L’AQUILA – È bufera nel centrosinistra sull’intervista pubblicata dal quotidiano Il Centro del professor Luciano D’Amico, capogruppo del Patto per l’Abruzzo, sulla figura, molto ridimensionata, di Papa Francesco, di cui ieri si sono celebrati i solenni funerali in piazza San Pietro, con i grandi della Terra e 450 mila persone presenti, tra cui tanti anche dall’Abruzzo.
Affermazioni del tutto legittime, da parte di un laico che si professa ateo, quelle dell’ex rettore dell’Università di Teramo, candidato presidente alle Regione a marzo 2024, che però in una coalizione dove c’è anche una componente cattolica e post democristiana, sono apparse, a seconda dei giudizi, un pugno in uno stomaco o comunque molto inopportune e politicamente dannose, in quanto contrarie al sentire comune, largamente maggioritario, dei cittadini (ed elettori) abruzzesi, credenti e non.
Tutti sono rimasti comunque con le bocche cucite nel centrosinistra. È intervenuto invece con una dura replica un elettore dell’area, il noto avvocato di Avezzano, Salvatore Braghini, che si definisce “cattolico di centrosinistra”, e per il quale le parole di D’Amico sono “molto gravi e superficiali. Tanto più poiché pronunciate il giorno del dolore, in cui si è celebrato il funerale del Papa, con il tributo dei fedeli e del mondo intero”.
Contestando al professore di non aver compreso il messaggio di Francesco, di “non aver saputo riconoscere un rivoluzionario che ha parlato al cuore di credenti e non credenti, che ha sempre messo al centro del suo insegnamento e delle sue azioni l’amore per l’umanità, per la natura e per l’uomo, ciascun uomo e ciascuna donna! Senza vergognarsi di abbracciare e baciare un barbone, un transgender, un criminale”.
Tra i più arrabbiati il segretario regionale di Demos, forza post democristiana di ispirazione cristiana, Alfonso D’Alfonso, grande sostenitore di D’Amico nei tavoli del centrosinistra ai tempi della scelta del candidato, e che ha partecipato alle elezioni del 2o24 nella lista Alleanza Verdi e Sinistra – Abruzzo Progressista solidale, che ha preso il 3,7% eleggendo Alessio Monaco.
Nell’intervista al quotidiano Il Centro, a firma di Daniele Cristofani, D’Amico ha detto che Francesco “è stato un Papa importante, ma non credo sia stato rivoluzionario come oggi se ne sente parlare”, che “Papa Francesco ha rilanciato i messaggi del cristianesimo di duemila anni fa”. “Quest’immagine che Bergoglio avrebbe proiettato la Chiesa nel futuro non la condivido pienamente”. E ancora “è una Chiesa che, ad esempio, sulle donne è rimasta indietro, che sui matrimoni e sulle unioni civili è ferma alla ‘Santa inquisizione'”.
Sugli appelli di Papa Francesco contro la guerra, D’Amico ha fatto notare che “Benedetto XV che, nel 1917, parlava della prima guerra mondiale come “inutile strage”: quello era dirompente. Allora si andava in giro con gli elmetti col chiodo. Ciò non toglie che Francesco abbia fatto benissimo ad assumere queste posizioni, ma serve che venga dato un seguito. Su certe questioni, penso all’aborto e alla ‘teoria gender’ Bergoglio ha anche mantenuto delle posizioni rigide. A me non stupisce che il papa sia contro l’aborto. Ce lo si aspetta. Su tutto il resto, tra cui anche la teoria gender, invece, no”.
A proposito della camera ardente, ha osservato che “molte persone erano lì in piazza San Pietro per farsi i selfie. Con una persona defunta: mi sembra irriguardoso nei confronti di Francesco”, e aggiungendo, “Migliaia di persone che piangono la loro morte e partecipano al funerale. Poi girano l’angolo e tutto finisce lì”, parlando di “epoca della superficializzazione di tutto, dal fast food ai sentimenti”
Dopo la pubblicazione dell’intervista ci sono stati contatti tra vertici dei partiti di opposizione, alcuni inviperiti per la uscita del capo del patto per l’Abruzzo. Solo l’ultimo caso di una dissonanza, che si è già verificata sulla linea ritenuta troppo intransigente di D’Amico sui fondi a pioggia e sulle leggi mancia, per la sua apertura, non centro condivisa nell’opposizione in modo unanime alle proposte di Marsilio del il collegio unico elettorale e della Asl unica.
A seguire la lettera di Braghini.
LA LETTERA DI BRAGHINI
Caro professore, da cattolico di centrosinistra ritengo le sue parole dell’intervista molto gravi e superficiali. Tanto più poiché pronunciate il giorno del dolore, in cui si è celebrato il funerale del Papa, con il tributo dei fedeli e del mondo intero.
Mi domando, come faccia proprio lei, che è uomo di cultura, a meravigliarsi per la continuità del messaggio di un Papa con il Vangelo di duemila anni fa.
Dovrebbe meravigliarsi, semmai, dell’esatto contrario! Lei, secondo il mio modesto parere, non ha affatto colto, invece, la potenza di quel messaggio.
Essa deriva, con tutta evidenza, dal fascino della coerenza della condotta di Papa Francesco rispetto a quel messaggio bimillenario.
L’amore per gli “ultimi” della terra e i gesti concreti per una cultura dell’inclusione sono lì a dimostrarlo, e la presenza degli “emarginati” al suo funerale a confermarlo.
Il Papato, caro professore, non nasce nella modernità ma con l’investitura di Cristo a Pietro, di cui ogni Pontefice è suo successore!
Lei può ignorare il valore alla tradizione della Chiesa ma sbaglia nel ritenere che la testimonianza di Papa Francesco non sia stata rivoluzionaria.
Poiché ogni volta che un cristiano si avvicina alla radicalità del Vangelo ciò rende sempre attuale quella rivoluzione.
Ciò accade ogni qual volta si è difronte alla testimonianza tanto coraggiosa quanto ardita di quel rovesciamento di valori operato dal Cristo.
Una rivoluzione che ha ispirato milioni di persone in epoche caratterizzate da culture molto diverse. E che, oggi, ha assunto il volto di un Papa umile e amorevole.
Dunque, non critico il suo punto di vista sul pontificato di Francesco, ci mancherebbe! Ma la sua miopia.
Per non aver saputo riconoscere un rivoluzionario che ha parlato al cuore di credenti e non credenti, che ha sempre messo al centro del suo insegnamento e delle sue azioni l’amore per l’umanità, per la natura e per l’uomo, ciascun uomo e ciascuna donna! Senza vergognarsi di abbracciare e baciare un barbone, un transgender, un criminale!
Quanto a me, sono distante anni luce da quella testimonianza. Quanto alla sua critica a tale testimonianza, declassata come “non rivoluzionaria”, essa mi sollecita, invece, un dubbio e una curiosità.
Vorrei vedere Lei chi riesce ad abbracciare e risollevare dalle proprie sofferenze o umiliazioni esistenziali. E non tanto nel suo ruolo di rappresentante delle istituzioni, per il quale saranno gli elettori a giudicarla, ma nella sua quotidianità di uomo, la quale, selfie a parte, sarà giudicata prima di tutto dalla sua stessa coscienza.
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