PAYBACK SU DISPOSITIVI MEDICI, “A RISCHIO SSN, CENTINAIA DI AZIENDE COSTRETTE A CHIUDERE”

di Azzurra Caldi

27 Dicembre 2022 08:10

Italia - Sanità

L’AQUILA – Dagli sterilizzatori alle protesi cardiache, dai camici monouso alle garze, bende e cerotti: sono solo alcuni dei dispositivi medici che a breve potrebbero venire a mancare negli ospedali italiani con l’applicazione del “payback”, segnando inevitabilmente, ancora una volta, le infauste sorti del sistema sanitario nazionale.

A lanciare l’allarme, nei giorni scorsi, la Federazione italiana fornitori ospedalieri (Fifo) aderente a Confcommercio-Imprese per l’Italia, che ha ribadito così il rischio concreto di un’imminente carenza, che potrebbe compromettere la tenuta del settore.

Carenze già denunciate più volte anche negli ospedalil abruzzesi, tanto che, nelle scorse settimane, un gruppo di una ventina di primari del Dipartimento di chirurgia, tra i più influenti, ha inviato alla Asl provinciale dell’Aquila una lettera di denuncia sulla difficile situazione in cui sono costretti ad operare da tempo, tra criticità nel reperire attrezzature e materiali, oltre che farmaci di qualità.

Un caso sicuramente non isolato e che riguarda l’intero sistema sanitario, una situazione che rischia di degenerare ulteriormente. Nella manovra economica, infatti,  il Governo non ha affrontato il tema del payback .Nel Decreto Aiuti bis il governo ha confermato il payback sui dispositivi medici che obbliga le aziende del comparto Sanità a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle regioni.

Come spiegato da Fifo Sanità, “la norma costringe le aziende fornitrici di dispositivi medici a pagare 2.1 miliardi di euro entro il 15 gennaio, con conseguente fallimento per centinaia di pmi che distribuiscono a tutti gli ospedali d’Italia dispositivi salvavita e altro materiale per il corretto svolgimento delle attività chirurgiche”.





L’allarme era già stato lanciato dalla Federazione il 6 dicembre scorso nel corso di una conferenza stampa a seguito dell’approvazione nel Decreto aiuti bis della normativa sul payback che obbliga le aziende del comparto a rimborsare il 50% delle spese effettuate in eccesso dalle regioni.

Per Fifo Sanità, “il provvedimento mette a rischio il tessuto dei fornitori ospedalieri, composto nel 95% da micro, piccole e medie imprese, con oltre 100mila lavoratori coinvolti. Dispositivi salvavita, strumenti per dialisi, valvole cardiache, protesi e ferri chirurgici: sono solo alcuni dei dispositivi medici che potrebbero mancare negli ospedali a partire da gennaio”.

“Siamo inorriditi -le parole del presidente Massimo Riem – per quello che potrà accadere se la norma non sarà superata. Stiamo parlando di una certezza, non una possibilità. Mancheranno dispositivi medici come strumenti chirurgici e diagnostici. Chiediamo al Governo, che in queste ore sta lavorando alla manovra, di superare la norma o almeno garantirne la sospensione. Abbiamo lavorato e lavoreremo per tutelare il futuro prossimo delle pmi che rappresentiamo, e soprattutto la tenuta dell’intero Sistema Sanitario Nazionale. Il Governo ci dia ascolto per evitare un pericolo concreto e incombente per la salute dei cittadini. Di fronte a questo rischio, la politica non può girarsi dall’altra parte”.

La stima dell’impatto del payback 2015-2020 sulle imprese

Sulla base dei dati resi pubblici dalla Corte dei Conti (che, per quanto riguarda i tetti di spesa 2015-2020, ha ripreso quelli dei due Accordi Stato-Regioni sopracitati), FIFO ha stimato lo sforamento della spesa e il payback a carico delle imprese fornitrici del SSN.

La spesa è cresciuta nell’arco di tempo considerato del 18,3%, passando da 5,8 miliardi di euro nel 2015 a 6,8 nel 2020. Nell’ultimo anno, in particolare, la spesa è cresciuta del 7,3%, pari in valore assoluto a oltre 460 milioni di euro.





Dati i tetti lo sforamento complessivo è cresciuto nell’arco dei sei anni considerati sia in valore assoluto che in percentuale della spesa ammessa. Complessivamente il payback che le aziende sono tenute a pagare ammonterebbe alla cifra “monster” di 3,6 miliardi di euro, che confrontata alla spesa annua pubblica in dispositivi medici ne rappresenta ben oltre il 50%.

“Centinaia di aziende saranno costrette a chiudere”

“Come Federazione che rappresenta le pmi in Sanità – ha detto il presidente di FIFO, Massimo Riem – siamo assolutamente d’accordo a perseguire una spesa pubblica razionale e oculata. Ma questo obiettivo non può passare per una deresponsabilizzazione degli amministratori e un tracollo del tessuto delle pmi italiane. Con l’attuazione del payback centinaia di aziende saranno costrette a chiudere, con la conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro. Le imprese non saranno più in grado di fornire dispositivi medici, a gennaio ci troveremo davanti a una crisi senza precedenti da un punto di vista economico e sanitario”.

“Chiediamo la cancellazione di questa norma – ha concluso Riem – che è inapplicabile e chiediamo l’apertura di un tavolo di discussione con il governo”.

 

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