L’AQUILA – “Non accettavo la distruzione della mia famiglia”.
Ha rotto finalmente il silenzio in cui si era chiuso Burhan Kapllani, l’imprenditore albanese di 48 anni che, giovedì pomeriggio, ha ucciso a colpi di pistola, nel parcheggio di un supermercato all’Aquila, l’ex moglie Hrjeta Boshti, 36, e il nuovo compagno di lei, Shpetin Hana, 39.
Subito dopo il delitto si era chiuso nel mutismo assoluto, sotto shock. Ma oggi, nel corso dell’udienza di convalida, che si è svolta nel carcere aquilano delle “Costarelle” davanti al giudice Giuseppe Romano Gargarella, l’omicida ha cominciato a ricordare, a cercare di spiegare.
Affiancato dall’avvocato Tommaso Colella, l’uomo ha anche fatto emergere un fatto fin qui inedito: quello di aver incontrato “per caso” la ex moglie e il terzo uomo nel parcheggio di Md, dopo essere andato al vicino bar tabacchi della stazione ferroviaria della frazione di Paganica ad acquistare le sigarette.
Una tesi, quest’ultima, ritenuta tuttavia poco credibile dagli investigatori.
Molti i punti ancora oscuri della vicenda, per esempio come avesse fatto a procurarsi la Beretta calibro 7.65 con cui ha esploso i colpi contro i due, risultata rubata nel 2010 all’interno di un’abitazione dichiarata inagibile a causa del terremoto del 2009.
E ad avvalorare ancor più l’ipotesi di un delitto premeditato, la “scelta” delle vittime: è infatti emerso che all’interno della Opel Zafira celeste in cui Kapllani ha freddato la ex moglie c’era anche la madre di lei.
“Ma non avrei mai fatto del male a mia suocera”, ha detto l’uomo al giudice, una delle sue poche dichiarazioni. (alb.or.)
IL LEGALE ORA CHIEDE SILENZIO
“Finita questa fase con la convalida dell’arresto e la disposizione della misura cautela ritengo sia opportuno un periodo di silenzio e riflessione da parte di tutti per rispettare le persone che stanno soffrendo e provando dolore per un gesto incomprensibile e ingiustificabile”.
Così l’avvocato Tommaso Colella, dopo la convalida dell’arresto in carcere per il suo assistito, il 48enne Burhan Kapllani, accusato di duplice omicidio.
Atmosfera grigia e non solo per il cielo sopra San Gregorio, frazione a pochi chilometri dall’Aquila dove Orjeta Boshti viveva insieme al suo compagno.
Entrambi sono stati ammazzati giovedì pomeriggio dall’ex marito di lei, Burhan Kapllani, un’esecuzione più che un delitto che ha sconvolto L’Aquila.
E il duplice omicidio ha portato tristezza e sconforto anche nel piccolo paesino dell’Aquilano, già segnato dalla violenza del terremoto del 6 aprile 2009.
Per rendersene conto basta fare un giro tra la gente che al sabato mattina affolla la piazzola commerciale vicino al campo sportivo dedicato ai piccoli Davide e Matteo Cinque, uccisi dal sisma insieme alla loro mamma Daniela Visione, moglie del pediatra Massimo Cinque.
Le parole che escono dalle bocche dei cittadini sono poche e quasi tutte di circostanza, salvo quelle più intense dedicate ai quattro figli della 36enne rimasti orfani di mamma e con un papà assassino dietro le sbarre.
“Una brutta storia, in un attimo quell’uomo ha distrutto tante vite”, dice un’anziana signora con un filo di voce e in mano una busta con il pane fresco.
“Penso a quei poveri figli senza più la mamma – commenta un giovane dai capelli lunghi – anche se non credo che un simile dolore possa mai svanire”.
I figli di Orjeta sono nella casa dove fino a pochi giorni fa giocavano con la giovane e bellissima madre. A occuparsi di loro, i genitori della vittima che, però, parlano solo albanese, e i due zii.
LA SOLIDARIETA’ DEL PAESE PER IL FUNERALE
L’ultimo viaggio di Orjeta e Huna verso l’Albania costa molto, 5 mila euro per le esequie.
Per questo, alcune persone vicine alla famiglia di lei stanno cercando di raccogliere la cifra necessaria per riportare a casa le due vittime dopo l’autopsia prevista per lunedì prossimo.
Un piccolo gesto di solidarietà per regalare il giusto riposo a una giovane coppia spazzata via dalla folle gelosia.
Il sentimento osserssivo di un uomo, che, da quanto si è appreso, negli ultimi tempi diventato violento anche con le figlie a causa della separazione da Orjeta, colpevole secondo lui di aver disobbedito all’ordine di non far entrare in casa il nuovo compagno.
I legali della famiglia della vittima sono Guglielmo Santella e Pina Meco. Roberto Santilli
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