LA PROVINCIA DELL’AQUILA CELEBRA GIANNI LETTA. “MIO VERO MERITO È AMARE QUESTA TERRA”

CRONACA DELLA CONSEGNA DELLA BENEMERENZA AD EX SOTTOSEGRETARIO GOVERNO BERLUSCONI, "LA POLITICA L’HO FATTA SEMPRE NELL'INTERESSE DI TUTTI, PROMUOVENDO L’UNITÀ, IN UN PAESE MOLTO FRAMMENTATO, POLEMICO, INDIVIDUALISTA. L’UNITÀ CONVIENE A TUTTI, SOPRATTUTTO AI CITTADINI"

18 Febbraio 2023 08:53

Regione - Politica

L’AQUILA –  “Solo di chi scompare si dicono così tante cose belle, come quelle che ho sentito oggi, più raro che avvenga per chi è presente e operante. Questo riconoscimento è un atto generoso. Molto superiore ai miei presunti meriti. Ma un merito ce l’ho: sono nato qui, in questa provincia l’ho amata tutta, in ogni suo angolo. Venendo qui da Roma oggi, ho ripercorso tanti momenti della mia vita, e mi sono sentito a casa, a vedere la neve del Velino e del Gran Sasso”.

Con queste parole Gianni Letta, 87enne avezzanese, ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio in quattro governi di  Silvio Berlusconi, ha accolto la prima benemerenza della Provincia dell’Aquila, consegnata oggi in un  gremito auditorium di palazzo Silone.

Presenti all’evento il presidente della Provincia dell’Aquila, Angelo Caruso il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, il prefetto Cinzia Torraco. In sala, tra gli altri,  il cardinale e vescovo metropolita dell’Aquila, Giuseppe Petrocchi, il rettore dell’Università dell’Aquila, Edoardo Alesse, il commissario Zes Abruzzo, Mauro Miccio, il presidente dell’Ance provinciale, Gianni Frattale, i consiglieri regionali Sara Marcozzi e  Americo Di Benedetto.

A moderare Angelo di Nicola, caposervizio della redazione dell’Aquila del quotidiano Il Messaggero, e scrittore. E intervenuto con un video anche il giornalista televisivo aquilano, Bruno Vespa.

“Sono cittadino della provincia dell’Aquila – ha detto ancora Letta -, senza merito ma a pieno titolo. Nell’antica Roma del resto la cittadinanza era la massima onorificenza, che precedeva la benemerenza”.  E ha aggiunto, “so che non posso prendere impegni a lunga scadenza, come mi è stato chiesto anche oggi, ma lo farò finché potrò, e lascerò poi ad altri il testimone, gli abruzzesi hanno la virtù della serietà, del senso del dovere, dell’essere lavoratori. La politica l’ho fatta sempre nell’interesse di tutti, promuovendo l’unità, in un Paese molto frammentato, polemico, individualista. L’unità conviene a tutti, soprattutto ai cittadini”.

Ha  detto nel suo intervento Angelo Caruso: “questa partecipazione che davamo per scontata qui a palazzo Silone arricchisce ancora di più questo evento, che non è un rito, è l’esito di una volontà di tutta la comunità abruzzese. Letta si è sempre contraddistinto come esempio per l’intera classe dirigente, nello stile di fare politica, per il garbo, e per capacità, un paradigma di qualità. Un uomo partito  da operaio, arrivato ai vertici istituzionali dello Stato”.

Emanuele Imprudente ha aggiunto: “una giornata importante, Gianni è figlio di questa terra. E oggi si mette un punto fermo: uomini e donne di capacità e talento devono essere premiate, E’ stato sempre presente sul territorio, punto di riferimento certo e sincero, nei momenti difficili del post terremoto, ma non solo. E’ stato il nostro santo protettore”.

“Un grande abbraccio di bentornato – così si è rivolto a Letta il sindaco Biondi -. Racconto due aneddoti: era il 2011, le incertezze a L’Aquila erano forti, c’era lo spauracchio della scadenza della restituzione delle tasse, il governo Berlusconi era assediato dallo spread, in forte difficoltà. Letta ha preso in mano la situazione e ha firmato un emendamento, con l’abbattimento al 60% e la proroga della restituzione. Il secondo aneddoto: mi ero insediato da poco, come sindaco, ci davamo ancora del lei. Era stato invitato ad un premio, mi chiese informazioni e io gli feci preparare una scheda da due mie collaboratrici. Poi  tempo dopo, Letta fu invitato alla inaugurazione della ristrutturazione del parco del Sole, e fece lasciare da un suo collaboratore una busta di omaggi, con due foulard per quelle due ragazze che avevano preparato le schede. Ecco questo garbo, questa eleganza, mi ha molto colpito. Un  servitore dello Stato, capace di gradi gesti di generosità”.





Nel suo lungo intervento Letta ha ricordato i suoi esordi da giornalista de Il Tempo a L’aquila.

“Arrivai a L’Aquila giovanissimo, ero studente, nel 1958, ero corrispondente del Tempo di Avezzano, dovevo fare una sostituzione a L’Aquila  – ha detto Letta -. C’era grande rivalità con il Messaggero. Un’esperienza dura e formativa, senza la quale la mia vita sarebbe stata diversa, mi dovevo misurare in una città dove c’era spirito campanilistico, contro Avezzano e Sulmona, che ambivano a diventare province. La Regione non c’era, e forti erano già le polemiche, sulla localizzazione del futuro capoluogo. Dopo un anno e tre mesi, fui chiamato al Tempo di Roma. Dovetti scegliere, fare l’avvocato, oppure il giornalista. E scelsi di fare il giornalista e questo mi ha dato tante opportunità. Ma ripeto, tutto è partito da L’Aquila”.

Ha poi ricordato il maestro Nino Carloni, avvocato e pianista, fondatore della Società Aquilana dei Concerti,  “un comunista, ed grande amico”, e ha poi ricordato quando “segnali un giovane corrispondente, Bruno Vespa, per molto in gamba, che prese il posto che io lasciai. Quando che poi vinse il concorso alla Rai venni a L’Aquila e facemmo una bella cena insieme al ristorante Le Tre Marie, con gli insuperabili maccheroni alla chitarra, e gli portai una medaglia del Tempo e gliela consegnai come augurio, anche a lui l’Aquila ha postato fortuna. La stessa città dopo al ferita rimarginata grazie alla tenacia degli abruzzesi è tornata a volare sono convinto su vette sempre più alte”.

L’evento segue la deliberazione unanime del consiglio provinciale dello scorso 10 febbraio quando il presidente Angelo Caruso, applicando il vigente regolamento per le onorificenze, ha nominato la consulta provinciale interna composta dalla consigliera Gabriella Sette e dai consiglieri Valter Chiappini e Dino Iacutone.

CHI È GIANNI LETTA

Gianni Letta è nato 1935 ad Avezzano da Vincenzo, avvocato, podestà di Aielli, e Maria De Vincentiis, secondo di otto figli, tra cui Giorgio (padre di Enrico Letta, leader del Pd).

Conseguita la maturità classica, entrò a lavorare come operaio allo zuccherificio di Avezzano all’età di diciotto anni, diventando poi direttore del reparto chimico.  Studiò poi giurisprudenza all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, laureandosi e esercitando per alcuni anni la professione forense nello studio legale del padre.

Entrato nel mondo del giornalismo, diventò dapprima corrispondente della Rai e dell’ANSA dall’Aquila, capoluogo della sua regione di origine, diventando poi capo della redazione locale del quotidiano romano Il Tempo.  Nel 1958 si trasferì a Roma come redattore nella sede nazionale del Tempo, diventando giornalista professionista nel 1961, registrandosi nell’ordine del Lazio il 1º marzo di quell’anno.

Rimasto nel giornale romano per diversi anni, nel 1971 fu nominato direttore amministrativo dello stesso quotidiano; fu quindi amministratore delegato delle società editrice e stampatrice del Tempo, la “Società Editoriale Romana”





Lasciò poi il giornale romano per divenire, il 9 luglio 1987, vicepresidente nazionale e direttore dell’ufficio di Roma del settore comunicazioni del gruppo Fininvest, all’epoca guidato da Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri.

Ricoprì anche il ruolo di capo dell’ufficio stampa della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e, successivamente, quello di capo dell’ufficio studi e documentazione dell’Ente Palazzo della Civiltà del Lavoro. In ambito televisivo, fu attivo come curatore e conduttore di alcune rubriche, tra cui Italia Domanda su Canale 5, programma a cadenza settimanale di dibattito politico-culturale.

Dopo la vittoria elettorale del Polo delle Libertà alle elezioni politiche del 1994 e il successivo incarico di formare un esecutivo presieduto da Silvio Berlusconi, lo stesso Berlusconi volle e propose Letta come sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il giorno successivo giurò quindi nelle mani del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con le funzioni di segretario del Consiglio dei ministri nel governo Berlusconi I, rimasto in carica fino all’anno successivo, dimettendosi dall’incarico di vicepresidente di Fininvest Comunicazioni.

Nel corso della XIII Legislatura, iniziata anticipatamente nel 1996, Letta restò al fianco di Berlusconi come suo consigliere. Si occupò di organizzare presso la propria casa una cena con Massimo D’Alema nel giugno del 1997, conclusasi con il cosiddetto patto della crostata, sulla riforma della Costituzione, mai entrata in vigore, da raggiungersi presso la Commissione bicamerale. Ricoprì nuovamente l’incarico di sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel quinquennio dei governi Berlusconi II e III (2001-2006).

Nel 2006 Berlusconi propose la candidatura di Gianni Letta come Presidente della Repubblica Italiana.

L’8 maggio 2006, nella votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, Letta ottenne al primo scrutinio 369 voti, non riuscendo dunque a raggiungere il quorum di due terzi dell’assemblea (673 voti); raccolse poi 11 voti al secondo scrutinio, 10 voti al terzo scrutinio e 6 voti al quarto e ultimo scrutinio, che portò all’elezione di Giorgio Napolitano.

Nel 2008, a seguito delle elezioni politiche anticipate, Letta tornò sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Berlusconi IV, succedendo al nipote Enrico, in carica con il governo Prodi II; nello stesso governo svolse anche le funzioni di autorità delegata per la sicurezza della Repubblica. Il 12 novembre 2011, giorno delle dimissioni del quarto governo Berlusconi, Letta espresse l’intenzione di voler lasciare la politica; il 16 novembre, al termine del giuramento del governo Monti, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ringraziò pubblicamente Letta per i suoi anni di lavoro nel governo.

LA DIRETTA

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