SULMONA- Verificare se la prescrizione di una terapia antibiotica poteva evitare la morte del feto e chiamare in causa un esperto di malattie infettive. Sono queste alcune delle richieste sulle quali si fonda l’opposizione alla richiesta di archiviazione di una 33enne di Pratola Peligna che il primo luglio 2021, all’ottavo mese di gravidanza, aveva perso la bimba che aveva in grembo, esattamente dieci giorni dopo l’inoculazione del vaccino trivalente.
La donna, per il tramite dell’avvocato, Vincenzo Margiotta, ha chiesto al Gip di approfondire la delicata vicenda poichè a suo dire sarebbero emersi alcuni vulnus in fase di indagini preliminari. Primo fra tutti la mancanza di una perizia redatta da un specialista in malattie infettive.
La 33enne ha chiesto al Gip di acquisire ulteriori sommarie informazioni dei medici, acquisire rapporto vaccini AIFA 2021 ed incaricare uno specialista di malattie infettive per svolgere un ulteriore perizia al fine di accertare se vi sia un legame tra il parto prematuro e la corioamniosite accertata in sede di esame necrologico sulla placenta. E ancora se con una cura antibiotica l’evento morte si sarebbe potuto evitare ed in che termini.
La Procura ha chiesto l’archiviazione per i due medici indagati, sulla scorta di quanto relazionato dai periti di parte, secondo i quali il ginecologo avrebbe dato l’indicazione alla vaccinoprofilassi per la pertosse come da raccomandazione ministeriale e il medico vaccinatore avrebbe eseguito il booster come previsto dalle stesse linee guida.
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