PACO ‘BIRDLAND’, MUSICA NEL CUORE DELL’AQUILA ”CITTA’ UNICA, SE POTESSI TORNEREI A VIVERCI”

di Alessandro Barattelli

21 Aprile 2013 11:04

L'Aquila -

L’AQUILA – Quando i cittadini aquilani avevano ancora una città di conseguenza avevano anche i punti di ritrovo, i luoghi di svago e i comuni punti di interesse.

C’era chi, ad esempio dopo il lavoro, si dava appuntamento al bar per un aperitivo, c’era chi si fermava a fare una chiacchierata in piazza o chi, come chi scrive, spendeva il tempo libero nello storico negozio di dischi cittadino, il leggendario Birdland.

Per chi non lo ricordasse, Birdland, era il negozio di dischi che sorgeva in via Patini, dal quale parecchi aquilani e non, almeno una volta nella vita, sono stati catturati dal suono dei dischi che si diffondeva per tutta la via fino a Piazza Palazzo.

Sono passati ormai quattro anni dalla sua chiusura e così, dopo svariate ricerche sulla rete e diversi appelli sui social network, siamo riusciti a ritrovare Paco Terio, oggi papà di un bimbo, origini pugliesi e madre aquilana, per tutti semplicemente Paco, colui che, insieme al vecchio proprietario, ha reso grande quel negozio e che durante l’adolescenza di chi scrive è stato uno dei ‘guru’ della musica aquilana.

Partiamo dal principio, da dove è cominciato tutto. Come sei arrivato a L’Aquila ?

Con la macchina (ride, nda). Ma, a parte la risposta che si riferisce al mezzo di trasporto usato, sono di sangue aquilano anche se nato altrove. Mia madre, quindi metà della mia parentela, è aquilana.

Com’è nata l’idea di prendere in gestione Birdland ?

Ho sempre vissuto con la musica nelle orecchie, ho cominciato con lo studiarla ed è grazie ad essa che ho ricevuto le più grandi emozioni della mia vita ma anche diverse delusioni. Era il mio sogno, ho cominciato a lavorare nel negozio e poi con il tempo ho deciso di fare il grande passo, quello di prendermi tutto sul groppone.





Eri a L’Aquila la notte del sisma di quattro anni fa?

Sei mesi prima del terremoto ho venduto il negozio, scegliendo di tornare a vivere nella mia città, Bari. Quella notte… Sembra incredibile, ma ho avuto un sussulto. Mi sono svegliato di colpo quella notte a 450 chilometri di distanza, non so come possa essere successo: ho acceso il televisore e ho visto che purtroppo era successo per davvero.

Hai più fatto ritorno a L’Aquila dopo il sisma ?

All’inizio ero scettico, non volevo tornarci perché volevo mantenere dentro di me il ricordo di come l’avevo lasciata. Poi mi sono fatto coraggio anche per rivedere molti amici che avevo lasciato, purtroppo devo dire che alcuni di loro non ci sono più. Quando sono tornato mi sono guardato intorno, ho calpestato le strade ed ho pianto, mi è sembrato assurdo. Come per le storie d’amore così vale anche per L’Aquila, della città e delle sue storie vissute ho solamente bei ricordi.

Cosa ne pensi, se ne sei al corrente, della situazione attuale della città ?

Non sono al corrente di tutto come se ci abitassi ancora, ma ho avuto l’impressione che il dramma italiano sia molto più evidente quando ci si trova ad affrontare situazioni del genere. Trovo assurdo che dopo quattro anni si stia ancora pensando a come intervenire per risistemare il capoluogo.

Com’era L’Aquila che hai vissuto sotto il profilo sociale e musicale?

Col senno del poi devo dire che rimpiango l’atmosfera creata soprattutto dalla moltitudine degli studenti che formavano una parte consistente del tessuto sociale della città. L’Aquila era ‘città’ anche grazie a loro. Posso assicurare che la poca distanza da Roma la rendeva molto evoluta culturalmente rispetto a tante altre città più grandi del sud Italia, come ad esempio Bari, dove vivo adesso.





Cosa provavi aprendo il tuo negozio e mettendo un disco di prima mattina ?

Ero felice. Mi sentivo la sveglia della città anche se qualcuno mi chiedeva spesso di abbassare il volume; vivevo un sogno nonostante le bollette da pagare e le tasse improponibili di quello che io considero uno Stato-mafia.

Tornando alla musica, cosa rappresenta per te il suono ?

La musica più che il suono, per me, rappresentano vita, amore, insomma il mondo come dovrebbe essere.

Cosa fai nella vita, adesso ?

Sono solo andato via dall’Aquila ma non ho smesso con la musica. Non potevo. In qualche maniera la mattina dovevo pure mettere il primo disco e così è nata la web-radio Coffy Independent Radio, che ruota musica tutto il giorno, fa programmi dal vivo ed è direttamente collegata ad organizzazione di eventi. Per ora siamo riusciti ad organizzare serate con artisti del calibro di Hot Chip, Peter Hook dei Joy Division, Etienne De Crecy, e per ultimi, gli Underworld.

Chiudo con la scontata ma sempre importante domanda: ti piacerebbe un giorno tornare a L’Aquila ?

Se potessi tornare indietro nel tempo vorrei rifare tutto. Comunque si, ci tornerei volentieri. Mi manca un sacco.

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