“PESCARABRUZZO, A QUESTO PUNTO…INCARICO A VITA”. L’IRONIA DI D’ALFONSO SU MATTOSCIO

IL SENATORE DEL PD ESCE ALLO SCOPERTO NELLA SUA OFFENSIVA ALLA CONQUISTA DELLA POTENTE FONDAZIONE: SPUNTA LETTERA DI AGOSTO IN CUI CHIEDE PASSO INDIETRO A PROFESSORE IN SELLA DAL 1996. IERI L'ANNUNCIO DI ESPLOSIVA CONFERENZA STAMPA PER LUNEDI' PROSSIMO, PER "FAVORIRE LA CONOSCENZA E LA COMPRENSIONE DI TUTTO QUANTO AVVENUTO NEGLI ULTIMI 25 ANNI". NEGATO L'UTILIZZO DELLA SALA CONFERENZE DELLA SEDE DELL'ORGANISMO

13 Gennaio 2022 12:25

Regione - Abruzzo, Politica

PESCARA – “Al limite, non sarebbe meglio rivedere lo statuto della Fondazione Pescarabruzzo per prevedere che ti sia conferito un incarico a vita, se è così necessario che sia proprio tu a governarne vita e destini? Ricordo che il professor Gianfranco Miglio, nella seconda lezione che tenne a Teramo, ci spiegò che gli incarichi a vita nella città di Roma erano due, quello di Governatore della Banca d’Italia e quello di Papa, con la valenza universale che ha quel  ministero”.

E’ nella sferzante ironia che il senatore ed ex presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, ha inteso intingere la penna per vergare una lettera, datata 10 agosto scorso, “all’Illustre e Colendissimo” professor Nicola Mattoscio, presidente della fondazione Pescarabruzzo da 25 anni, come presidente dal 1996 ad oggi e con una parentesi come segretario generale dal 2016 al 2020, e con scadenza nel 2023.

La missiva, venuta in possesso di Abruzzoweb, non fa che confermare l’offensiva lanciata dal senatore, che è stato anche sindaco di Pescara e presidente della Provincia, alla conquista di un organismo che ha un patrimonio netto di 206 milioni, e all’attivo 47 milioni per finanziare le più svariate attività sociali, culturali e territoriali. Martedì Mattoscio è stato messo “sotto processo”  nell’audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario dove a scagliarsi contro il presidente della Fondazione è stato  il senatore M5s  Elio Lannutti, presidente onorario dell’associazione Adusbef, componente della commissione presieduta da D’Alfonso, e da insistenti voci, da quest’ultimo armato e ispirato.

E D’Alfonso, finora silente e defilato, è poi uscito allo scoperto, con una lettera inviata ieri
a Mattoscio e anche alla presidente della Commissione d’Inchiesta, la pentastellata Carla Ruocco, ai componenti della stessa, oltre a Lannutti , i senatori Andrea De Bertoldi e Mauro Laus e al deputato abruzzese, Antonio Martino, al presidente dell’ associazione di fondazioni e di casse di risparmio (Acri), Francesco Profumo, in cui il senatore chiede di utilizzare la sala convegni della Fondazione per lo svolgimento di una conferenza stampa lunedì 17 gennaio alle ore 11, “per illustrare il suo patrimonio conoscitivo sulla fondazione” e “per far favorire la conoscenza e la comprensione di tutto quanto avvenuto negli ultimi 25 anni”.

E in cui si rinnova la richiesta, già espressa nella lettera del 10 agosto, di valutare “novazioni normative che risolvano gli stati di necessità che l’hanno costretta a restare lungamente vertice della fondazione, anche attraverso il tortuoso processo di mutamento di ruoli di subentri sé stesso”.

Mattoscio però ha risposto negando l’utilizzo della sala conferenze, motivando il diniego con “un verbale di accertamento del comando dei Vigili del fuoco di Pescara, relativo alla piena agibilità della sala convegni, e dalla necessità di approfondimenti tecnici in corso, finalizzati alla realizzazione degli adeguamenti resi necessari ai sensi della legge”

“Nell’esprimere il dispiacere della fondazione per l’essere venuto meno si spera solo momentaneamente di uno dei tanti servizi reali oltre a quelli erogativi che abitualmente assicura a tutta la comunità di riferimento si porgono cordiali saluti”, ha aggiunto Mattoscio.

Una richiesta, dal tenore senz’altro provocatorio all’attacco, in piena continuità con i contenuti della lettera di agosto: per D’Alfonso la Fondazione ha bisogno di un cambio della guardia, riconoscendo “gli indubbi meriti” a Mattoscio, ma anche per “mettere in luce i limiti, di schiudere la porta a un futuro che permetta alla Fondazione di raggiungere nuovi traguardi nell’interesse della comunità”.

Del resto la Fondazione, non è certo un mistero, fa gola, nel senso nobile del termine, non solo a D’Alfonso, visto la quantità di denari e iniziative che può mettere in campo, con una potenza di fuoco superiore anche a quella del Comune e forse della regione, che ha erogato dal 2012 38,6 milioni e  che gestisce l’Imago museum, da poco inaugurato alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il collegio residenziale per studenti e per ricercatori, il Polo culturale polivalente di alta formazione, il Polo specialistico per l’attività libraria, l’Istituto superiore per le industrie artistiche, la Pescara film commission, Cittadella dell’accoglienza, avviata nel 2013 in partnership con la Caritas di Pescara.

A maggior ragione in vista della fusione, per quanto contrastata, di Pescara, Spoltore e Montesilvano, in una unica amministrazione comunale, la Grande Pescara. Dove l’avere una qualche influenza sulle scelte messe in campo dalla fondazione può risultare decisivo.

D’Alfonso, anche per il ruolo istituzionale che ricopre, quello di presidente della commissione Finanze e Tesoro, non è mai uscito pubblicamente sulla questione, e lo farà dunque lunedì prossimo, in una conferenza stampa che si annuncia esplosiva, che si tenga o meno nella sede della fondazione, come richiesto dal senatore.

Fa eccezione a questo proposito una terza lettera dell’11 novembre, resa pubblica dal quotidiano Il Centro in cui chiedeva a Mattoscio di destinare in somma urgenza un contributo straordinario per l’associazione di volontariato Ceis.





A mettere intanto sotto assedio la fondazione, come detto è stato intanto in questi mesi Lannutti, che in due interrogazioni parlamentari ha messo in dubbio la  trasparenza dell’operato della fondazione, e ha stigmatizzato la mancanza di alternanza al suo vertice.

Martedì scorso è andato poi in scena lo scontro diretto nella audizione in Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, nell’ambito di una verifica complessiva dell’operato tutte le fondazioni italiane. Di fatto però un “processo” a Mattoscio, incalzato  e assiduamente punzecchiato da Lannutti, non soddisfatto delle risposte contenute nel corposo dossier da Mattoscio presentato, in quanto non ci sono dati antecedenti al 2012, e che è arrivato ad evocare, con l’arma retorica delle citazioni non certo causali,  il  “lato nascosto ed oscuro della filantropia”, e “criteri non disinteressati con cui verrebbero fatte le erogazioni”.

Mattoscio ha risposto delle rime, difendendo a spada tratta il suo operato, rivendicando l’anomalia, tra tutte le fondazioni bancarie, del suo essere autonomo e indipendente “e questa è stata la fortuna della fondazione, che non ha dovuto dare conto a interferenze, pressioni e interferenze, alla malapolitica delle province italiana”, ha rivendicato. Spiegando che il suo permanere alla guida della fondazione, in astratto “non è eticamente giusto”, ha ammesso, ma stato determinato da “stati di necessità”, come  le precarie condizioni di salute  della presidente Nicoletta Di Gregorio, che ha lasciato la presidenza a metà 2020, e, ancora, e soprattutto “per difendere l’autonomia della fondazione”; tenuto conto che “non avrei nessun interesse privato e professionale,  di smania di esercizio di potere, visto che avrei ben altre platee per farlo”. E soprattutto  lanciando fendenti anche contro D’Alfonso, ricordando che quando era presidente della Regione, nel 2018,  ha fatto “una conferenza stampa nella sua sede istituzionale qualche settimana prima della conclusione del suo mandato per informare la stampa e l’opinione pubblica, all’insaputa della Fondazione, che 810mila euro sarebbero stati  da noi resi disponibili,  per il restauro di una filanderia”. Citando poi la sua richiesta di erogazione a favore di un’associazione no profit Ceis.

LA LETTERA DEL 10 AGOSTO

Questo dunque lo status quo del conflitto. Tornando alla lettera del 10 agosto, a cui non è dato a sapere se Mattoscio abbia risposto e come, D’Alfonso, con consumato talento retorico, non ha mancato di impreziosire il testo di captatio benevolentiae, come quando ha affermato che “la Fondazione che di sicuro a Pescara non ha fatto male, anzi aggiungo che più volte ho detto che ha fatto bene”, ma poi non ha risparmiato frecciate rilievi critici, tutte focalizzati sull’eccesso di permanenza ai vertici dell’istituto da parte di Mattoscio.

“Non sono più in grado di richiamare alla mia vigile memoria il numero esatto dei tanti anni che hai donato, e seguiti a donare – ha scritto infatti D’Alfonso -, alle attività del credito e della Fondazione di origine bancaria Pescarabruzzo, malgrado la doppia fatica che hai dovuto assumere facendo coabitare questo impegno con quello di professore ordinario all’Università e con molti altri ruoli e presidenze. Deve essere comunque un numero molto grande, i bambini direbbero “un numero così grande”, tanto da far pensare che tu debba essere stato in qualche modo costretto a protrarre tanto a lungo una simile fatica, anche perché ricordo che in un tempo molto remoto tu andavi sostenendo la tua candidatura per tale compito, mettendo in luce soprattutto l’eccessiva, insostenibile durata del mandato dell’avvocato Sartorelli alla guida della principale realtà credito e del risparmio in questa nostra provincia di Pescara. Me ne ricordo bene, malgrado stiamo parlando ormai di epoche quasi anteriori all’inizio dei tempi, perché ero tra coloro che sollecitavi, con Gianni Melilla e con Antonio Dandolo, perché si prendesse coscienza nella classe dirigente locale che  un simile potere non poteva ignorare ragionevoli e stringenti limiti temporali.”.

Messo a segno il primo affondo, prosegue D’Alfonso:  “Di certo fosti convincente e riuscisti a vincere quella partita, forse dimenticando da quel momento in poi l’argomento principale che avevi sollevato in fase di candidatura. Successivamente ho visto che hai anche alternato il ruolo di Presidente con quello di Segretario Generale, in un cambio di caselle e di casacche, di successioni e di subentri, restando sempre al centro del governo della Fondazione e delle attività  che il suo patrimonio consente di svolgere”.

Un espediente che per il senatore ricorda “gli scambi di ruolo tra Putin e Medvedev in Russia”, dove pure  “si è arrivati a un punto di stallo, e credo che anche tu non debba essere più costretto  ad alternare ulteriormente il ruolo di Presidente con quello di Segretario generale, anche perché temo che questo tipo di attività possa farti smarrire la tua identità, correndo anche il rischio, prima o poi, di fare male, e questo spero proprio che non accada; devi essere aiutato ad essere  una cosa sola altrimenti c’è il caso che tu possa sbagliare in qualcosa, e non credo che sia giusto si debba arrivare a un fatto eccezionale per costringerti a fare una sola cosa o, addirittura, a  cessare di farle tutte”.

Da qui la sarcastica proposta: “Al limite, non sarebbe meglio rivedere lo statuto della Fondazione Pescarabruzzo per prevedere che ti sia conferito un incarico a vita, se è così necessario che sia proprio tu a governarne vita e destini? Ricordo che il professor Gianfranco Miglio, nella seconda lezione che tenne a Teramo, ci spiegò che gli incarichi a vita nella città di Roma erano due, quello di Governatore della Banca d’Italia e quello di Papa, con la valenza universale che ha quel ministero. Negli anni successivi abbiamo visto che, a causa di alcune esagerazioni, guidare la Banca d’Italia non è più un incarico a vita per tempo, e persino nella costituzione materiale del diritto canonico abbiamo visto che nei fatti la stanchezza può prendere il sopravvento nel ministero petrino, da cui la grande rinuncia che ha sconvolto il mondo nel 2013 e l’arrivo di Papa Francesco”.

“Non penso, quindi, che questo sia un tempo per incarichi a vita, ma se necessario prevediamolo in una norma, evitando che tu debba essere costretto di prassi a un nuovo cambio di ruoli per seguitare a durare – ha proseguito D’Alfonso -. Soprattutto, mi chiedo se sia possibile confrontarci sulla consistenza, anche statutaria, e sull’operato di una Fondazione che di sicuro a Pescara non ha fatto male, anzi aggiungo che più volte ho detto che ha fatto bene, ma poiché anche altrove le fondazioni hanno fatto benissimo, come per esempio a Milano dove sembra quasi scomparso il bisogno degli ultimi, con modelli di governo di solida legittimazione democratica, ti domando: cosa possiamo fare affinché anche la Fondazione Pescarabruzzo risulti contendibile dalle offerte culturali e sociali che vengono dal ricco e vivace tessuto delle nostre città?”

“Io su questo vorrei parlarti frontalmente, ma non voglio ricreare quel sistema gelatinoso stabilitosi a suo tempo nella Camera di Commercio che io ho tanto criticato, voglio confrontarmi pubblicamente con te, come si fa tra componenti di una classe dirigente orientata da un pensiero liberale e dal senso della responsabilità delle sue azioni. Credo che sia il tempo di riconoscere i meriti, di mettere in luce i limiti, di schiudere la porta a un futuro che permetta alla Fondazione di raggiungere nuovi traguardi nell’interesse della comunità”, conclude il senatore.

LA RICHIESTA DEL SOSTEGNO ECONOMICO AL CEIS

Non si ha notizia sul fatto che questo confronto richiesto da D’Alfonso ci sia stato, almeno privatamente. E il senatore come già ricordato non ha mai detto nulla sulla vicenda.





E’ diventata però di dominio pubblico la sua lettera, inviata  l’11 novembre a Mattoscio nella qualità di presidente, segretario generale della fondazione e poi anche al “Grande Ufficiale Nicolino Mattoscio Responsabile dei procedimenti Documentali”, nonchè per conoscenza al prefetto di Pescara Giancarlo Di Vincenzo, al direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera, aquilano, e ad Anna Durante,  presidente Ceis.

In essa D’Alfonso chiede “un’azione speditiva, congruente e proporzionata” da parte della Fondazione a favore dell’associazione di volontariato Ceis, con oltre 40 anni di attività  a favore dei più deboli e che “oggi non riesce a pagare gli stipendi per l’insopportabilità dei costi fissi”.

“Nei giorni scorsi, con una significativa delegazione del Senato – spiega D’Alfonso -, abbiamo incontrato il mondo del terzo settore di Pescara e provincia e abbiamo rilevato, purtroppo, che ci sono delle realtà invalidate dalla notevole attività svolta; infatti, nonostante la quantità e la qualità di diritti che riescono a garantire a coloro i quali hanno di meno, a coloro i quali sono senza fissa dimora e sono veramente gli ultimi, le società di prossimità e solidarietà di cui sto scrivendo, vivono una condizione di affanno demolitivo dal punto di vista finanziario, strutturale e organizzativo”.

C’è dunque “l’assoluta urgenza che chi può, in questa città e provincia, si faccia carico di un contributo straordinario, che formalmente richiedo come primo interlocutore alla Fondazione di origine bancaria denominata PescarAbuzzo, andando oltre bandi e regolamenti poiché, se non si fa un intervento straordinario, quella realtà associativa irripetibile muore, poiché destinata concretamente a chiudere e ad interrompere la sua fondamentale attività.

“Do per certo che a questa lettera non si risponda né con l’indifferenza, né con un atteggiamento burocratico che indichi bandi e procedure riguardanti la normalità della vitalità culturale della provincia di Pescara. Si fa richiesta per un’azione speditiva, congruente e proporzionata a sostegno delle attività irrinunciabili del CEIS di Pescara. Perché dico questo? Perché so che quando un’idea convince il vertice di questa Fondazione alla quale sto scrivendo, le operazioni si fanno e vengono assunte e assegnate le relative congruenti risorse, senza alcun confronto con nessuno, com’è giusto che sia, mi si potrebbe rispondere, assumendosi la più piena responsabilità.

“Chiedo un’azione di responsabilità da parte di chi presiede da tanti anni la Fondazione PescarAbruzzo con l’adozione conseguente di un’azione concreta, speditiva nel senso di immediata, in linea con quello che serve, senza gesti di sensibilità estetica. Scrivo questa lettera non nella veste di Senatore della Repubblica, ma nella consapevolezza che posso esprimere in ragione dei ruoli ricoperti di Sindaco della Città capoluogo di Pescara, di Presidente della Provincia di Pescara e di Presidente della Giunta regionale dell’Abruzzo, nel periodo complessivo intercorrente tra il 1995 e in attesa di conoscere il riscontro che si ritiene a questo foglio, concepito nel pieno di una campagna di ascolto delle realtà del Terzo Settore veritiero di Pescara e provincia, approfitto per porgere e far arrivare gli auguri del lavoro che si ritiene di portare a termine”.

L’ANNUNCIO DELLA CONFERENZA STAMPA 

Ad ogni buon conto promette di essere esplosiva la conferenza stampa, che si svolga o meno nella sede della Fondazione, annunciata da D’Alfonso.

“Pregiatissimo presidente- esordisce D’Alfonso -, con la presente mi onoro di richiederle di poter utilizzare la sala convegni della fondazione Pescarabruzzo in Corso Umberto a Pescara Per lo svolgimento della conferenza stampa che si terrà lunedì 17 gennaio alle ore 11. La conferenza stampa riguarderà comunicazioni col dovere di Forlì nella mia attuale funzione di senatore della Repubblica è eletto in Abruzzo e quale ex presidente della provincia di Pescara della Regione Abruzzo non che già sindaco di Pescara, riguardo al mio patrimonio conoscitivo sulla fondazione pescarabruzzo anche alla luce di quanto da lei riferito ieri nel corso della sua dizione di fronte alla commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario”

“Avverto la necessità di farmi carico di questa iniziativa – argomenta D’Alfonso -, sia per meglio favorire la conoscenza e la comprensione di tutto quanto avvenuto negli ultimi 25 anni, sia per contribuire alla luce dei fatti a rendere meno rilevante l’attenzione che ho avvertito opprimerLa, nel corso della richiamata audizione: siamo tutti servitori del bene pubblico e soprattutto in questo momento è prezioso che nessuno si rovini la salute pur negli oneri dei ruoli che svolge”.

“Al riguardo, richiamando una lettera che le ho scritto quest’estate, rinnovo la mia disponibilità a valutare l’ideazione e la proposta di novazioni normative che risolvano gli ‘stati di necessità – prosegue D’Alfonso -, che l’hanno costretta a restare lungamente vertice della fondazione, anche attraverso il tortuoso processo di mutamento di ruoli di subentri sé stesso. Credo infatti che la necessità sia un solido fondamento per la legge e che non si debba chiedere a nessuno di comprerà acrobazie per realizzare quanto strettamente necessario!.

“Su questo e su molti altri temi ci sarà senz’altro modo di confrontarsi in un incontro pubblico che torno a sollecitarLe come opportuno e nei tempi che crederà migliori. Nel frattempo confidando nella sua autorizzazione all’uso della sala convegni della fondazione per lo scopo sopra descritto, le porgo i miei più cordiali saluti”, conclude il senatore. Berardino Santilli e Filippo Tronca

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