SAN BENEDETTO DEI MARSI – Deve riavere il proprio cellulare Andrea Leombruni, il 56enne accusato di aver sparato e ucciso nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre l’orsa Amarena nel suo giardino a San Benedetto dei Marsi (L’Aquila).
Il sequestro del dispositivo, infatti, scattato il 9 settembre, è stato annullato: le conversazioni avute per telefono e sui social non verranno analizzate per il diritto alla riservatezza.
Come riporta Il Centro, il procuratore Maurizio Maria Cerrato, che coordina l’inchiesta, aveva affidato proprio ieri mattina l’incarico all’analista forense Luca Russo di controllare i contenuti del dispositivo dal 15 agosto al 9 settembre, per verificare l’eventuale premeditazione di Leombruni, ma, secondo i giudici del Tribunale del riesame dell’Aquila, presieduto da Alessandra Ilari, e composto dai giudici Ciro Riviezzo e Giovanni Spagnoli: “il decreto ha ad oggetto il sequestro del dispositivo che contiene una massa di dati personali – la maggior parte inconferenti rispetto alla finalità di provare che l’indagato abbia ucciso l’animale con dolo e senza necessità – in difetto della preventiva indicazione da parte del pm dei dati che è necessario acquisire a fini di prova, o, quantomeno, dei criteri di selezione dei dati”.
“Non è sufficiente – prosegue il Riesame – il generico richiamo a messaggi che sarebbero stati postati sui social network, non essendosi tradotta tale indicazione nella specificazione dei dati da acquisirsi, o dei criteri da adottarsi nella selezione (ad esempio, acquisire copia forense di tutti i messaggi concernenti l’orsa Amarena). In difetto di tale specificazione potrebbero essere acquisiti tutti i dati contenuti nel dispositivo, anche inconferenti rispetto al reato per il quale si procede, con lesione del diritto alla riservatezza e a fini meramente esplorativi”.
Secondo la Procura, dall’esame del telefonino poteva emergere “la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, poiché la polizia giudiziaria ha avuto notizia che l’indagato aveva manifestato sui social network accessibili anche attraverso gli smartphone l’intenzione di uccidere l’orsa, poiché questa aveva già in precedenza effettuato raid in centri abitati”. Confermato invece il sequestro per fucili, tagliole, munizioni rinvenuti in casa dell’indagato.
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