PROVINCIALI TERAMO: ASSE PD-FDI-GATTI PER PICCIONI, POLI SPACCATI E ALLEANZE TRASVERSALI

URNE APERTE DOMENICA ALLE 8 PER 613 CONSIGLIERI DI 47 COMUNI PER ELEZIONE PRESIDENTE. SINDACO CAPOLUOGO D'ALBERTO, PEPE E ITALIA VIVA CON D'ANGELO, FI E LEGA CON VAGNONI, AREE INTERNE CONTRO COSTA. CHI VOTA CHI, LO SCENARIO AGGIORNATO

di Filippo Tronca

27 Gennaio 2023 20:17

Teramo - Politica

TERAMO – Conto alla rovescia per le elezioni del nuovo presidente della Provincia di Teramo: domenica dalle ore 8 si recheranno alle urne i 613 consiglieri comunali dei 47 comuni della provincia, con voto ponderato, ovvero più pesante per i centri maggiormente popolosi. Lo spoglio avverrà dopo le 20 e si saprà in giornata chi sarà il successore dell’attuale presidente, di centrodestra, Diego Di Bonaventura, che non ha potuto ricandidarsi in quanto a maggio terminerà il suo secondo e ultimo mandato da sindaco di Notaresco.

E la situazione resta fluida, con rovesciamenti di fronte dell’ultima ora, con telefoni bollenti e riunioni e conciliaboli a tutto spiano, per sapere chi vota chi, in schieramenti inediti e trasversali, che fanno di Teramo ancora una volta un laboratorio politico a sé stante.

Novità dell’ultim’ora, senz’altro clamorosa, è la decisione del Partito Democratico, dopo una lunga riunione che si è tenuta ieri sera, di appoggiare Domenico Piccioni, sindaco di Tortoreto, il candidato di Fratelli d’Italia e in particolare del sottosegretario di Giunta Umberto D’Annuntiis, appoggiato anche dagli amministratori che fanno riferimento al “partito” di Paolo Gatti, ancora potente e influente ex assessore regionale di Forza Italia, e dal consigliere di Abruzzo in comune, Sandro Mariani, civico che ha in tasca la tessera Pd.

Questo in aperta divergenza rispetto all’orientamento della maggioranza in consiglio comunale di Teramo, del sindaco ricandidato alle comunali di primavera, Gianguido D’Alberto che con il meccanismo del voto ponderato, vale il 20% delle preferenze, che invece appoggia Camillo D’Angelo, sindaco di Valle Castellana.  Appoggiato in casa Pd, anche dal consigliere regionale  Dino Pepe.

Una inedita e tutta “teramana” alleanza tra Pd e parte del centrodestra per Piccioni, che intanto svantaggia Massimo Vagnoni, sindaco di Martinsicuro, appoggiato da Forza Italia e Lega, in particolare dal consigliere regionale della Lega Emiliano Di Matteo. Vagnoni ieri ha confermato di essere in corsa, respingendo al mittente le richieste di fare un passo indietro per ricompattare in extremis il centrodestra.

Centrodestra che dunque si presenta spaccato in questa competizione, e a pesare è anche lo scontro tra Fdi da una parte, e in particolare Fi dall’altra, che incalza il presidente della Regione, Marco Marsilio, di Fdi, per ottenere un rimpasto di giunta che dia più peso agli azzurri. Come pure pesa l’ostilità della Lega nei confronti del battitore libero e grande manovratore Gatti, schierato come Fdi con Piccioni.

A maggior ragione ora che Fdi e Gatti si sono alleati con il Pd. Una scelta, quella dei dem, maturata anche in vista delle Comunali di primavera a Teramo, dove il Pd, con il placet del segretario regionale e senatore, Michele Fina, del deputato Luciano D’Alfonso, e della presidente regionale, Manola Di Pasquale, vicina a D’Alfonso, è pronto a schierare un candidato alternativo a D’Alberto, che pure è appoggiato in maggioranza dai dem. Una sconfitta di D’Angelo, sostenuto da D’Alberto, sarebbe un micidiale sgambetto anche per la ricandidatura dell’attuale sindaco di Teramo.

D’Alberto è del resto vicino politicamente all’ex commissario straordinario ricostruzione 2016, Giovanni Legnini, di un’area del centrosinistra, marcatamente civica, diversa da quella di Fina e D’Alfonso, ed ad aumentare la frattura anche l’esito delle politiche del 25 settembre, con il  mancato appoggio di D’Alberto alla candidata dei dem, l’assessore comunale Stefania Di Padova, con il posto alla Camera andato sul filo del rasoio, e solo dopo il riconteggio delle schede, a Giulio Cesare Sottanelli, coordinatore regionale di Azione.

Va detto che il nuovo presidente della Provincia potrebbe restare in carica per poco tempo,  perché potrebbe arrivare la riforma della legge Delrio e la reintroduzione del voto popolare e il ripotenziamento delle Province, che ora si occupano solo di edilizia scolastica, viabilità e poco altro, con organici all’osso. Va considerato poi che a fine 2023 si voterà anche per il rinnovo del consiglio provinciale, con election day anche per il presidente.





Comunque la poltrona da presidente fa molto gola, perché la carica non è più gratuita, ma parificata con la finanziaria 2021 del governo di Mario Draghi a quella del sindaco del capoluogo di provincia, in questo caso Teramo, con uno stipendio mensile di 8.012 euro lordi nel 2023, che salirà a 9.660 euro lordi nel 2024.

Vediamo dunque ad oggi, in una situazione molto liquida e incerta, le ipotesi del “chi vota chi”.

Al Comune di Teramo, che da solo vale il 20% del voto ponderato, occorrerà innanzitutto vedere se i cinque consiglieri del Pd seguiranno le direttive del partito. Avrebbero detto nella riunione di ieri sera che si allineeranno, ma in questa situazione i franchi tiratori sono dietro l’angolo.

A seguire D’Alberto, in appoggio a D’Angelo, il suo gruppo Insieme possiamo, con sette consiglieri, i tre consiglieri di Cittadini in comune, ovvero di Italia viva, l’esponente di M5s Pina Ciammariconi, i due della lista civica Teramo vive. Ed anche Domenico Sbraccia, eletto con la Lega, ma molto vicino a D’Angelo.

Con Piccioni invece i due consiglieri di Futuro in, la lista di Gatti, il consigliere di Fdi,  il consigliere di Oltre e Mirella Marchese del gruppo misto, vicini a Gatti, ed anche consigliere di Forza Italia appoggerà Piccioni, essendo anche lui della scuderia Gatti.

Ci sono poi i due consiglieri di Fare grande Teramo, dell’ex assessore regionale esterno, Mauro Di Dalmazio, altro politico locale di rango, che nel 2018 si era candidato a sindaco contro D’Alberto, poi passato nella sua maggioranza, ottenendo un assessorato per Graziano Ciapanna. Fare grande Teramo potrebbe orientarsi su D’Angelo, ma non è detta l’ultima.

Andando oltre le mura urbiche del capoluogo, questo il possibile scenario. Premettendo che nei comuni dove il sindaco è vicino a questo o quel candidato, non è detto che riesca a portare con sè l’intera maggioranza, è anzi improbabile, visto le spaccature sia nel centrodestra che nel centrosinistra.

D’Angelo intanto può contare su tanti consiglieri dei comuni dell’entroterra montano, a prescindere dalle appartenenze politiche. Questo perché in gioco è anche il peso dei territori, e c’è chi vede con il fumo negli occhi gli altri due candidati espressione della costa teramana.

Determinante per lui l’appoggio di Dino Pepe, di  Torano, e che ha dunque un feudo nella Val Vibrata, assieme a Teramo, ago della bilancia di questa competizione.





Ed anche di Civitella del Tronto, dove la sindaca Cristina Di Pietro, eletta con l’appoggio di Gatti, si è poi allontanata dall’ex assessore regionale, e si è avvicinata a Legnini, e da quanto si apprende, voterà e farà votare D’Angelo.

Con Piccioni sono invece le maggioranze al comune di Tortoreto, dove il candidato è sindaco, e di Corropoli, comune del suo mentore D’Annuntiis, e ancora  i comuni del “partito” di Gatti, come Castel Castagna, Tossicia, Colledara e Penna Sant’Andrea. Bellante, roccaforte del Pd.

Con Piccioni, si presume, i comuni dove ha forte ascendente Mariani, come Mosciano Sant’Angelo, Castelli, Castiglione Messer Raimondo, dove il sindaco Vincenzo D’Ercole, in caso di vittoria di Piccioni, potrebbe diventare vicepresidente della Provincia.

Ad aver già annunciato l’appoggio a Piccioni il deputato Giulio Cesare Sottanelli, coordinatore regionale di Azione, e con lui la maggioranza al consiglio comunale della seconda città più popolosa, Roseto degli Abruzzi, in mano al sindaco Mario Nugnes, eletto grazie al determinante appoggio di Sottanelli.

Con Vagnoni, oltre al suo comune Martinsicuro, c’è l’importante comune in mano a Forza Italia, Montorio al Vomano, del sindaco e consigliere regionale in Lombardia, ricandidato al Pirellone, Fabio Altitonante, e Giulianova, che ha una buona quota di voti ponderati, guidata dal sindaco leghista Iwan Costantini, segretario provinciale del partito, come pure di Silvi, del sindaco leghista Andrea Scordella. C’è poi Ancarano, feudo del leghista Di Matteo, ex sindaco.

Vagnoni è anche presidente dell’Unione dei comuni della Val Vibrata, e questo può valergli altri voti di quel territorio.

C’è poi Atri, altro comune di peso: qui è sindaco Piergiorgio Ferretti di Forza Italia, e l’appoggio della maggioranza andrà a Vagnoni. A maggior ragione perché è consigliere di maggioranza Gabriele Astolfi, attuale commissario provinciale di Teramo ed ex sindaco di Atri.

Primo dei non eletti alle regionali del 2019, fino all’ultimo Astolfi ha sperato di entrare in consiglio regionale come “surrogato”, ma è sfumata l’ipotesi di rimpasto in Regione chiesta a gran voce da Fi, con la nomina come assessore, al posto di Guido Liris, diventato senatore, non di Mario Quaglieri, come avvenuto, bensì del sottosegretario Umberto D’Annuntiis, eletto con Fi e poi passato a Fdi, in modo tale da far entrare Astolfi. Ipotesi respinta al mittente dal presidente della Regione, Marco Marsilio, che invece si è limitato a sostituire Liris con Quaglieri, facendo entrare come surrogato in consiglio il suo capo di gabinetto in Giunta, Massimo Verrecchia, dirigente di Fdi di Avezzano.

Corre però corre voce che nel sorprendente “laboratorio Teramo” non è detto che i consiglieri di area Fi e Lega seguano le indicazioni dei partiti. E dovesse essere data per perdente la candidatura di Vagnoni, qualcuno potrebbe essere tentato di votare, clamorosamente e all’ultimo momento, D’Angelo, pur far capitolare Piccioni, e fare un bel dispetto a Fdi e Gatti.

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