NUOVO GOVERNO: AL VIA CONSULTAZIONI DRAGHI, CONTE, “GLI HO AUGURATO BUON LAVORO”

4 Febbraio 2021 10:13

Italia - Politica

ROMA -” In queste ore qualcuno mi ha descritto come un ostacolo alla formazione di un nuovo governo. Evidentemente non mi conosce o parla in malafede, i sabotatori cerchiamoli altrove, io ho sempre lavorato per il bene del Paese”.

Lo ha detto il premier dimissionario Giuseppe Conte, augurando buon lavoro a Mario Draghi, che dopo l’incarico conferito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prepara le consultazioni con i rappresentanti delle forze politiche, che dovrebbero iniziare nel pomeriggio in uno studio di Montecitorio e potrebbero durare un paio di giorni.

Conte ieri ha incontrato Draghi, in  “un colloquio lungo e molto aperto, al termine del quale gli ho fatto gli auguri di buon lavoro”, ha detto il premier uscente. Auspicando però “un governo politico, che sia solido e coeso per fare scelte politiche, che non possono essere affidate a squadre di tecnici”, che persegua l’obiettivo “della modernizzazione”, “della transizione energetica e digitale” e della “coesione sociale”. Ha ringraziato Mattarella, e chi lo ho “ha lealmente sostenuto”. Tutta la sua maggioranza, insomma, tranne il leader di Italia viva Matteo Renzi, che gli ha tolto il sostengo.

Mattarella non ha posto limiti temporali al tentativo di Draghi di formare un governo, anche perché entrambi hanno convenuto sulla complessità della situazione e sul fatto che la strada da percorrere al momento appare in salita.

Se da parte del Partito democratico c’è già un via libera a Draghi, come pure da Forza Italia e da Italia Viva, che ha provocato la crisi, la scelta dell’ex presidente della Bce per l’incarico scuote in particolare il Movimento 5 stelle. Apertura condizionata di Leu: “Governo solo senza Salvini e Meloni, coi razzisti mai”, ha detto Nicola Fratoianni, tenuto conto però che le resistenze nel partito sono molto forti.





ll primo vero segnale distensivo del M5s nei confronti di Mario Draghi è arrivato da Luigi Di Maio. Dopo un’assemblea lunga e travagliata durante la quale si è oscillati tra il “no” al governo istituzionale e l’insistere per chiedere (di nuovo) l’incarico a Conte, oggi l’ex capo politico e ministro degli Esteri ha indicato la linea del compromesso. E ha ufficialmente spinto perché i suoi si siedano al tavolo e ascoltino la proposta dell’ex presidente della Bce.

“Quella del voto su Rousseau è una ipotesi da non trascurare. Ovviamente dico ipotesi perchè dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo”, ha detto ieri invece il capo politico M5S Vito Crimi, consapevole che il partito rischia di spaccarsi.

Nella riunione con le altre forze del centrodestra il leader della Lega, Matteo Salvini ha ribadito “con coerenza che la strada maestra sono le elezioni”. Poi ha avvertito: “Non so di cosa stiamo parlando, con chi va al governo, quando si va a votare, ma se mi dice ‘andiamo a votare tra due anni’, non si può”. “Se sarà Draghi a portare stabilità – ha poi precisato in serata – noi daremo il nostro contributo con l’idea che la parola debba tornare prima possibile agli italiani”. Quindi ha ribadito in serata: “Spero che sia un altro Parlamento ad eleggere il prossimo Presidente della Repubblica”. “Un governone tutti insieme dalla Boldrini, a Zingaretti, alla Lega, ai Cinquestelle sarebbe improponibile”. Comunque, ha aggiunto Salvini, “vado oltre le sigle, voglio vedere i progetti”

A fare i calcoli dei potenziali numeri per formare il nuovo governo è l’agenzia Adkronos.

Al Senato il centrodestra, dispone di 136 voti (63 della Lega, 51 di Forza Italia, 19 di Fratelli d’Italia, 3 di Idea-Cambiamo).

Ammesso e non concesso che la Lega dica sì, sottraendo i 19 di Fdi, si scenderebbe a 117. Immaginando i sì dei senatori a vita Mario Monti e Liliana Segre, della senatrice Sandra Lonardo, i 7 consensi delle Autonomie (le condizioni di salute non permettono al Presidente emerito Giorgio Napolitano di essere presente in Aula), i 18 di Italia viva, i 2 di Più Europa, i 10 di Europeisti si arriverebbe a 157, un voto in più rispetto a quelli ottenuti da Giuseppe Conte il 19 gennaio scorso. Se si aggiungessero i 35 senatori del Pd si arriverebbe abbondantemente alla maggioranza (192), ancor di più se giungessero anche tutti i 92 sì del Movimento 5 stelle (284).





Per completare il plenum occorre considerare i 6 componenti di Leu, i senatori del Misto ex M5S Lello Ciampolillo, Luigi Di Marzio, Tiziana Drago, Mario Giarrusso, Carlo Martelli, Marinella Pacifico, Gianluigi Paragone, il senatore Sandro Ruotolo e i senatori a vita Carlo Rubbia e Renzo Piano.

Alla Camera il centrodestra parte da 265 voti (Lega 131, Forza Italia 91, Fratelli d’Italia 33, Noi con l’Italia, Usei, Cambiamo, Alleanza di centro 10), 266 se si considera anche Vittorio Sgarbi.

Senza Fdi si scende quindi a 233. Con i 28 deputati di Italia viva, i 15 di Centro democratico, i 4 di Azione-Più Europa-Radicali italiani, i 4 del Maie e i 4 delle Minoranze linguistiche si arriverebbe a 288.

Aggiungendo il Gruppo del Pd, 93 componenti, il governo avrebbe la maggioranza ampiamente, 381, che salirebbe a 570 con i 189 voti del Movimento 5 stelle. Resterebbero da conteggiare i 12 deputati di Leu e i 13 deputati del Misto non iscritti ad alcuna componente.

E’ evidente che si tratta di calcoli puramente matematici e che non tengono conto di eventuali scelte diverse all’interno dei singoli Gruppi. Ma soprattutto la nascita di un governo come quello presieduto da Mario Draghi non potrebbe certo basarsi su pure somme di Gruppi e parlamentari, ma su scelte politiche dei singoli partiti, destinate ad incidere anche sul loro profilo futuro.

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