PISCINA DI LECCE NEI MARSI E PRESIDENZA FEDERNUOTO: MARSILIO E QUAGLIERI UNITI PER RAMPELLI

PRESIDENTE REGIONE APPOGGIA LEADER CORRENTE GABBIANI DI FDI NELLA SUA CORSA, E PER INVALIDARE VOTO DI DOMANI 7 SETTEMBRE CON UNICO CANDIDATO BARELLI DI FI. RUOLO ASSESSORE AL BILANCIO, CON DELEGA ANCHE ALLO SPORT DETERMINANTE, DA QUI IL SOSTEGNO NELLO SCONTRO SUI FINANZIAMENTI AD HOC NELLA LEGGE DI ASSESTAMENTO.

6 Settembre 2024 09:58

Regione - Politica

L’AQUILA  – Ci sarebbe un nesso sottile, e se vogliamo sorprendente, tra la partita, a livello nazionale, per la presidenza della potentissima Federazione Italiana nuoto, con le elezioni previste per domani, e la oramai famigerata piscina, fatta finanziare con 350mila euro a Lecce nei Marsi, e solo in quel comune marsicano, nella legge di Assestamento, dall’assessore al Bilancio Mario Quaglieri, di Fdi,  difeso e protetto dal presidente Marco Marsilio, contro le levate di scudi e i malumori dentro il loro stesso partito, e anche nella maggioranza di centrodestra confermata il 10 marzo.

Accade infatti che quella prestigiosa carica è ambita dall’ex nuotare Fabio Rampelli, vice presidente della Camera di Fratelli d’Italia, escluso dalla corsa, dove ai nastri di partenza c’è solo l’uscente Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, che però dovrà raggiungere il quorum del 67%, E Rampelli è il leader della corrente dei Gabbiani, minoritaria ma molto agguerrita nel partito di Giorgia Meloni. Ad appoggiare Rampelli sarebbero stati finora i tre esponenti di spicco dei Gabbiani in Abruzzo, ovvero proprio Marsilio e Quaglieri, oltre al segretario regionale di Fdi, il senatore Etel Sigismondi.  E in questa partita diventa decisivo in particolare il ruolo di Quaglieri, che ha anche la delega allo Sport, e che dunque ha un ascendente politico e una capacità di convincimento sui comitati, i tecnici e atleti che manderanno delegati regionali a Roma alle elezioni di domani.

Alla Federnuoto che festeggia le tante medaglie conquistate alle olimpiadi di Parigi, la sfida per Rampelli è però tutta in salita, ma non chiusa. Candidato unico alle elezioni, dopo 24 anni di presidenza ininterrotta, è infatti ancora una volta Barelli, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio, e questo perché Rampelli è stato escluso dalla corsa per un vizio di forma nella presentazione della candidatura, e dopo che sono stati respinti i suoi ricorsi dal Tribunale federale e poi dalla  Corte di appello della Federnuoto, e infine, ieri, anche  dalla terza sezione del Collegio di Garanzia del Coni. L’assemblea elettiva della Fin si svolgerà quindi come previsto domani con l’attuale presidente Barelli candidato unico.

Se però Barelli non raggiungerà il quorum del 67%  le elezioni saranno nulle, e Rampelli potrà ricandidarsi per la nuova competizione, che sarà indetta dopo 60 giorni, il 7 novembre.

Nel primo mandato da presidente secondo fonti politiche interne Marsilio è stato attento per non esporsi troppo con Meloni, in termini di militanza nella corrente di minoranza, ora però lo scenario è cambiato. Va anche ricordato che Rampelli è stato molto  presente nella campagna elettorale delle regionali in Abruzzo, in particolare a sostegno di Quaglieri.

Marsilio, romano di nascita e abruzzese d’origine, intrattiene del resto con Rampelli una decennale vicinanza politica e una amicizia personale, e si è prodigato anche lui per fargli vincere la partita delle Federnuoto, e la battaglia per espugnare il feudo di Barelli, che dura da un quarto di secolo. E pertanto Quaglieri è diventato determinante.  Fondamentale anche fino alle ultime ore utili, convincere quanti più elettori possibili a disertare le urne o votare scheda bianca, e dare il benservito a Barelli. Da qui la decisione, questo si dice almeno dentro Fdi da parte di cui è informato di tali dinamiche, di assecondare anche le sue prese di posizione in sede di legge di Assestamento di Bilancio.

Marsilio, nella riunione di maggioranza di Francavilla al Mare ha infatti imposto al capogruppo Massimo Verrecchia e ai consiglieri del suo partito di ritirare gli emendamenti alla legge di Assestamento che volevano cancellare i finanziamenti di Quaglieri da 700mila euro “mirati” e “inopportuni”,  oltre che per la piscina, anche per il cimitero di Secinaro e per il Museo di Avezzano, e ha concesso un budget anche a Forza Italia e Lega per presentare loro emendamenti. Il tutto approvato nella seduta di martedì 27 agosto, con le opposizioni che hanno abbandonato l’aula per protesta, in un passaggio politico che però è stato viziato da forzature, che hanno lasciato strascichi in maggioranza.

“Ma al presidente Marsilio non sarebbe convenuto restare super partes, senza prendere le difese in modo così evidente di Quaglieri?”, si era infatti chiesto qualche esponente del centrodestra, e alle luce di quando illustrato, tutto invece appare lineare e dotato di logica:  da politico abile e d’esperienza quale è, a Marsilio ora conviene tenersi buono Quaglieri anche per la causa del Federnuoto e della corrente dei Gabbiani,  senza andare troppo per il sottile, perché tanto si è ad inizio della seconda legislatura e ci sarà tutto il tempo per ricucire lo strappo con il capogruppo Verrecchia, e riportare pace ed armonia in Fdi. Quaglieri è sotto processo con l’accusa di peculato per l’uso improprio di un cellulare del Comune di Trasacco, di cui è stato sindaco Filone dell’inchiesta della Procura dell’Aquila, sul presunto conflitto di interessi per il suo doppio ruolo di medico chirurgo presso una clinica privata e di assessore regionale al Bilancio.





Entrando nel dettaglio della partita della presidenza della Federnuoto, Rampelli, in passato promessa del nuoto italiano, che ha partecipato ai campionati del mondo di Berlino del 1978,   si è visto a inizio agosto respingere la candidatura alla presidenza, per averla presentata oltre i termini e con vizi di forma. Ha fatto dunque ricorso al Tribunale federale della Federnuoto, sostenendo che oltre i termini “c’è stata solo la rettifica a una presentazione inoltrata entro la scadenza”. Facendo poi notare che la decisione dell’esclusione, è stata presa dal segretario generale, direttamente nominato dal presidente uscente, ovvero da Barelli, anche lui venti volte campione italiano e protagonista alle Olimpiadi del 1972.

Il 17 agosto però il Tribunale federale ha respinto il suo ricorso, confermando che la presentazione della candidatura è stata viziata da “reiterati errori” e ciò “induce con certezza ad affermare che non può utilmente invocarsi il principio della scusabilità, attese le molteplici circostanze di irregolarità, tali da non aver di fatto comportato nessuna ricezione da parte della Fin di valida e tempestiva candidatura sul modulo disponibile”.

Non domo, Rampelli si è dunque rivolto alla Corte di Appello della Federnuoto, che però il 27 agosto ha anch’essa respinto il ricorso, ritenendo “condivisibile quanto affermato dal Tribunale di primo grado”, e  ritenendo “corretta e legittima la procedura seguita che porta alla esclusione della candidatura del reclamante”.

Rampelli si è dunque rivolto al Collegio di garanzia del Coni, chiedendo in via cautelare di disporre la sospensione della convocazione dell’Assemblea elettiva del 7 settembre e di disporre una nuova data. Mentre nel merito ha chiesto di disporre l’annullamento della decisione della sua incandidabilità. Ieri la doccia fredda: la Terza Sezione del Collegio di garanzia, presieduta da Massimo Zaccheo, ha respinto l’istanza cautelare di Rampelli, e dunque le elezioni si terranno con la candidatura unica di Barelli.

Rampelli  già dopo la bocciatura da parte del Tribunale federale aveva commentato causticamente: “ciò dimostra quanto sia distorto il sistema che ho dichiarato di voler riformare. Nella giustizia sportiva funziona come se un indagato di un processo civile o penale potesse scegliersi il giudice. Vi sembra normale?”. E ha aggiunto: “La gestione personalistica da 24 anni e oltre, ha creato un clima tossico dove una candidatura alternativa a quella di un ‘presidente perpetuo’ viene estromessa, come fosse ‘lesa maestà’, piuttosto che normale dialettica democratica. Oltretutto a parti invertite sarei personalmente intervenuto concedendo un atto di ‘clemenza’ anche in analogia con il principio del ‘soccorso istruttorio’. Evidentemente il movimento trasversale che si sta generando intorno alla mia candidatura è temuto e l’ordine è quello di impedire la conta a ogni costo”.

Ha così commentato invece la decisione del Collegio di garanzia del Comi: “Mi adeguo, ma sottolineo, però, che questi componenti non sono terzi, in quanto nominati dal presidente. Sabato faremo grande battaglia per far prevalere le schede bianche. Faccio appello a tutti i presidenti e a chi gestisce gli impianti natatori. Mi auguro sabato possano esprimere un voto di dissenso su questo sistema assurdo. Sono sicuro che il Governo non voglia mettere le mani sullo sport. Ma va messo ordine a questo caos, è necessario, ma il ministro Andrea Abodi sta già lavorando per rendere più trasparente lo sport italiano. Non potevo immaginare fosse così, ma l’ho potuto constatare sulla mia pelle con la giustizia sportiva”.

E aveva precedentemente affermato: “Mi trasformerò in una scheda bianca vivente volta a non far conseguire il 67% all’uscente per andare con nuove candidature plurali dopo 60 giorni. Sarà una campagna impersonale, come quelle che piacciono ai mediani di spinta, ancora più affascinante, ancora più efficace”, ha lanciato la carica Rampelli.

 

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

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