L’AQUILA – “Possiamo vincere e siamo determinati a farlo per il bene degli abruzzesi per voltare pagina rispetto a un governo del centrodestra che non ha risolto i problemi che ha puntato solo al consenso distribuendo soldi pubblici, guidato da Marco Marsilio, poco gradito dagli abruzzesi. Dobbiamo solo far conoscere meglio il nostro candidato presidente Luciano D’Amico e il nostro programma che contiene tante scelte forti innovative è davvero risolutive.
A suonare la carica Alfonso D’Alfonso, coordinatore regionale Demos Abruzzo, che parteciperà alle elezioni regionali del 10 marzo in una lista progressista, assieme a Sinistra Italiana, Articolo 1 ed Europa Verde, nella coalizione Patto per l’Abruzzo che candida come presidente l’ex rettore dell’Università di Teramo, il professor Luciano D’Amico
Alla domanda se sarà ricandidato, D’Alfonso risponde “vedremo, c’è sul tavolo questa ipotesi”.
D’Alfonso assicura poi che già dalla prossima settimana man mano i partiti della coalizione renderanno noti la lista definitiva dei candidati.
Per quanto riguarda la lista progressista D’Alfonso tiene a sottolineare che “siamo una formazione politica, e non civica, e abbiamo dei punti programmatici imprescindibili come quello del trasporto pubblico gratuito, già annunciato da D’Amico, che è una misura fattibile e sostenibile economicamente, che garantirebbe il diritto alla mobilità a cominciare per quelle persone che vivono per le area interne. Centrale poi per noi è la difesa della sanità pubblica contro il tentativo subdolo di una privatizzazione nella consapevolezza della situazione ora devastante basta andare al pronto soccorso dell’Aquila e vedere i medici e infermieri che non ce la fanno più oberati di lavoro. C’è il contrasto alla povertà che colpisce il 14% degli abruzzesi. Nel programma dovrà essere scritto nero su bianco che non dovranno più esserci i maxiemendamenti notturni al Bilancio regionale con cui i consiglieri distribuiscono a loro discrezioni milioni e milioni di euro di soldi pubblici senza criteri, istruttorie e graduatorie. Per noi questo modo di agire è prima di tutto uno schiaffo alla povertà”
L’INTERVISTA
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