L’AQUILA – “L’aumento dell’addizionale Irpef riguarda solo un quarto dei contribuenti abruzzesi. Pagherà qualcosa in più solo oltre i 50mila euro di reddito imponibile, che ha buste paga da 5- 7.ooo euro al mese, e al massimo 80 euro al mese in più. Un piccolo sacrificio che chiediamo, e ce ne dispiace, a chi è in grado di farlo, per garantire che si continuino a garantire a tutti gli abruzzesi i servizi sanitari. Era sbagliata una addizionale unica per tutte le categorie di reddito, giusta e necessaria la progressività”.
Questi alcuni dei numeri e concetti snocciolati dal presidente della Regione, Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, in una affollata conferenza stampa a palazzo Silone, sede della Giunta regionale all’Aquila, nella quale ha illustrato la delibera di giunta con cui poco prima è stato approvato l’aumento dell’addizionale Irpef per fare fronte a circa 80 milioni di euro di debito della sanità da coprire entro l’11 aprile, quando ci sarà il tavolo interministeriale a Roma, dove i conti dovranno essere portati in ordine.
La delibera di Giunta, nonostante i tanti distinguo espressi nelle riunioni e comunicati stampa di Forza Italia, Noi moderati e Lega della vigilia, è stata approvata all’unanimità.
Presenti l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, l’assessore regionale al Bilancio, Mario Quaglieri, il sottosegretario di Giunta Umberto D’Annuntiis, con delega ai Trasporti e l’assessore alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, tutti e tre di Fratelli d’Italia.
Un monologo, in cui Marsilio ha fatto capire che ha deciso lui e basta, per poi concedersi alle domande dei giornalisti. Un monologo durante il quale a parole ha aperto a proposte della sua maggioranza e durante il quale solo Magnacca ha detto due cose per avvalorare le tesi del capo.
Rispetto alla quota per tutti di 1,73% fino a 28.000 euro di reddito imponibile si pagherà ora di addizionale Irpef l’1,63%, dunque per la prima fascia ci sarà una diminuzione della pressione fiscale fino a 28 euro l’anno. Oltre i 28.000 euro e fino a 50.000 euro si sale invece a 3,23% con aggravio fino a 302 euro l’anno, oltre i 50.000 euro si sale a 3,33% che significa 782 euro per un reddito ad esempio di 80mila euro, di 1.102 euro per un reddito di 100.000 euro.
Incassi aggiuntivi stimati in 44,7 milioni di euro.
Marsilio ha ricordato che la diversificazione delle aliquote è imposta dalla legge nazionale, da approvare entro il 15 aprile, e dunque ha definito l’aumento delle tasse “equo e necessario in un momento di difficoltà”, ha detto che accoglierà di buon grado proposte migliorative dei partiti della coalizione, “tutti d’accordo con questa scelta”, quando il provvedimento arriverà in consiglio regionale “e se qualcuno avrà soluzioni ancora migliori gli darò un bacio di fronte”.
Ha dedicato molto spazio alla necessità di imporre sul tavolo nazionale un diverso criterio di ripartizione del fondo sanitario visto che “regioni estese territorialmente come l’Abruzzo e con bassa densità di popolazione ricevono molto meno rispetto a quello che poi effettivamente spendono per garantire i servizi. I nodi sono venuti al pettine ed è ora di affrontarli. Non è più possibile dividere il fondo pro capite, in base agli abitanti, non è pensabile che la sanità per una popolazione concentrata in una metropoli, costa come servire gli stessi 1,3 milioni di abitanti sparse in una regione come l’Abruzzo”.
E tal proposito è tornato su un argomento che è stato sollevato dalle opposizioni ovvero che l’Emilia Romagna, seppure abbia una addizionale Irpef anche lei elevata, ha una sanità di eccellenza, a differenza di quella allo sfascio dell’Abruzzo”.
Per Marsilio il confronto non regge: “1,3 milioni di abitanti l’Emilia Romagna ce li ha concentrati a Bologna e dintorni, una situazione molto diversa dalla nostra regione”.
Ha giustificato il deficit della sanità regionale con l’aumento degli stipendi del personale sanitario, e in generale per “un quadro economico difficile, che riguarda tutte le regioni, in quanto le finanze pubbliche sono state erose dall’effetto cumulato della pandemia e poi delle guerre, con un’inflazione che fino a 20 anni fa era sotto il 2%, con aumenti impercettibili e gestibili con la gestione ordinaria, mentre negli ultimi quattro anni il solo effetto inflazione ha eroso il 18% delle disponibilità e alcuni settori, tra cui la sanità, sono molto più colpiti. Solo la bolletta energetica ha inciso per 20 milioni sulla nostra sanità”, E ancora, “c’è stato l’aumento di spesa a causa dei farmaci che non possiamo non acquistare. Tutte le regioni hanno sforato la spesa farmaceutica”.
E ha dunque, in base a tali argomenti, Marsilio ha difeso l’operato dei quattro direttori generali delle Asl attaccati anche dentro il centrodestra, e questo perché “va capito quale è il costo reale della sanità, che in Abruzzo è diverso da quello di Roma, ed è stato un miracolo chiudere con il 2,2% di deficit rispetto al budget complessivo, come facciamo noi, e non c’è nessun profondo rosso come qualcuno dice”.
Snocciolando altri numeri Marsilio, che ha fatto distribuire anche delle slide, ha spiegato che il reddito medio degli abruzzesi è più o meno di 18.000 euro, nella media nazionale, dunque su 675.000 contribuenti circa, 488.000 saranno favoriti, pagheranno di meno, quelli sfavoriti saranno “solo” 187.60o, il 27,7%.
E a proposito di classe media, “non solo non sarà toccata ma pagherà di meno, visto che gli impiegati, le forze dell’ordine, gli operai e gli insegnanti guadagnano tutti meno di 30 mila euro.
Inoltre va considerato che ci sono fasce che saranno favorite dalle diminuzioni fiscali decise dal governo di Giorgia Meloni“.
Ha ricordato anche che il governo nel 2025 ha previsto 2,2 miliardi in più per il Fondo sanitario nazionale, e 4,4 miliardi in più nel 2026.
Ha respinto le proposte fatte anche nel centrodestra di una spending review, “le soluzioni in stile Carlo Cottarelli o l’austerity di Mario Monti non ci convincono affatto”.
“Non sono un classista, non difendo una classe rispetto ad un’altra, cerco di fare una politica equilibrata, e ricordo che nella politica del centrodestra c’è la progressività in materia fiscale, era sbagliata una addizionale unica per tutte le categorie di reddito. Non sono per l’invidia sociale, ma non sono nemmeno per l’egoismo sociale, delle persone che hanno il portafoglio gonfio e se ne fregano della povera gente, quando c’è un momento di difficoltà, le persone serie e responsabili sanno di dover affrontare un piccolo sacrificio”.
PATTO PER L’ABRUZZO, “PROPAGANDA FINITA, IL RE E’ NUDO”
“Le tasse aumentano per la fascia media della popolazione con un più 1,50%, toccando il 3,23 per lavoratori e pensionati, e raggiungono il 3,33 per le fasce alte, che arriva così al massimo consentito per legge. Un disastro annunciato che si presenta peggio delle previsioni di questi ultimi giorni. L’irrisorio abbassamento dello 0,1 per i redditi minimi si conferma uno specchietto per le allodole. Probabilmente un mero tentativo della maggioranza di mettere in scena l’ennesima farsa: prendere in giro gli abruzzesi facendo passare un aumento significativo delle tasse (+ 1,60%) come addirittura una riduzione (-0,1). Aumenti che si scontrano con un pessimo servizio sanitario regionale”.
Inizia così la nota delle forze di opposizione Pd, Movimento 5 Stelle, AVS, Riformisti, Azione e la civica Abruzzo Insieme che con Luciano D’Amico compongono il Patto per l’Abruzzo.
“I cittadini abruzzesi, quindi, nell’era di Fratelli D’Italia, Lega e Forza Italia saranno costretti a pagare due volte: la prima attraverso un aumento delle tasse; la seconda subendo sulla propria pelle i disagi di un sistema sanitario che non funziona e che non garantisce a tutti il diritto alla salute. Mobilità passiva altissima, Livelli Essenziali di Assistenza non raggiunti su prevenzione e arretrati per medicina territoriale, liste d’attesa lunghissime, pronto soccorso sovraffollati e assenza di medici di base per circa 62mila abruzzesi, e la rinuncia alle cure di 120mila cittadini. È questa la fotografia della sanità per cui chiedono di pagare di più”.
“Con quasi un’ora di conferenza– continuano i consiglieri regionali di opposizione – il presidente Marsilio cerca di far digerire l’aumento delle tasse agli abruzzesi ma ormai il ‘re è nudo’, e non sarà certo la propaganda a rivestirlo. Oggi, infatti, con una serie di giochi semantici il presidente ha evitato di dire agli abruzzesi se quando chiedeva il loro voto e si riferiva alla sanità abruzzese come un modello da esportare era già a conoscenza del buco milionario delle Asl. Se i manager, che continua a difendere a spada tratta, hanno taciuto il reale stato dei conti fino al 10 marzo 2024 o se lo ha taciuto lui perché, come ha sostenuto in altre sedi, ‘certe cose si fanno dopo le elezioni’. Fatto sta che la prima legge approvata nel Marsilio Bis è servita a colmare i disavanzi delle Asl e che a un anno dall’approvazione di quella legge si sta chiedendo un ulteriore sacrificio raddoppiando loro le imposte regionali”.
“Altra domanda che non ha trovato risposta – aggiungono – è quella relativa all’ammontare di fondi destinati alla sanità rispetto alle maggiori entrate derivate dal penultimo aumento delle aliquote regionali, avvenuto sempre per mano del Governo di centrodestra a guida Chiodi, in base alla quale gli abruzzesi dal 2011 versano imposte che avrebbero dovuto offrire copertura finanziaria al disavanzo del comparto salute. Si tratta di una stima di circa 130 milioni di euro annui utilizzati, dopo la conclusione della cartolarizzazioni del 2022, per ben altre politiche, mettendo zero sulla sanità. Solo nel 2025 una piccolissima parte di questo gettito, circa 20 milioni su 130, è stato accantonato per il comparto salute. Nel frattempo però sono state finanziate varie leggi mancia, eventi e sponsorizzazioni che per anni hanno vincolato le risorse pubbliche della Regione, come il Napoli calcio, o Festival e concerti vari. Oggi si chiede un sacrificio ai cittadini con l’aumento delle tasse per trovare ulteriori 44,7 milioni. Si arriva così a un extra gettito fiscale stimabile in 174,7 milioni, di cui solo le briciole saranno destinate a coprire il disavanzo delle Aziende sanitarie locali, che per quanto apprendiamo oggi dalla conferenza del presidente, puntano addirittura a chiudere i bilanci, non in pareggio, come ci si aspetterebbe, ma con “poco” disavanzo. Praticamente invece di fare malissimo, puntano a fare ‘solo’ male”.
“Una vera presa in giro che palesa come le risorse pubbliche della Regione, e quindi di tutti noi, siano utilizzate più per alimentare i propri serbatoi elettorali foraggiati con leggi mancia e finanziamenti vari, che a garantire il diritto alla salute degli abruzzesi. Un fallimento su tutta la linea che i cittadini continuano a pagare in ogni modo possibile. Per questo continuiamo a chiedere le dimissioni del presidente e della Giunta”, concludono.
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