ROMA – “Adesso vigileremo affinché ci siano tutti i diritti rispettati e poi vedremo come sarà il processo di appello. Certamente non abbandoniamo nessun italiano colpevole o innocente col processo in corso. Li seguiamo tutti con la massima attenzione”.
È quanto ha puntualizzato il ministro degli Esteri Antonio Tajani sul caso del trentunenne pescarese Giacomo Passeri, detenuto da un anno in Egitto con una condanna in primo grado all’ergastolo per possesso di droga.
Sollecitato dai cronisti al Meeting di Rimini, il ministro senza giri di parole ha ricordato che “Passeri è stato trovato con dosi di droga importanti. È ovvio che la condanna sia stata pesante, noi continueremo a seguire tutto ciò che accade, ma il traffico di droga c’era. Lì la prova del reato è che gli hanno trovato addosso credo 40 ovuli di cocaina e 40 ovuli di cocaina non sono per uso personale, se lo fai per uso personale non li inghiotti. Quindi stava facendo traffico di droga”, ha chiarito.
Nel frattempo il legale di Passeri, Shaaban Said, ha annunciato che a breve chiederà una assoluzione per il suo assistito, su cui attende in tempi brevi una risposta, e parallelamente ha fatto sapere che chiederà l’estradizione in Italia. “Seguirò entrambe le procedure allo stesso tempo”, ha assicurato.
“Il mio assistito, con sentenza del 19 agosto, è stato condannato all’ergastolo e a una multa di 500mila sterline, oltre alla confisca e alle spese”, pena che dovrebbe scontare per almeno 25 anni all’interno delle carceri egiziane. L’avvocato ha poi fatto sapere di ritenere non valido il procedimento processuale “poiché gli avvocati inquirenti non hanno partecipato alle udienze, per questo motivo farò ricorso al verdetto e farò del mio meglio per ottenere l’assoluzione di fronte alla Corte d’appello”.
Per questa ragione sabato, in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, redigerà una memoria sul caso. “L’ho visto molto triste e spaventato”, ha concluso.
Il ministro Tajani, che insieme alla Farnesina sta seguendo passo passo l’evolversi della situazione, ha tenuto a sottolineare la vicinanza a Passeri: “Noi vogliamo che la pena sia la privazione della libertà, non la mortificazione e l’offesa alla dignità del detenuto, proprio perché abbiamo rispetto della persona. In Italia, in Egitto, nel resto del Mondo la pena è privazione della libertà. Le pene corporali non sono ammissibili, quindi opereremo affinché il trattamento del detenuto sia un trattamento confacente al rispetto dei diritti umani”.
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