PARCO GRAN SASSO: 3 MESI E 31MILA EURO MULTA PER 3 STAGNI, “VOLEVO FAR RIPRODURRE SALAMANDRE”

FA SCALPORE A LIVELLO NAZIONALE VICENDA GIUDIZIARIA DEL 35ENNE GUIDA AMBIENTALE FABRIZIO SULLI, CONDANNATO PER INTERVENTO SENZA AUTORIZZAZIONE NELL'AREA PROTETTA, NEI PRESSI DI CASTELLI. "HO AGITO A FIN DI BENE, PER RICREARE UNA PICCOLA ZONA UMIDA. LE NORME E LA BUROCRAZIA NELLE AREE PROTETTE VANNO RIPENSATE"

di Filippo Tronca

26 Aprile 2022 08:08

Teramo - Abruzzo

TERAMO – Una condanna in primo grado a 3 mesi di reclusione e ad una multa di ben 31mila euro per aver realizzato, senza autorizzazioni, tre piccoli stagni per consentire la riproduzione delle rane e delle salamandre, in un bosco nei pressi di Castelli, nel Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga.

Ha avuto un esito amaro la vicenda giudiziaria, di cui Abruzzoweb ha già riferito, che ha come protagonista Fabrizio Sulli, 35enne guida ambientale pescarese che da 12 anni vive, in linea con il suo ambientalismo integrale, in un piccola casa nel bosco ai piedi del Gran Sasso, in una contrada isolata del comune teramano famoso nel mondo per l’arte della ceramica, e accessibile solo a piedi, lungo un sentiero.

“E’ solo un sito riproduttivo che funziona a meraviglia, un habitat naturale per creature a rischio di estinzione – protesta Sulli -, non vedo che problema possa creare. Questo esito legale per degli interventi di piccola entità, fatti a fin di bene, senza nessuno scopo di lucro, proprio per la fauna locale, lo ritengo sconcertante”.

Questi i fatti: nel 2017 Sulli ha realizzato a mano, e senza nessuna cementificazione, tre piccoli stagni rispettivamente di 22, 21 e 14 metri quadrati e profondi meno di un metro per far riprodurre rospi e salamandre, alimentati da un vicino torrente, con l’obiettivo di favorire la biodiversità locale nel bosco attorno alla sua abitazione. Senza però permessi, autorizzazioni che sono obbligatorie in area Parco. Da qui la denuncia nel 2019 da parte dei Carabinieri forestali, e conseguente rinvio a giudizio, con  la condanna arrivata al Tribunale di Teramo, da parte del giudice Massimo Biscardi, a marzo di quest’anno, a 3 mesi di reclusione e 31mila euro di multa, perché, alla luce di quanto stabilisce il decreto legislativo 42 del 2004, ovvero il Codice dei beni culturali e del paesaggio,  Sulli, “eseguiva in assenza del permesso di autorizzazione in zona sottoposta a vincolo paesaggistico, – ricadente in zona 2 del Parco nazionale monto della Laga”, le opere contestate. Pena comunque sospesa, con l’obbligo però di ripristino integrale dei luoghi entro 60 giorni dalla pubblicazione della sentenza.





Sulli, difeso dall’avvocato del foro di Chieti, Michele Pezone, ha annunciato ricorso in appello.

Per Sulli il cruccio è che la condanna prevede anche il ripristino integrale dell’area, ovvero la cancellazione dei tre piccoli stagni, “sfrattando” per di più le rane e salamandre che si erano già insediate e ambientate.. Per pagare la pesante multa, in caso di condanna definitiva,  ha avviato intanto una raccolta fondi sul sito Produzioni dal Basso.

L’esito giudiziario è stato forse inevitabile, visto che la legge è legge e parla chiaro, la vicenda però ha provocato grande scalpore, guadagnandosi la ribalta nazionale, visto che 31mila euro per una persona che vive per scelta di poco, e praticamente di autosussistenza, grazie al suo grande orto, è una cifra proibitiva. C’è chi ha fatto notare che in concreto un danno ambientale non è provocato certo da quei tre piccoli stagni, ma ad esempio dalle centinaia e centinaia di automobili, camper e motociclette che prendono d’assalto gli altopiani di Campo Imperatore, cuore del Parco nazionale, ogni fine settimana, senza che l’ente, di cui è presidente l’avvocato teramano Tommaso Navarra,  e direttore Alfonso Calzolaio, abbia nulla da ridire.

“Ho scelto di vivere così per sperimentare e ricreare un ponte tra uomo e natura – spiega Sulli in una lettera a questa testata -, rispettando e proteggendo l’ambiente che mi circonda, con l’obiettivo di creare attività naturalistiche ed una comunità diffusa. Si potrebbe pensare che, per chi come me compie simili scelte consapevoli, i problemi da affrontare siano legati all’isolamento, al prodursi il cibo, al lavoro precario, alla mancanza di comfort, alla fatica, alle stagioni avverse o alla fauna selvatica; invece, la vera difficoltà è legata alla burocrazia e a chi frequenta la montagna (persone del luogo e non) che non accoglie e rispetta i forestieri come me e li vede come una minaccia”.

Prosegue Sulli: “La vicenda mi ha fatto comprendere l’importanza dell’impegno per creare nuove reti e presupposti affinché i piccoli interventi per la natura non restino solo esclusiva scientifica a scopo di lucro. Le leggi vanno cambiate o integrate verso una semplificazione, magari stilando dei disciplinari standard per la realizzazione, l’uso dei materiali, le misure ed i controlli, affinché queste realizzazioni possano essere replicate con la medesima procedura ovunque, in tutte le aree protette e fuori, con un vantaggio per la biodiversità ed un risparmio per la comunità e di chi vuole attuarle”.





Sulli ha avuto altri problemi di natura legale, ad esempio per  la realizzazione di una piccola legnaia contigua alla sua casa in pietra, “in parte dell’abitazione crollata, senza alcun aumento di volumetria”, precisa. Ma per questa accusa è stato assolto. E stato poi trovato in possesso da parte dei Carabinieri forestali, “di due machete usati per tagliare la legna”, per cui deve ora pagare una multa.

Tutti episodi che si aggiungono ora alla vicenda dei laghetti, che la di là dell’aspetto prettamente legale, vengono interpretati da Sulli, e senza voler contestare, fuori dall’aula di giustizia, la sentenza, in attesa del ricorso, come un “oggettivo ostacolo” al desiderio, per non dire bisogno, da parte sua come di altre persone, di tornare a vivere immersi nella natura, per davvero e non a chiacchiere o solo nei week end.

“Tutta questa burocrazia onerosa nei decenni ha reso il ritorno alla natura un’esclusiva per pochi abbienti. In un momento di crisi ambientale e climatica, serve costruire nuovi modi di vita ecologici che siano accessibili a tutti, indipendentemente dalla disponibilità economica, per pari opportunità sociali. Prendersi cura della Terra e poterci vivere sono, prima che un diritto, una responsabilità di ogni abitante del pianeta. Ho sempre considerato che la tutela e la salvaguardia naturalistica dovessero essere fatte anche dal basso, senza lucro ed esclusive, coinvolgendo le persone in azioni semplici nell’ottica di valorizzare, educare e coadiuvare la missione delle aree protette e di tutti i terrestri come custodi del territorio e del pianeta”.

Infine promette Sulli: se in appello sarà assolto, i fondi raccolti con la petizione saranno utilizzati per creare degli stagni per anfibi, seguendo l’iter ufficiale coinvolgendo esperti e tecnici, in un percorso partecipato dove tutti saranno invitati sul luogo nel condividere assieme la creazione di una nuova zona umida”.

 

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