PIANO RIENTRO ASL TERAMO: DI GIOSIA ACCUSA REGIONE, “NOI VIRTUOSI, PREMIATO CHI HA PIÙ DEFICIT”

FOCUS SU DOCUMENTO DEL DG CON MISURE DA 21,1 MILIONI PER CONTENERE PASSIVO DI FINE ANNO A 32,8 MILIONI. CONTESTATA MAXIMANOVRA DELLA MAGGIORANZA DI MARSILIO DA 122 MILIONI CHE HA ATTINTO, PER LA META DELLA CIFRA DALLA "CASSA COMUNE" DELLA SANITA'

18 Luglio 2024 08:39

Pescara - Sanità

TERAMO – La Asl di Teramo, negli anni è stata “la più virtuosa delle quattro in Abruzzo”, eppure ha subìto “una ripartizione assolutamente sperequato e penalizzante del fondo sanitario regionale”, visto che dal 2015 al 2019 ha fatto sì che le ripartizioni “sono state effettuate in base al criterio della spesa storica supportando di riflesso le aziende che in continuavano a sostenere costi sempre maggiori ed erano in perdita”. E anche quando si è trattato di ripianare il deficit del 2023 la Regione Abruzzo ha attinto per oltre 60 milioni dal fondo della Gestione sanitaria accentrata (Gsa), peccato però che la Asl di Teramo ha fatto solo 7 milioni di debito. E ancora, “contrariamente a quanto accade per altre Asl, da molti anni non ci sono assegnazioni in conto capitale per l’investimenti  per interventi di messa a norma antincendio e acquisti di grande attrezzature”.

Nel presentare lo scottante documento con il piano di rientro da attuare quest’anno  per evitare che il deficit raggiunga cifre insostenibili, anche il direttore generale della Asl di Teramo, Maurizio di Giosia, rinnovato ad agosto 2023 e in quota Lega, punta il dito contro la Regione Abruzzo, il suo datore di lavoro, per i criteri di ripartizione dei fondi Fsr, che vedono la sua azienda penalizzata. Lo stesso, come evidenziato da Abruzzoweb aveva fatto il dg della Asl provinciale dell’Aquila, Ferdinando Romano, lamentando, questa volta, che la ripartizione pro capite non tiene conto della estensione territoriale di una provincia in buona parte montana, con costi per garantire i servizi sanitari necessariamente più elevati.

Anche alla Asl di Teramo è dunque arrivato il tempo di stringere la cinghia, e si legge nel documento venuto in possesso di questa testata, senza contromisure nel corso del 2024, il debito schizzerà a 52,9 milioni di euro dai 7,7 del 2023. Un salto sicuramente sorprendente.

Si impone dunque una manovra correttiva, da circa 20,1 milioni, per contenere il deficit a 32,8 milioni. Che prevede risparmi su medicinali, dispositivi, manutenzioni e acquisti apparecchiature rinviate a 2025, dimezzamento del fondo rischi, la chiusura delle sedi ex guardia medica e varie altre voci.

Questo dopo che in forte passivo, 122 milioni in totale, sono stati chiusi i conti delle quattro Asl nel 2023, ma con la Asl di Teramo quella come detto messa meno peggio: 7,7 milioni, contro i 46,1 milioni della Asl aquilana, i 41,9  milioni della Asl chietina, e i 26,6 milioni di euro e la Asl di Pescara.

Situazione che ha imposto una maxi manovra correttiva di 68,5 milioni di euro attingendo anche dal Tfr dei dipendenti, dagli incassi delle tasse regionali, e dai fondi accantonati per i contenziosi giudiziari. Attingendo per l’altra dalla cassa comune della sanità, ovvero dal fondo della Gestione sanitaria accentrata (Gsa).

Un passaggio che certo, dopo aver magnificato in campagna elettorale l’eccellenza della sanità abruzzese , si sarebbe volentieri risparmiato la maggioranza di Marco Marsilio, di FdI, riconfermato per un secondo storico mandato a marzo, e dell’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì, rientrata in giunta come esterna, dopo aver perso le elezioni con la lista del Presidente, alla quale è approdata lasciando la Lega.

Il tutto sotto la spada di Damocle di un nuovo commissariamento da parte del Ministero, e dell’obbligo di aumentare al massimo le aliquote delle tasse regionali. E con il consiglio regionale che ha di fatto “commissariato” la giunta, pretendendo di avere un ruolo attivo e non solo di passacarte sulle scelte da adottare per rimettere a posto i conti, su iniziativa di Paolo Gatti, di Fdi, presidente commissione Sanità, e Lorenzo Sospiri di Forza Italia, presidente Consiglio regionale.





Tornando al report della Asl di Teramo: prima di elencare le misure che si intende adottare per abbattere il deficit, si affronta polemicamente il nodo dei criteri di ripartizione.

Il ragionamento è che il deficit aziendale del 2023 è stato oggetto di ripiano con una quota pari a oltre 60 milioni di euro attraverso  risorse del bilancio regionale, Altri 60 però attraverso le risorse della Gsa, dunque inerenti al perimetro sanitario.

“È di tutto evidenza che se la quota Gsa relativa alle risorse al perimetro sanitario fosse stata ripartita tra le quattro aziende sanitarie quella di Teramo avrebbe ragionamenti chiusi in avanzo il bilancio 2023”, avrebbe avuto risorse anche in vista di potenzialità avanzi per il 2024.

Un modus operandi, “penalizzante per il sistema sanitario della provincia di Teramo, privo di qualsiasi criterio di coerenza con i criteri assegnati invece dallo stato alla Regione un sistema sostanzialmente pro capite. E basti rilevare quale dato significativo che negli ultimi tre anni si è registrato un incremento medio dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie, operai e impiegati del 16%.”

Ma andando all’indietro, si contesta che dal 2015 al 2019 le ripartizioni dei fondi Fsr per la sanità,  sono state effettuate in base al criterio della spesa storica supportando di riflesso le aziende che   continuavano a sostenere costi sempre maggiori infatti non solo chi chiudeva in perdita l’anno successivo vedeva incrementarsi l’assegnazione regionale è stato il criterio ripartito dal Fsr basato sulla spesa storica.

Le perdite di esercizio delle altre parole, “i nostri utili conseguiti sono stati destinati al ripiano delle perdite delle altre aziende  sanitarie”.

Si prende poi atto che “dopo anni di tale divario tra i risultati delle Asl abruzzesi a partire dall’anno 2020 sono stati assegnati i fondi in coerenza con il criterio della quota pro capite, ma a a differenza della Asl di Teramo,  sono state le altre Asl hanno beneficiato anche dei ripiani delle perdite”.

Questo perché, detto in soldoni, ai fondi pro capite andrebbero aggiunti quelli per ripianare i debiti, e la Asl di Teramo ne aveva meno di altri, e dunque complessivamente ha ricevuto meno soldi.

E questo ora alla Asl di Teramo “comporta difficoltà nella riduzione dei debiti, difficoltà nel rispetto dei tempi di pagamento, potenziali interessi di mora comunque inferiore alle altre tre ASL, il ricorso anticipazioni di cassa”.

Ma non è tutto oltre alle effettive minori assegnazioni si segnala l’importante ulteriore criticità qual è la mancanza di assegnazione per investimenti, “contrariamente a quanto accade per altre Asl, da molti anni non ci sono assegnazioni in conto capitale per l’investimenti  per interventi di messa a norma antincendio e acquisti di grande attrezzature”.





Veniamo dunque alle manovre correttive indicate.

Intanto si rinvia al 2025  lavori di manutenzione straordinaria per 1 milione di euro, l’acquisto   attrezzature sanitarie e altre categorie per 4,2 milioni.

Altra voce su cui incidere è quella dei prodotti farmaceutici ed emoderivati, con una riduzione di 2, 2 milioni, attraverso il coinvolgimento dei clinici e farmacisti, con maggiore utilizzo di farmaci biosimilari con particolari riferimento all’area neurologica, dermatologica, nefrologica ed oculistica, e per patologie oncologiche.

Altri 600mila euro si intende risparmiarli a parità di prestazione sulle protesi ortopediche, vascolari e cardiache, sui dispositivi per la dialisi, sullo strumentario chirurgico pluriuso utilizzato per la robotica.

Si intende poi risparmiare quasi 1,4 milioni di euro nel capitolo servizi, e nelle tabelle fornite compaiono le voci “appalti”, “utenze”, “consulenze”, “rimborsi”,   “altri servizi sanitari e non”.

Vi sono poi 4,6 milioni di euro a valere sugli accantonamenti dimezzando sostanzialmente l’importo previsto.

Ed ancora 600mila euro arriveranno dal capitolo della medicina di base, con un nuovo accordo aziendale, prevedendo il contenimento dei costi connessi alla dotazione software, al personale amministrativo ed infermieri, nonché con la chiusura delle sedi nella giornata di sabato.

Altri 200mila  euro verranno risparmiati con “l’appropriatezza prescrittiva degli specialisti ospedalieri in ambito di farmaceutica convenzionata”.

Si procede poi alla soppressione delle sedi ex guardia medica, ritenuto “attualmente prioritario per l’interesse pubblico, una efficiente gestione risorse se la guardia del contempo la garanzia di assistenza sanitaria territori coinvolti.

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