PESCARA – Il Partito democratico serra le file e riparte dai territori, per risalire la china dopo la cocente sconfitta alle regionali di marzo di un anno fa e in vista delle prossime sfide elettorali, a cominciare da quelle primaverili di Sulmona, Ortona e Carsoli.
Ieri a Pescara sono infatti stati presentati i candidati unitari alle cariche di segretari provinciali: Carmen Ranalli, responsabile ufficio Coordinamento con dipartimenti e sede di Bruxelles alla Regione Abruzzo, nella provincia di Pescara, Leo Marongiu, consigliere comunale di Lanciano, riconfermato in provincia di Chieti, Robert Verrocchio, ex sindaco di Pineto, in provincia di Teramo, e Stefano Albano, consigliere comunale dell’Aquila, in provincia dell’Aquila.
Il mandato, ha subito sottolineato il segretario regionale Daniele Marinelli è quello lavorare al progetto di “una coalizione larga”. Ovvero proseguire sulla strada del Patto per l’Abruzzo, con dentro Pd, M5s, moderati come Azione e Italia Viva, sinistra più radicale come Verdi e Sinistra e civiche. Lo stesso schieramento che ebbe come condottiero alle regionali del 2024 il candidato presidente Luciano D’Amico, ex rettore dell’Università di Teramo, sconfitto dal riconfermato centrodestra di Marco Marsilio.
Più facile a dirsi che a farsi, nel senso della costituzione di una vera e compatta sintesi politica che non sia solo una somma di liste elettorali.
Basti vedere come il centrosinistra sia già diviso in vista delle elezioni di Sulmona, il primo vero test, dopo la rovinosa caduta del sindaco Gianfranco Di Piero, dove il Pd vuole candidare Carlo Alicandri Ciufelli, il Movimento Cinque Stelle il giovane Riccardo Verrocchi, ed è spuntato anche un terzo polo capitanato da l’ex sindaco Bruno Di Masci.
Il tema è poi che dentro il Pd la leadership in consiglio regionale di D’Amico viene sempre meno riconosciuta, e il professore subisce da tempo il “fuoco amico”. Il Pd primo partito dell’opposizione con 5 consiglieri vuole del resto tornare a dettare la linea ai suoi alleati, tutti sotto l’8%, senza lasciare certo lo scettro ad un civico, per quanto autorevole, ma spesso battitore libero. Divisioni si sono avute del resto sulla “legge mancia” ovvero ovvero sui fondi a pioggia distribuiti a discrezione da consiglieri ed assessori, che D’Amico voleva abolire, anche retroattivamente, trovando però forti resistenze anche tra i suoi. O anche sull’approvazione da parte di D’Amico sulla Asl unica e sulla nuova legge elettorale con il collegio unico, cavalli di battaglia di Marsilio.
Presenti all’incontro di Pescara, c’erano oltre ai segretari provinciali in pectore e Marinelli, la vicesegretaria regionale Leila Kechoud, i consiglieri regionali, Silvio Paolucci e Antonio Di Marco, il segretario regionale dei Giovani Democratici, Saverio Gileno, la responsabile dell’organizzazione regionale Anna Paolini e la responsabile Diritti della segreteria regionale, Marielisa Serone D’Alò.
Non c’erano invece i consiglieri regionali Sandro Mariani, che già lavora ad una sua candidatura a presidente della Regione, Pierpaolo Pietrucci, Dino Pepe e Antonio Blasioli.
A suonare la carica è stato dunque il segretario Marinelli: “il Presidente della Regione è degno luogotenente della Presidente del Consiglio/coniglio. Su propaganda, chiacchiere e bugie Meloni e Marsilio sono imbattibili, parlavano di sanità modello da esportare, prima di farci scoprire, subito dopo le elezioni, i 200 milioni di debiti collezionati da tutte e quattro le Asl governate da nomi scelti da loro. Ci dicono che mancano risorse per medici e servizi, ma poi si rifiutano di firmare la nostra proposta di legge per aumentare proprio quelle risorse. Parlano di sicurezza, ma poi il Governo nazionale sguarnisce le città inviando le forze dell’ordine a presidiare gli inutili e vuoti centri per migranti in Albania, mentre il Governo regionale boccia i nostri emendamenti per aumentare i fondi per la sicurezza, a partire dalle città capoluogo e quelli per dare più fondi alla Polizia Locale. Parlano di infrastrutture ma non danno risposte su nulla: zero su porti e autostrade, infrastrutture strategiche che chi governa la Regione non reclama; zero sui grandi progetti finanziari dal Masterplan, che avrebbero potuto disegnare un Abruzzo più al passo coi tempi se non fossero finiti arenati in questi ultimi sei anni, come il lavoro dei consiglieri regionali ha appena messo in luce.”
Ha detto Paolucci: “la destra non legifera, ma produce leggi-provvedimento, come la prima “milleomnibus” di quest’anno, da oggi cominceremo a chiamare per nome i provvedimenti normativi del governo regionale e siamo certi che anche il secondo provvedimento sarà una omnibus, Questa certezza c’è perché nella voce “ulteriori disposizioni” inserita dalla maggioranza nelle proposte che arrivano in Consiglio, l’ultima e la prima dell’anno era la milleproroghe approvata qualche giorno fa, in ogni occasione, commissione e consiglio regionale, inseriscono di tutto. In questa c’era l’aumento di stipendi dei direttori, peraltro con due emendamenti che fissavano retribuzioni diverse; c’era un emendamento sui rifiuti che prevedeva che alcune società andassero a gara e altre no; hanno trasformato gli agriturismi in attività commerciali in concorrenza con strutture dedicate all’accoglienza; la mancanza di gestione del personale della Protezione civile, per doverli far rientrare dopo due settimane, perché incapaci di fare le stabilizzazioni che noi avevamo proposto. A tutto questo serve uno stop, bisogna costruire un progetto alternativo che sia consapevole per noi e ben visibile all’esterno. Per questo il PD si sta riorganizzando per costruire una coalizione larga con un’offerta forte e inclusiva e proposte a favore della comunità”.
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- PD DESIGNA SEGRETARI PROVINCIALI, MISSIONE CAMPO LARGO, MA CREPE IN COALIZIONE E CERCASI LEADERPESCARA - Il Partito democratico serra le file e riparte dai territori, per risalire la china dopo la cocente sconfitta alle regionali di marzo di un ...