea costituente e delle commissioni, dove ormai quasi due anni fa il costituzionalista Romano Orru ha spiegato quello che Lorenzo Sospiri non ha ancora capito, cioè che qualsiasi modifica al nome, senza un nuovo referendum, sarebbe incostituzionale”.





Così il presidente del consiglio comunale di Spoltore, Lucio Matricciani, in merito al nome da dare al nuovo comune che sorgerò nel 2027 dalla fusione di Pescara, Montesilvano e Spoltore, in riferimento in particolare all’affermazione del presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, Lorenzo Sospiri che nei giorni scorsi ha dichiarato all’Ansa che si chiamerà Pescara, con queste parole: “Ci sarà il comune di Pescara, anche perché Nuova Pescara è molto meno bello da dire e da ascoltare rispetto a Pescara. Non a caso, a cento anni dal 1927, nel 2027 sorgerà di nuovo Pescara”.

“Ha ragione il presidente del consiglio regionale – riprende Matricciani -: il nome della nuova città non è argomento di dibattito, infatti non può essere Pescara. Lorenzo Sospiri sa perfettamente che con legge regionale non è possibile cambiare il nome di una città, e dunque della Nuova Pescara. Lo ha ribadito di recente la stessa Regione affrontando la questione della denominazione della città di Popoli, in una delibera del consiglio firmata da un certo Sospiri dove è scritto, e cito testualmente: ‘fin dalle prime pronunce in materia, la Corte costituzionale ha affermato che l’obbligo di sentire le popolazioni interessate costituisce un principio inderogabile a tutela della partecipazione delle comunità locali all’adozione di decisioni fondamentali che le riguardino e, pertanto, a garanzia della loro autonomia nei confronti delle Regioni’ e che ‘per quanto concerne le modalità della consultazione, i giudici di Palazzo della Consulta hanno stabilito, e più volte ribadito, che le popolazioni interessate debbano essere sentite direttamente mediante referendum, quale strumento indispensabile per appagarne le esigenze partecipative'”.





“Sempre il documento firmato Sospiri annota che ‘la consultazione delle popolazioni interessate non può essere surrogata da pareri emessi dai Comuni e dalle Province'”, conclude Matricciani.

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