PREMI FLAIANO: D’ALFONSO, “PRONTA INTERROGAZIONE PARLAMENTARE, VICENDA PREOCCUPANTE”

23 Gennaio 2025 18:16

Italia - Cultura, Politica

PESCARA – “Annuncio che intendo promuovere un’interrogazione parlamentare per fare luce sulla singolare vicenda che si è determinata nella città di Pescara, costringendo la presidente Carla Tiboni a comunicare che questa edizione dei Premi Flaiano non si farà a Pescara”.





Lo scrive in una nota il deputato Pd Luciano D’Alfonso che osserva: “È come se da un giorno all’altro si venisse a sapere che la Biennale non si farà a Venezia, o che il Festival di Sanremo si farà a Forte dei Marmi”.

“Ci sono legami e connessioni che non si possono scalfire – sottolinea – Se accade vuol dire che è accaduto l’impensabile. Mi preoccupa molto che l’avvocato Carla Tiboni, che è persona straordinariamente avveduta e prudente, abbia dovuto prendere atto che mancano condizioni di serenità. Chi o cosa ha determinato questo? Quanto ha inciso l’antipatia personale del sindaco di Pescara? Ed è ammissibile che questo possa accadere rispetto a una realtà che è un patrimonio della città?”.

“Ma ancora, vedo un grande rischio – aggiunge D’Alfonso – Il rischio che il modello della Regione di dare mance alla cultura possa strabordare ovunque. A Pescara, infatti, c’era una tradizione consolidata di finanziamento ai Premi Flaiano. Quest’anno di colpo la cosa ha assunto la consistenza quasi salivosa di una mancia. Non va bene che questo accada, non deve accadere. Nelle tradizioni liberaldemocratiche le istituzioni promuovono e sostengono le iniziative culturali espresse dalle libertà della società, dai mondi vitali della comunità. Non le vessano, non le umiliano. Non le costringono a migrare altrove perché dispiacciono per ignoti motivi a chi detiene un potere che dovrebbe essere democratico”.





“La vitalità culturale non può coincidere con la genuflessione ai poteri delle istituzioni verticali. Voglio pensare che il gravissimo accaduto verrà velocemente razionalizzato, permettendo a Pescara di non perdere un ‘elemento faro’ della sua consistenza culturale, della sua riconoscibilità identitaria, della sua capacità espressiva. Le persone fisiche possono avere antipatie o simpatie, le persone giuridiche NO”.

“Nelle terre segnate da istituzioni sbagliate il Capo amministra i prodotti culturali, li fa vivere, li fa essiccare o morire. Noi dobbiamo essere realtà altra, testardamente differente. La Cultura con la sua domanda di libertà merita di più dei dispetti”, conclulde.

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