L’AQUILA – Via libera della Camera alla manovra 2023 con 197 sì e 129 no. La legge di Bilancio passa ora al Senato, che la esaminerà dal 27 dicembre. Il testo deve essere approvato definitivamente entro il 31 dicembre per evitare l’esercizio provvisorio. Nella serata di ieri il governo aveva incassato la fiducia con 221 voti favorevoli e 152 contrari.
Intorno alle 23:30 l’Aula della Camera ha ultimato l’esame degli articoli della manovra. Sono stati approvati gli emendamenti presentati dal governo alle tabelle. L’Assemblea è quindi passata all’esame dei circa 240 ordini del giorno.
“È come gli aerei, quando c’è un po’ di turbolenza, l’importante è atterrare”. Le parole del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti raccontano il volo della legge di bilancio, tormentato da imprevisti anche prima di toccare terra”.
Interviene anche l’abruzzese Nazario Pagano, presidente della commissione I della Camera, di Forza Italia: “Ore 6.46, abbiamo appena approvato la Legge di Bilancio che passa ora al Senato. A dispetto dei detrattori abbiamo allestito una manovra da 35 miliardi dedicata alla crescita e alla necessità di mettere in sicurezza imprese e famiglie alle prese col caro energia”, dice . “Come presidente della Commissione Affari Costituzionali, e come esponente di Forza Italia, sono particolarmente soddisfatto dell’aumento delle pensioni minime – il nostro obiettivo di legislatura rimane quello di portarle a mille euro e manterremo questo impegno – e della decontribuzione per chi assume giovani lavoratori. Un occhio al nostro Abruzzo: grazie a un mio intervento siamo riusciti a chiudere il contenzioso relativo all’asse attrezzato Chieti-Pescara, i debiti saranno saldati e un’arteria strategica garantirà il rilancio del territorio. Tra le misure a sostegno del Sud anche la proroga all’esercizio 2023 del credito di imposta per investimenti in ricerca e sviluppo in favore di imprese che lavorano anche nella nostra regione” continua Pagano. “Iniziative per un’Italia che, dopo crisi economica e pandemica, si rimette in piedi e ricomincia a crescere guardando al futuro” prosegue Pagano.
Prima, durante le dichiarazioni di voto, erano arrivati gli attacchi frontali di Pd, M5s e Alleanza Verdi Sinistra sull’impianto della manovra, definita una “imbarazzante improvvisazione” che ha creato un provvedimento “iniquo e inadeguato”, tra smantellamento del reddito di cittadinanza e il ritorno dei voucher. Ovvero di “schiavismo 2.0”. Per il presidente dei Cinque Stelle Giuseppe Conte, il governo ha dimostrato “improvvisazione” nello scrivere il provvedimento”più volte per interi pezzi”, partorendo alla fine “una manovra che è un coacervo e caotico inventario di misure sbagliate, errori macroscopici, retromarce fatte sulla pelle di famiglie e aziende in difficoltà”.
L’emendamento per inserire la Carta cultura giovani nei giorni scorsi aveva di fatto escluso i fondi per l’acquisto di Villa Verdi da parte dello Stato, per la cui salvezza un mese fa si era impegnato il ministro Gennaro Sangiuliano.
Un errore, una svista, un ripensamento, non è chiaro. Fatto sta che il governo, a ridosso della maratona notturna in Aula, ha inserito la residenza che fu del compositore fra le esigenze indifferibili: così sono stati spostati 20 milioni di euro dal fondo del ministero dell’Economia a quello della Cultura, modificando una delle tabelle allegate al provvedimento da 35 miliardi di euro complessivi. “Una forzatura”, protestano le opposizioni, anche perché su Villa Verdi “era già stato discusso un emendamento in commissione”.
È l’ultima di varie retromarce e correzioni in corsa. Come per il refuso che eliminava il tetto al contante assieme alla norma sul Pos. O l’emendamento da quasi mezzo miliardo per i Comuni, senza copertura, che dopo i rilievi della Ragioneria di Stato ha costretto a un passaggio supplementare in commissione Bilancio per lo stralcio.
“Nelle due notti in commissione non c’era nessuno dei funzionari del Mef e della Ragioneria – la versione del deputato di FdI, Federico Mollicone -: dovevamo mandare delle mail con risposte che arrivavano la mattina dopo. C’è stato un caos amministrativo e non politico”. Accuse respinte al mittente. I tecnici, taglia corto Giorgetti, “hanno lavorato tanto, sono tutti stanchi”.
L’ultimo pomeriggio lo hanno trascorso sulle ultime due modifiche prima di andare in Aula. Oltre a quella per Villa Verdi, anche una che stanzia 400mila euro (sempre risorse dell’esecutivo) per contrastare la peste suina in Piemonte, su cui in commissione non si era trovato l’accordo politico per usare il fondo parlamentare. La svolta, raccontano le opposizioni, è arrivata per il pressing di Lega e FdI, ed è stata tradotta in due emendamenti del governo alle tabelle, da approvare in Aula dopo la votazione sulla fiducia, che invece si mette solo sul testo della legge.
Il dibattito finale è stato solo la sintesi di una settimana di tensioni fra maggioranza e opposizioni. Non solo sulle misure, dalla stretta al Reddito di cittadinanza (da cui non scompare l’offerta congrua, perché l’emendamento ad hoc non è stato ben calibrato) alla norma sulla caccia in città, che Avs vuole impugnare in Europa.
Ma anche sui metodi: il Pd ha occupato la presidenza della commissione alla prima seduta disertata dalla maggioranza, il Terzo polo ha abbandonato i lavori nella fase finale, e il M5s ha protestato ieri con un presidio in Aula a fine lavori.
Giorgia Meloni ritiene ampiamente superato il primo esame. “È una manovra in un momento difficile, non fa miracoli ma aiuta tante persone”, nota il vicepremier Matteo Salvini. “FI – sottolinea il capogruppo Alessandro Cattaneo – ha dato un contributo decisivo”, ad esempio su pensioni minime e decontribuzione fino a 8mila euro per i giovani assunti stabilmente. Il voto contrario del Pd è accompagnato dalla convinzione che “non sia una manovra coraggiosa ma vigliacca”.
Per il leader M5s Giuseppe Conte lo slogan della maggioranza “conteneva un errore: non ‘siamo pronti’ ma ‘siamo proni'”. Avs, stigmatizzando le “12 sanatorie”, promette il ricorso all’Ue contro la norma sulla caccia, denunciando l’ordine del giorno con cui la Lega chiede di “declassare il lupo da specie protetta”.
“State creando le permesse di un grande disastro sociale e state compromettendo la coesione sociale, che è il tessuto connettivo della nostra società. Lo smantellamento del reddito di cittadinanza, unito all’indifferenza per le buste paga e il ricorso massiccio ai voucher significa che avete una visione distorta del mercato del lavoro. La riassumo in un concetto: Schiavismo 2.0”.
E dal Terzo polo Luigi Marattin parla di “un livello di approssimazione e incapacità mai visto”. In alcune manovre del passato, si fa notare nella maggioranza, ci sono stati più stralci e correzioni chiesti dalla Ragioneria, ed è in linea con i precedenti anche la prima approvazione alla vigilia di Natale. Il Senato dovrà completare la seconda prima di capodanno.
“Questa manovra ingiusta e dall’orizzonte corto, non avrà il nostro voto favorevole, a questo governo sordo e chiuso non daremo la nostra fiducia”. Così la capogruppo del Pd, Debora Serracchiani, nella dichiarazione di voto sulla fiducia alla legge di bilancio. “Nella narrazione con cui avete accompagnato la vostra prima legge di bilancio – ha attaccato Serracchiani – dite che si tratta di una manovra coraggiosa, noi pensiamo che non sia così: pensiamo sia una manovra vigliacca. Una manovra coraggiosa avrebbe richiesto un reale e corposo taglio del costo del lavoro” invece “avete dato un aiuto consistente agli evasori, avete fatto un attacco ai poveri”.
“Dicevate di essere pronti – ha concluso – ma eravate pronti a niente e disposti a tutto pur di tenere insieme una maggioranza divisa, pasticciona e litigiosa. Cambiate rotta prima che sia troppo tardi”, ha tra l’altro detto.
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