L’AQUILA – Sono 125 i comuni abruzzesi, il 40% dei 305 totale, quelli che hanno completato l’iter per attivare i Puc, i Progetti utili alla collettività, per impiegare i percettori del reddito di cittadinanza per 8-16 ore settimanali in varie mansioni.
Quello abruzzese è il miglior dato italiano dopo la Puglia, dove hanno fatto i compiti a casa oltre il 60% dei comuni, in un quadro però di forte ritardo, a due anni da quando è stata varata la misura dal governo di M5s e Lega, durante il primo governo di Giuseppe Conte, e ad un anno dall’approvazione dei criteri per l’attivazione dei Puc.
Desta forti perplessità, in Abruzzo, che non si abbia ancora traccia delle delibere di giunta di due dei quattro comuni capoluogo, L’Aquila e Teramo, dove i percettori sono in numero consistente, sarebbe stato prezioso il supporto di volontari da impiegare sui fronti della manutenzione del verde e del patrimonio pubblico gestione degli spazi sociali e culturali, nei servizi di trasporto scolastico, vigilanza, assistenza ad anziani e disabili, e per molto altro.
Tenuto conto che il reddito di cittadinanza ha un costo di circa 9 miliardi di euro l’anno, interessa circa 46mila persone in Abruzzo e 2,3 milioni in Italia. E che il presidente del consiglio incaricato per formare il nuovo governo, Mario Draghi, ha anticipato di voler mantenere, anche alla luce della grave crisi sociale ed occupazionale causata dall’epidemia di coronavirus, seppure, si ipotizza, con modifiche e migliorie, vista la modesta percentuale di coloro che grazie all’Rdc e le connesse politiche attive di inclusione lavorativa, hanno finora trovato una occupazione.
I Puc sono importanti anche per quest’ultima finalità, perché consentono ai percettori del reddito di cittadinanza di potenziare le proprie capacità, e di “restituire” alla società l’aiuto ricevuto. Con grande vantaggio per i Comuni che possono contare su forze da impiegare in molti settori scoperti e senza personale.
Ma nulla, sia per il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi di Fratelli d’Italia, che per il sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, l’attivazione dei puc non è stata finora una priorità.
Per quanto riguarda L’Aquila la partita e’ affidata all’assessore al Sociale Cristiano Bignotti. Da quanto si apprende da fonti della maggioranza è previsto solo a marzo l’arrivo nella terza commissione Politiche sociali, di un bozza di piano di utilizzo dei percettori. Poi però servirà la delibera di giunta, e a quel punto il piano comunale, con descritte le singole azioni e relative persone da impiegare, andrà caricata sul sito del Ministero del Lavoro, nella piattaforma Gepi.
Ottenuto il via libera, Centri per l’impego e Agenzia nazionale politiche attive del lavoro (Anpal), potranno convocare i percettori, dando priorità a coloro che hanno l’assegno mensile più consistente, che può arrivare anche a 700 euro mensili.
Anche a Teramo invece si è ancora nella fase preliminare: i colloqui sono partiti solo a fine ottobre, e anche qui non si ha notizia di una imminente approvazione della delibera di giunta. E pensare che gli allora consiglieri comunali della Lista Teramo 3.0 Giovanni Luzii e Osvaldo Di Teodoro, oggi del gruppo Italia Viva, presentarono nel lontano settembre del 2019 una apposita mozione consiliare per spingere il Comune ad accelerare i tempi per l’attuazione dei puc.
In ogni caso per Teramo e L’Aquila si registrerà un clamoroso e ingiustificato ritardo.
Basti pensare che a Pescara centinaia di percettori già da settembre sono all’opera, anche sul fronte dell’emergenza covid (ad esempio nel servizio di call center per le prenotazioni dei vaccini e l’organizzazione degli screening). E questo perché i vari progetti e relativa delibera della giunta del sindaco di Forza Italia, Carlo Masci, hanno avuto il via libera già nella primavera 2020.
Man mano stanno entrando in servizio per svolgere mansioni di varia natura anche i percettori del reddito del comune di Chieti dove con il nuovo sindaco del Pd Diego Ferrara ad ottobre sono stati predisposti e approvati una decina di progetti.
Complessivamente in Abruzzo, nei 125 comuni che hanno attivato i puc, sono 458 i progetti in corso di svolgimento, di cui 203 nel settore ambientale, 163 nell’ambito della tutela dei beni comuni, 128 di tenore sociale, 69 in ambito culturale, 28 in quello artistico, a cui si aggiungono altri ambiti di azione.
Se può consolare chi vorrebbe che anche i Comuni dell’Aquila e Teramo si dessero una mossa, va detto che l’attivazione dei puc registra gravi ritardi in tutta Italia.
Dopo un anno dall’approvazione dei criteri per la realizzazione dei progetti, solo un municipio su otto li ha attivati. Per l’esattezza 1.247 pari al 15,8% dei quasi 8mila comuni italiani.
E si scopre che tra le Regioni quelle più avanti sono Puglia (62,6% dei Comuni), seguita come detto dall’Abruzzo (40,7%) e dal Lazio (35,2%). Tutte le altre regioni sono sotto il 30% dei Comuni, con Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige ancora a quota zero.
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