L’AQUILA – “E di nuovo la vita sembra fatta per te, e comincia domani, domani è già qui”.
Prima di proclamare la chiusura della 729esima Perdonanza Celestiniana, spegnendo il braciere sulla torre di Collemaggio, per dare così il via al corteo di rientro della Bolla, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, ha citato un breve passaggio della canzone ‘Domani’, dedicata al terremoto dell’Aquila e intonata sabato da Giuliano Sangiorgi, all’Aquila con i Negramaro.
“Bastano queste strofe – ha detto Biondi – per essere in pace rispetto alla Perdonanza e con sé stessi. Il concerto dei Negramaro è stato un capolavoro perché è stato un concerto-preghiera, un evento-nemesi, un percorso di riconciliazione con il destino e di accoglimento della rifioritura. Mentre la Bolla di Celestino continua ad essere il miracolo imperituro, patrimonio intoccabile della nostra città”.
“Se mi chiedessero di descrivere come siamo noi aquilani – ha detto ancora – direi che siamo fieri e innamorati della nostra città, anche se a volte ci strappa il cuore, come nel 2009. In questo amore per L’Aquila c’è tutto: le vittime indimenticabili del sisma; le pietre, vecchie e nuove, dove poggiamo gli sguardi melanconici, gioiosi, critici, ammirati; la dolcezza di alcune sere d’autunno e la crudezza degli inverni; l’azzurro unico del nostro cielo e l’aria così tersa che sembra lavata nell’Aterno, come facevano le nonne con le lenzuola; il centro storico che racchiude il nostro mondo fatto di storia nobile e bellezza prorompente; le istituzioni culturali e poi la Bolla del Perdono”.
“In questi anni – ha ricordato il sindaco – ci siamo impegnati per fare dell’Aquila un modello di affrancamento dalla marginalità, male oscuro delle aree interne, mettendo a sistema natura, innovazione, architettura, cultura, enogastronomia, trasformando le fragilità in opportunità di crescita. Abbiamo dimostrato che il racconto delle zone di montagna può essere cambiato”.
Tra le scelte strategiche, la rilettura creativa della memoria, l’apertura ai saperi, l’inclusione
. “Nei secoli trascorsi – ha detto ancora – ogni volta che c’è stato un terremoto gli aquilani hanno trovato la forza e l’ostinazione per rinascere”.
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