L’AQUILA – Assoluzione con formula piena per l’ex segretario generale del Comune dell’Aquila, Carlo Pirozzolo, condanna a 3 anni per l’ex direttrice del Centro servizi anziani, ex Onpi, Patrizia Del Principe, e a 10 mesi per l’imprenditore Bruno Galgani.
Questo hanno deciso i giudici del Tribunale dell’Aquila, nella sentenza di primo grado del processo nato da una inchiesta esplosa nel 2015 e che aveva investito la consiliatura del centrosinistra di Massimo Cialente, in un primo filone, per i reati di corruzione, abuso d’ufficio e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente di un bando di gara per la copertura del posto di direttore del Centro servizi anziani ex Onpi. E in un secondo filone per induzione indebita a dare o promettere utilità nell’ambito dell’assegnazione di lavori di facchinaggio sempre all’ex-Onpi.
Primo filone: per l’accusa formulata dai sostituti procuratori Fabio Picuti e Stefano Gallo, Del Principe, già direttrice dell’ex Onpi, ente strumentale del Comune dell’Aquila, aveva nel novembre 2014 consegnato a Pirozzolo, presidente di commissione di un bando per il rinnovo della direzione dell’ex Onpi, “un appunto sul quale erano riportate materie confacenti le sue conoscenze al suo curriculum di studio e professionale, allo scopo di predeterminare di indirizzare a suo vantaggio i contenuti del bando di concorso”, a cui Del Principe ha partecipato per vedersi rinnovato l’incarico.
Del Principe, sempre per l’accusa, aveva poi “suggerito di nominare quale membro la commissione un professore del dipartimento di Scienze umane dell’Università dell’Aquila, “suo amico e su cui appoggio la medesima contava”. Come presunta contropartita Del Principe, aveva poi favorito l’assunzione nell’ l’ex Onpi, per una collaborazione in materie giuridiche, un avvocato indicato da Pirozzolo come poi avvenuto.
E’ accaduto però che poi Del Principe il concorso non lo ha vinto, anche se era l’unica concorrente, e anche su questo aspetto hanno fatto leva, per smontare pezzo per pezzo il teorema accusatorio, i legali di Pirozzolo, ovvero l’ex presidente del consiglio comunale, Carlo Benedetti e Ugo Di Silvestre, del Foro di Pescara, e i legali di Del Principe, Claudio Verini, poi sostituito da Domenico Pastorelli, foro dell’Aquila e Marcello Melandri, foro di Roma.
Venendo al secondo filone, Del Principe, assieme a Galgani, difeso da Luca Bruno, del Foro dell’Aquila, e da Giacomo Satta del Foro di Roma, sono stati condannati per il capo di imputazione, così formulato dall’accusa: Del Principe, in qualità di direttrice del Centro servizi “induceva indebitamente” Galgani, imprenditore di Antrodoco nel Lazio, e titolare della ditta di facchinaggio e traslochi, “Logistica e servizi”, “a darle 1.000 euro con la promessa di farsene dare altri 100 o 200 euro, palesando altrimenti l’interruzione del rapporto lavorativo, o di non assegnargli altri lavori. Galgani aderiva alla richiesta, consegnandogli in contanti i 1.000 euro richiesti, promettendo di consegnare a breve i restanti 100 o 200 euro”.
Da qui la condanna per induzione indebita a dare o promettere utilità.
A commentare la sentenza l’ex sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che gioisce per l’assoluzione di Pirozzolo.
“Non avevo mai dubitato, ma ho sempre registrato con dispiacere profondo le sofferenze che ha vissuto in questi sei lunghi, troppi lunghi, anni – scrive Cialente -. Con questa ennesima assoluzione per non aver commesso il fatto, si conclude una serie di processi che hanno interessato la mia amministrazione, i cui atti, con indagini continue, intercettazioni, ipotesi di reato inventate su qualche fogliaccio e tenute in rete per poche ore, sono stati passati, nel post sisma, non solo al setaccio, ma addirittura al microscopio elettronico”.
“Un turbinio di indagini e di esposti anonimi – sottolinea – Anni difficili durante i quali, in piena emergenza, la nostra squadra, fatta di assessori e collaboratori, ha impegnato miliardi, spesso combattendo contro leggi incomplete, inefficaci, contraddittorie, dovendo al contempo rispondere alle attese e bisogni dei cittadini”.
“Ringrazio tutti, ed esprimo loro la solidarietà per gli anni difficili passati in attesa che la magistratura giudicante, penale e contabile, ristabilisse la verità. Anni duri, perché per una persona per bene anche un semplice avviso di garanzia è un dolore. Come una macchiolina di caffè sulla camicia, che ti rende insopportabile l’intera giornata. Figuriamoci un processo. Non cerchiamo le scuse da chi sulla nostra amministrazione e sulla città ha gettato gratuitamente fango, sia sulla stampa regionale (città del mangia mangia), sia su quella nazionale. Sono io che chiedo scusa a loro, perché spesso sono stati tirati in ballo per colpire soprattutto me”.
“Noi ne usciamo a testa alta. E la piccola storia della nostra città, dei suoi anni più duri, potrà meglio ancora raccontare in futuro. Certo, devo dire che chi in consiglio comunale si scagliò contro un uomo specchiato come il dottor Pirozzolo, definendo nauseante il mio comportamento per averlo scelto e chiese le mie dimissioni per un avviso di garanzia inviatogli, dovrebbe chiamarlo e scusarsi. Inchinandosi dinanzi ad un vero servitore delle istituzioni”, chiosa Cialente.
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