QUIRINALE, GIANNI LETTA: “IO CANDIDATO CENTRODESTRA? MA PER CARITA'”; MAPPA DEI 1009 GRANDI ELETTORI

18 Gennaio 2022 17:54

Italia - Politica

ROMA – “Io il candidato del centrodestra al Colle? Ma per carità…”.

Così Gianni Letta, originario della Marsica, già sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei governi Berlusconi, in un video pubblicato da Fanpage e dal Fatto Quotidiano, prova a dribblare le domande. Nessuna risposta poi a chi gli chiede se la corsa di Berlusconi sia al capolinea.

L’illustre politico abruzzese interviene sulla partita più importante alla luce delle recenti dichiarazioni che vedrebbero Silvio Berlusconi muoversi verso l’annuncio, già domani, del suo passo indietro.

Secondo Vittorio Sgarbi: “Ci sono delle inquietudini di natura psicologica nel candidato” Berlusconi, che “è rimasto a Milano, non è andato a Strasburgo e non è venuto a Roma. E questa pausa credo dipenda dal fatto che sta pensando se c’è una via d’uscita onorevole, perché la campagna contro di lui e l’obiettiva incapacità di prendere voti dal fronte avverso” rende la sua elezione “un’impresa pressocché disperata”.

“Tra ammalati, no vax che non possono votare e franchi tiratori” Berlusconi “non parte da 450 ma da 400 e dovrebbe averne 105”, “mancano circa 100 voti” aggiunge Sgarbi, che ha sentito ieri sera Berlusconi. Alla domanda se Berlusconi stia pensando di rinunciare alla sua candidatura al Quirinale, Sgarbi ha aggiunto che “non posso dirlo, perché deve dirlo lui, ma ho la sensazione che stia cercando una via d’uscita con un altro nome che sia gradito a lui, per esempio Mattarella, oppure un altro nome”. Per Sgarbi “Berlusconi preferisce Mattarella, Draghi non lo preferisce”, “se Berlusconi ha una capacità di autotutela entro domani indicherà un nome nuovo” e rinuncerà alla candidatura.





Nel frattempo, la deputata Dem aquilana Stefania Pezzopane, nel suo secondo giorno del Diario di bordo sull’elezione del Presidente della Repubblica, incalza: “In Transatlantico non si parla d’altro, l’elezione del Presidente della Repubblica tiene banco. Ed è giusto che sia così, è uno spartiacque e se non si vuole offendere l’intelligenza degli italiani, la destra deve uscire dal cul de sac in cui sta portando il Paese. Vittorio Sgarbi, da giorni all’opera per la fantomatica operazione scoiattolo, annuncia a bassa voce che non ci sono scoiattolo che tengano e la vicenda è fallita”.

“Per quanto lui ed altri si siano impegnati a trovare i voti mancanti per la elezione di Silvio Berlusconi, lo sforzo è stato inutile, ne servono oltre 50. E non è uno scherzo. Lo scherzo è averlo pensato, aver potuto credere che si possa eleggere un Presidente della Repubblica di parte e di partito, con i soli voti della destra e con una manciata di transfughi presi un po’ qui ed un po’ lì. Salvini ieri ha fatto capire che non si avventurerà in un buco nell’acqua e la Meloni ha come unico obiettivo quello di far cadere  il governo e appare poco lucida. Io aspetto che la destra torni dentro ragionamenti istituzionali e costituzionali e che prima di lunedì, le forze politiche, tutte, trovino la forza di aprire un confronto vero, libero da nomi pesanti e di parte. Questo deve accadere e prima succede, meglio è”, chiosa Pezzopane.

LA MAPPA DEI GRANDI ELETTORI

Definito il plenum dei 1009 grandi elettori che da lunedì prossimo, 24 gennaio, saranno chiamati ad eleggere il Capo dello Stato: 321 senatori, 630 deputati e 58 delegati regionali, tre per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta che ne ha uno, designati in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze.

Nei primi tre scrutini per essere eletti occorre il quorum dei due terzi i componenti l’Assemblea, vale a dire 673 voti, dal quarto la maggioranza assoluta, 505.

Al momento nessuno schieramento ha i numeri per riuscire ad eleggere da solo il Presidente, neanche quando il tetto si abbassa. Anche perché risulta difficile incasellare in uno dei due principali poli, centrodestra e centrosinistra, forze che potrebbero giocare un ruolo determinante di ago della bilancia.





Questa la suddivisione dei Gruppi e degli schieramenti.

Lega: senatori 64, deputati 133, delegati regionali 15, totale 212. Forza Italia-Udc: senatori 50, deputati 79, delegati regionali 11, totale 140. Fratelli d’Italia: senatori 21, deputati 37, delegati regionali 5, totale 63. Coraggio Italia-Idea Cambiamo: senatori 9, deputati 22, delegati regionali 1, totale 32. Noi con l’Italia, deputati 5. Considerando che da prassi il presidente del Senato, Elisabetta Casellati (Fi-Udc), non dovrebbe votare, totale centrodestra: 451.

M5S senatori 74, deputati 158, delegati regionali 4, totale 236. Pd: senatori 39, deputati 95, delegati regionali 20, totale 154. Leu: senatori 6, deputati 12, totale 18.  Considerando che da prassi il presidente della Camera, Roberto Fico (M5S) non dovrebbe votare, totale centrosinistra: 407.

Italia Viva: senatori 15, deputati 29, totale 44. Centro democratico, deputati 6. Maie: senatori 1, deputati 1, totale 2. Azione-Più Europa: senatori 2, deputati 3, totale 5. Totale area centro: 57. Ex M5S: Alternativa: senatori 2, deputati 16. Gruppo Misto, senatori 24, deputati 23, totale 65.

Minoranze linguistiche: senatori 4, deputati 4, delegati regionali 2, totale 10.

Altri senatori: Gianclaudio Bressa e Pier Ferdinando Casini (Gruppo Autonomie), Leonardo Grimani (ex Iv), Rosellina Sbrana (ex Lega), totale 4. Altri deputati: Giusi Bartolozzi, Stefano Benigni e Claudio Pedrazzini (ex Fi), Michela Rostan e Rossella Muroni (ex Leu), Fausto Longo (eletto all’Estero con Pd), Alessandro Fusacchia (ex Più Europa), totale 7. Senatori a vita: 6 (Giorgio Napolitano, Mario Monti, Elena Cattaneo, Renzo Piano,Carlo Rubbia, Liliana Segre).

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