PESCARA – Nessuna incertezza, nessun tentennamento da parte di Luca Cavallito, il superteste al processo in Corte d’Assise a Chieti per l’agguato sulla Strada Parco a Pescara del primo agosto del 2022, nel quale lui stesso rimase gravemente ferito e nel quale venne ucciso l’architetto pescarese Walter Albi.
Dal primo interrogatorio del 13 agosto, subito dopo essere uscito dal coma, alla deposizione di questa mattina davanti ai giurati presieduti da Guido Campli, ha sostenuto senza alcun dubbio che a sparare fu Cosimo Nobile.
Una certezza dovuta non solo al riconoscimento della voce, quando, prima di esplodere l’ultimo degli otto colpi avrebbe detto – ‘questo è per i vostri amici e per te cosi vi imparate a farvi i fatti vostri’ – ma anche dal taglio degli occhi sotto il casco integrale.
Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore capo della Repubblica di Pescara Giuseppe Bellelli e dal sostituto procuratore Andrea Di Giovanni, l’agguato sarebbe stato ordinato da Natale Ursino, legato alla ‘Ndrina di Locri. Il motivo sarebbe stato il mancato rispetto di un accordo su una traversata oceanica della quale si sarebbe dovuto occupare Albi – che aveva la patente nautica – per il trasferimento di un grosso quantitativo di droga.
L’ex calciatore pescarese, sarebbe stato emissario di un grosso carico di cocaina dall’Ecuador, 300 chilogrammi in tutto, tra personaggi albanesi e Ursino il quale avrebbe pagato oltre 500 mila euro per il loro acquisto. Un primo carico di 150 chili, ad avvenuto pagamento, era atteso prima a Gioia Tauro, poi a Fiume, ma in realtà non sarebbe mai arrivato. Per quanto riguarda il coinvolgimento di Walter Albi, era una vecchia conoscenza di Cavallito e sarebbe stato lui stesso a presentarlo ad Ursino al Porto Turistico.
In quel periodo Albi era vittima, a sua insaputa, di una truffa, non faceva che versare denaro ad una fantomatica società di brokeraggio a Londra, diretta da un personaggio calabrese, con la promessa di un cospicuo finanziamento, mai arrivato. Una condizione di sudditanza e frustrazione che l’avrebbe portato a chiedere soldi a chiunque, anche a Ursino che a più riprese gli avrebbe prestato complessivamente 9.000 euro, in cambio, però di alcuni favori, il più importante di tutti una traversata transoceanica a bordo di un catamarano che Albi, sosteneva, di saper guidare, per portare delle persone con problemi giudiziari in Australia. Questa e altre promesse mai mantenute tanto da far indispettire Ursino.
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