OMICIDIO BARISCIANO: SENTENZA CORTE D’ASSISE, 15 ANNI A GIOVANE MACELLAIO AQUILANO PAOLUCCI

2 Novembre 2022 15:50

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – La Corte D’Assise del Tribunale dell’Aquila, ha condannato a 15 anni di reclusione Gianmarco Paolucci il macellaio di 29 anni, accusato di aver ucciso Paolo D’Amico, l’operaio 55enne trovato morto il 24 novembre del 2019 nella sua villetta isolata nelle campagne di Barisciano.

Il delitto sarebbe avvenuto per questioni di spaccio e consumo di droga visto che nel garage sono state trovate ad essiccare una ventina di piante di marijuana che D’Amico, uomo schivo e riservato, coltivava in una piantagione impiantata nel verde della sua casa di campagna.





Fondamentali per risalire al presunto assassino, le tracce di dna rinvenute nei pantaloni della vittima, all’altezza delle caviglie, nell’atto, questa l’ipotesi, del trascinamento del cadavere dentro il garage, per liberare la porta di uscita, all’altezza della quale sarebbe avvenuta la brutale aggressione. Dna compatibile con quello dell’arrestato, ottenuto a metà dicembre del 2020 durante un controllo anti-alcol stradale, quando oramai i sospetti si concentravano tutti sul 25enne.

Come ricostruito dai carabinieri dell’Aquila e dai colleghi del Reparto Investigazioni Scientifiche (Ris) di Roma, l’assassino ha inferto, 22 colpi contro la vittima sul torace, le mani e il capo, con uno scalpello-cesello per la lavorazione del legno e poi con un martello da lavoro con manico in legno sulla testa, cagionando la morte per grave politrauma cranico encefalico, emorragia diffusa e insufficienza respiratoria acuta.

Il pubblico ministero titolare del fascicolo, Simonetta Ciccarelli aveva chiesto per il giovane (che si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere, solo oggi prima dell’avvio dell’udienza ha fornito delle dichiarazioni spontanee per dire di non essere un assassino) la condanna all’ergastolo aggravato tenuto conto dei futili motivi e della crudeltà (che il Tribunale ha respinto) con i quali l’omicidio è stato portato a termine. Vittima colpita all’ingresso del garage in prossimità dell’uscio mentre stava entrando poi trascinato dentro il locale. Momenti concitati nei quali il presunto omicida avrebbe lasciato tracce di Dna su uno dei gambali dei pantaloni della vittima.





Oltre alla parte civile rappresentata dall’avvocato Francesco Valentini, del foro dell’Aquila, anche la Procura della repubblica potrebbe presentare appello.

I parenti della vittima, mamma e fratello, hanno chiesto un risarcimento danni di circa 1,7 milioni di euro. L’imputato è stato difeso dagli
avvocati, Lucia Sardo, del foro di Milano, e Mauro Ceci, dell’Aquila.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: