L’AQUILA – Superato lo scoglio della composizione della giunta, e trovata una tregua con Lega e Forza Italia, si aprono nuove crepe che compromettono i precari equilibri nei due partiti della maggioranza di centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, in consiglio regionale. E questa volta il detonatore sono le nomine nelle sei commissioni decise la scorsa settimana. Con il rischio delle prime defezioni, ad urne ancora calde.
Accade infatti che la sulmonese ed ex leghista, Antonietta La Porta sarebbe pronta a sbattere…. la porta ed uscire da Forza Italia, per accomodarsi nel gruppo misto. Ed anche la leghista Carla Mannetti è a dir poco contrariata, e questo perché entrambe sono state escluse dalla partita della presidenza delle commissioni, andate per somma beffa a chi già ricopriva la carica capogruppo. Relegate al ruolo di consiglieri semplici e senza galloni, quasi a pagare il fio di essere entrate all’emiciclo come “surrogate”, ovvero come prime dei non eletti, al posto dei nominati assessori.
Per la Lega la presidenza della prima commissione “Bilancio, Affari Generali e Istituzionali”, è andata infatti al pescarese Vincenzo D’Incecco, riconfermato il 10 marzo con 5.974 voti, uno dei due eletti dei salviniani, che però è anche già capogruppo.
E lo stesso è accaduto a La Porta, unica rimasta a bocca asciutta tra i quattro forzisti, visto che l’aquilano Roberto Santangelo è assessore al Sociale, il pescarese Lorenzo Sospiri è stato riconfermato alla presidenza del Consiglio, il francavillese Daniele D’Amario è stato nominato sottosegretario di giunta, mentre appunto il teramano Emiliano Di Matteo, anche lui uno degli ex leghisti, dopo essere stato nominato capogruppo, è diventato anche presidente della terza Commissione “Agricoltura, Sviluppo economico e Attività produttive”.
La beffa consiste anche nel fatto che in entrambi i casi il compenso aggiuntivo del capogruppo e quello della presidenza di commissione non sono cumulabili, e la presidenza di una commissione, vale oltre che visibilità politica. anche 1.800 euro in più al mese, che si aggiungono allo stipendio minimo dei consiglieri di 10.400 euro al mese lordi. E con la possibilità avvalersi di una segreteria con un budget annuo di 51.000 euro, per assumere ad “intuitu persone”, in via diretta, un collaboratore full time, ma anche due part time.
Insomma, per dare massima soddisfazione a D’Incecco, escluso dalla giunta, e a Emiliano Di Matteo, sia Lega e che Fi hanno sacrificato le due consigliere, venendo meno ad una regola non scritta per la quale nei gruppi consiliari, le cariche a disposizione vanno ripartite con equità, senza doppi incarichi, per permettere a ciascun membro di esprimersi ed avere ruoli di responsabilità.
La Porta, con 3.389 voti in lista con Fi, ha preso il posto del nominato assessore al Sociale Santangelo, rieletto con 9.587 voti, e la leghista aquilana Mannetti, ex assessore comunale e dirigente regionale, entrata con 2.465 voti, al posto del nominato assessore all’agricoltura e vicepresidente della Regione, l’aquilano anche lui Emanuele Imprudente.
Da quanto si apprende, Mannetti sarebbe compensata con la presidenza del Comitato per la legislazione, organo interno permanente che “opera per assicurare il miglioramento della qualità della normazione ed esercita attività di controllo sull’attuazione delle leggi e di valutazione delle politiche regionali”. Una carica a titolo gratuito e senza indennità, che consente però anche qui l’assunzione a tempo determinato di due collaboratori.
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