PESCARA: DOMENICO IMPERATO, UNA VITA IN MUSICA ”CANTO LE FORTI EMOZIONI DEL MIO MONDO”

di Alessandra Renzetti

4 Dicembre 2014 10:22

Pescara -

PESCARA – Può vantare il premio dedicato a Fabrizio De André ‘Parlare Musica’, il cantautore Domenico Imperato, giovane talento di origini pugliesi con un trascorso a Spoltore (Pescara).

‘Nino’, brano dalla forte intensità musicale ed emotiva, è il titolo con cui Imperato ha vinto il premio per la canzone d’autore a Roma.

Un importante riconoscimento per l’artista che nel luglio scorso ha pubblicato il suo primo album da solista ‘Postura Libera’ per New Model Lebel.

Si tratta di un concentrato di musica d’autore ed etnica, fresca e ricca di tropicalismo mediterraneo tra tradizione ed innovazione, musica pop e musica colta, che è stato registrato da Thiago Rabello e Rafa Barreto a San Paolo del Brasile, una terra che ha lasciato nel cuore di Imperato delle forti emozioni.

Quant’è stata importante Pescara nella sua vita?

Sono molto legato alla città di Pescara, è li che ho vissuto, anche se poi mi sono spostato a Roma per studiare; ma posso garantire che i miei affetti sono tutti a Pescara dove ho iniziato anche a suonare, le mie prime esibizioni, infatti, sono pescaresi.





Cosa rappresenta per lei realmente la musica oltre a una passione e forma d’espressione?

Negli ultimi cinque anni ho vissuto di musica quindi ormai è anche il mio lavoro principale; è ciò che mi piace fare ed è anche la cosa che mi riesce meglio e spero che nel futuro possa appagarmi ulteriormente.

Quando compone da cosa si lascia ispirare?

Soprattutto dalle forti emozioni, come direbbe Vasco Rossi ''..di pancia'', perché le canzoni più belle vengono fuori di getto: noi siamo antenne che devono cogliere situazioni che poi vanno riportate semplicemente su carta. È chiaro che negli anni si creano anche delle tecniche di scrittura dei testi, non sempre si scrive cogliendo l’attimo e queste tecniche sono quelle che richiedono più fatica perché vanno riviste continuamente, a volte creano insicurezza. Altre volte però nasce prima la musica, poi i testi che vanno adattati.

Ci sono delle situazioni in cui delle produzioni rimangano chiuse in un cassetto?

Sì e anzi è proprio il caso di ‘Nino’con cui ho vinto il premio ‘De Andrè’: la melodia era già chiara e scritta da tempo, l’avevo fatta ascoltare anche a degli amici cantautori però nessun testo per anni mi è sembrato adatto. Poi ho deciso di studiarci sopra ed è venuto fuori questo testo che s’intonava bene con la musica e finalmente la canzone s’è sbloccata soprattutto perché si tratta di una canzone legata a delle realtà che ho visto, quindi è legata a me, creata attraverso l’espirazione. Il testo l’ho scritto trascorrendo dei giorni sulla Majella, che amo ed in particolare a Campo di Giove, in provincia dell'Aquila.

Lei ha vissuto alcuni anni in Brasile, terra apparentemente allegra ma che ha molti problemi, cosa le ha lasciato questa esperienza?





Tante lezioni di vita. La permanenza in Brasile è stata una forte esperienza: si tratta di un paese che riesce a stregare la gente e personalmente mi ha ispirato anche artisticamente. È un paese generoso, e profondamente allegro, ma non mancano le realtà difficili che vengono affrontate in maniera semplice e spontanea contrariamente a noi europei che per esempio spesso ci complichiamo la vita. Io ho un’affinità elettiva con questo paese e li ho conosciuto anche musicisti che mi hanno aiutato a comporre il mio disco in quanto mi hanno arricchito ed influenzato.

Nel 2013 ha composto un omaggio all’Aquila, un inno alla ricostruzione. Cosa l’ha spinta?

Da abruzzese anch’io mi sento ferito, come tutta la regione da questa triste realtà; in particolare ho vissuto una strana coincidenza: nel 2009 ero in Brasile e proprio nella settimana in cui sono tornato in Abruzzo c’è stato il terremoto; il mio ritorno in Brasile era previsto proprio due giorni dopo e m’è scesa nel cuore una tristezza infinita, non volevo ripartire, ma per lavoro dovevo. Presi l’aereo che faceva scalo a Londra e mentre aspettavo l’altro per il Brasile in aeroporto c’erano degli enormi schermi che trasmettevano le immagini dell’Aquila ferita. Io con questa città ho un forte legame affettivo perché ho lavorato con il Teatro Stabile dell’Aquila ed è in quell’occasione che ho iniziato a lavorare professionalmente con la musica e ad avere grandi soddisfazioni.

Quando pensa all’Aquila, cosa le viene in mente?

Mi viene in mente che L'Aquila è una città che ha subito ingiustamente questo dolore fortissimo, ma penso anche che gli aquilani sono tosti, si alzano la mattina e creano intorno alla loro città una catena umana, anche di fronte all’abbandono da parte delle istituzioni loro non lasciano sola la loro terra.

 

 

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