REDDITO CITTADINANZA: MELONI PREPARA STRETTA, CGIL AVVERTE, “MISURA CONTRO POVERTÀ CRESCENTE”

IN ABRUZZO NEL 2022 1.924 I NUOVI NUCLEI BENEFICIARI, IN TOTALE 22.890. SINDACATO, "BEN VENGANO POLITICHE DI FORMAZIONE E INCLUSIONE LAVORATIVA, MA NON È IMMAGINABILE TAGLIARE SOSTENGO CHE GARANTISCE LA SOPRAVVIVENZA"

26 Ottobre 2022 10:40

Regione - Lavoro

L’AQUILA – Sono in Abruzzo 1.924 in più le famiglie che nel 2022 hanno richiesto il Reddito o Pensione di Cittadinanza questa misura in Abruzzo e 833 in Molise. Complessivamente i nuclei coinvolti sono stati, quest’anno (fino al 30 settembre) rispettivamente 22.890 e 6.184.

Un dato in linea con la crescita che si è registrata a livello nazionale: come lo scorso anno, infatti, le famiglie abruzzesi richiedenti sono l’1,9% del totale nazionale e lo 0,5% quelle molisane.

I numeri vengono snocciolati dalla Cgil, all’indomani del discorso di insediamento della premier Giorgia Meloni, che a proposito di del reddito di cittadinanza, ha confermato una stretta, definendolo “fallimentare”.

“Per come è stato pensato il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta- ha detto -. Per chi è in condizione di lavorare la soluzione deve essere il lavoro ha proseguito la povertà non si combatte con l’assistenzialismo. Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare”.

Diverse le ipotesi di intervento allo studio del governo. Per esempio, la stretta sul lavoro introdotta dal precedente esecutivo, che a gennaio ha abbassato a due le offerte di impiego che è possibile respingere senza perdere il diritto al beneficio, oggi appare troppo soft. Ecco perché non è escluso che con la prossima legge di Bilancio venga ulteriormente ridotta la soglia dei rifiuti consentiti.





La Cgil abruzzese e molisana no nega che qualcosa va rivisto, ma sottolinea che “i dati dei nuclei familiari richiedenti in Abruzzo e Molise, rispecchiano la situazione di crisi e di difficoltà che sta colpendo principalmente i soggetti più fragili, le cui condizioni sociali ed economiche stanno rapidamente peggiorando”.

“In un momento storico come l’attuale, dove i venti di guerra fanno sentire i loro echi con bollette sempre più care e nella difficoltà generale di trovare lavoro, non è quindi immaginabile tagliare una misura che garantisce la sopravvivenza a tanti e tante”, afferma senza mezzi termini il sindacato.

E aggiunge: “È evidente che, ad oggi, così come per gli altri ammortizzatori sociali (NASPI e cassa integrazione straordinaria in primis) a dover essere migliorate sono le politiche attive del lavoro: aiuto e sostegno concreto alla ricerca di un lavoro che consenta un’esistenza dignitosa a chi oggi non ce l’ha. Ben vengano quindi, le politiche formative, di competenza delle singole Regioni e finanziate principalmente dalle risorse del PNRR, che si stanno mettendo in campo. Ma si faccia di tutto affinché siano davvero funzionali a dare risposte ai bisogni di chi non ha un’occupazione e non si limitino ad essere un “sostegno” ad enti formativi privati. È necessario, infatti, che da un lato si costruiscano competenze utili per le opportunità che il territorio offre, dall’altro che si monitorino costantemente i risultati della formazione che viene fatta, misurandone anche gli effetti in termini di nuova occupazione prodotta”.

In Abruzzo, continua ad essere Pescara la provincia con il maggior numero di richieste (6.652, 827 in più rispetto al 2021), seguita da Chieti (6.315 domande, 819 in più dello scorso anno), L’Aquila con 5.551 domande (+106) ed infine Teramo con 4.552 richieste (172 in più del 2021).

In Molise, invece, con 4.639, si registra una forte crescita di domande in provincia di Campobasso (+757), mentre il dato di Isernia rimane stabile a 1.545 (+76).





Numeri che rimandano ad una situazione di disagio sociale, solo parzialmente mitigata da una misura che mediamente vale, per ogni nucleo, 521 euro in Abruzzo e 524 euro in Molise.

Complessivamente le persone che hanno beneficiato del sostegno sono state, nell’anno in corso, 61.903 in Abruzzo e 16.726 in Molise.

Ben più ampia la platea dei beneficiari del Reddito di Cittadinanza, rispetto alla Pensione di Cittadinanza. Beneficiano del primo, infatti, il 95% del totale sia in Abruzzo che in Molise, a conferma che la mancanza di occupazione che garantisca un reddito dignitoso, è la principale causa della povertà.

In Abruzzo e Molise, così come nel resto del Paese, i nuclei familiari maggiormente coinvolti dal sostegno, sono quelli con un solo componente e quelli con 4 componenti di cui almeno un figlio minore.

 

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