REGIONALI: D’ALFONSO, “SONDAGGIO CON MARSILIO AVANTI DI 6 PUNTI? IN CAMBIO DI COLLANE E BRACCIALI”

INTERVISTA A DEPUTATO DEM ED EX GOVERNATORE ABRUZZO, "CON D'AMICO PRESIDENTE BASTA FONDI A PIOGGIA E MASSONERIA RELAZIONALE, PREFERENZA NON E' BARATTO", PIANO RIORDINO SANITARIO "E' GIORNALE DELLE EDIZIONI PAOLINE, CON QUALCHE ILLUSTRAZIONE SOSTITUITA"

23 Febbraio 2024 15:31

Regione - Politica

L’AQUILA – “Mi risulta che il sondaggio che per l’ultima volta stancamente cerca di costruire un vantaggio di Marsilio e per Marsilio, pare che abbia ricevuto delle collane e dei braccialetti dal Consiglio regionale. Aspetterò due giorni per essere certo su questo, e quando sarò certo su questo, farò una cosa di più di una conferenza stampa, perché so che il consiglio regionale abruzzese nelle ultime tre o quattro sedute è diventato il paese del Bengodi”.

Tanto per cambiare, non le ha mandate a dire, un particolarmente esuberante Luciano D’Alfonso, deputato del Partito democratico, ed ex presidente della Regione, nell’intervista a tutto campo ad Abruzzoweb. A dare l’abbrivio alle prime pesanti stoccate al centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, presidente uscente e ricandidato alle regionali del 10 marzo, è il sondaggio di Noto, per il quale nelle intenzioni di voto Marsilio è al 53% , e il candidato del campo largo del centrosinistra, il professor Luciano D’Amico, è  al 47%. Mentre per un altro sondaggio, di cui si è venuti a conoscenza sempre oggi, di Winpoll, commissionato dal Pd,  è testa a testa con D’Amico, al 49,4% contro il 50,6%. Grandi differenze anche per le intenzioni di voto che riguardano i singoli partiti. Ad esempio per Winpoll Fdi è al 25,2%, il Pd al 17,8% e la Lega al 6,3%,  per Noto Fdi è al 31,4%, il Pd al 19%, la Lega al 5%.

Parole dure di D’Alfonso anche contro i fondi a pioggia, puntando il dito contro tutti i consiglieri, non solo di centrodestra, che ritengono che “il voto di preferenza sia oggetto di un baratto”, e che creano una sorta di “massoneria relazionale”. Infine, il piano di riordino della rete ospedaliera, è per il pugnace deputato una sorta “di giornale delle edizioni Paoline, per stupire e meravigliare, una specie di obolo da campagna elettorale”.

Ma veniamo al piatto forte, e bollente della sua intervista, ovvero la parte dedicata ai sondaggi.

“I sondaggi sono un discernimento, se non ha avuto una gravidanza di convenienza, e se il sondaggista viene lasciato in pace, fa un ottimo lavoro nel senso che fornisce elementi di orientamento – esordisce D’Alfonso -. Invece mi risulta che il sondaggio che per l’ultima volta stancamente cerca di costruire un vantaggio di Marsilio e per Marsilio, pare che abbia ricevuto delle collane e dei braccialetti dal Consiglio regionale. Aspetterò due giorni per essere certo su questo, e quando sarò certo su questo, farò una cosa di più di una conferenza stampa, perché so che il consiglio regionale abruzzese nelle ultime tre o quattro sedute è diventato il paese del Bengodi, per organizzare un sommo gaudio a favore di qualcuno,  spalmando migliaia di euro per tutti, per determinare un intondimento elettorale, molto curvato sulle preferenze dei singoli candidati”.





E osserva: “tant’è che ci sono candidati che ritengono di dovere lavorare poco in campagna elettorale, in ragione di questi regalini che hanno fatto in consiglio regionale. Tra i beneficiari di regalini danarosi sembra che ci sia anche il soggetto che ha incaricato questo sondaggio elettorale. Ma ripeto, tra due giorni avrò tutte le identificazioni e poi  chiederò un pubblico confronto. Chiedo però perché costui si è così impaludato, titolare di persona giuridica, pare che sia una onlus, che ha incamerato collanine e braccialetti e poi si è prestato a questo servizio? Ma la democrazia è implacabile, la democrazia attraverso le urne dirà chi vince e chi perde”.

Sulla oramai tradizione dei fondi a pioggia, quest’anno per la bellezza di 16 milioni di euro, con un maxiemendamento notturno al bilancio regionale di fine dicembre, distribuiti a migliaia di beneficiari, con piena e insindacabile discrezione dei consiglieri regionali, sia di maggioranza che di opposizione, D’Alfonso ha detto quanto segue.

“Io ce l’ho con tutti quelli che hanno partecipato al banchetto, con tutti, senza nessuna distinzione, che hanno un’idea odiosa della legiferazione, hanno un atteggiamento retroverso, e ritengono che il voto di preferenza debba essere oggetto di un baratto. Molti candidati infatti li vedo sottotono, organizzano più incontri da nascondimento, che veri e propri incontri politici. Ma del resto come si può rivelare che un consigliere regionale ha dato 3.000, 4.000, 5.000 euro, c’è vergogna, tant’è che lo dicono nel segreto dei rapporti introvabili.  Tra quelli che hanno prodotto queste collanine e questi braccialetti e chi li ha ricevuti, c’è una specie di massoneria relazionale, che è andata in onda durante queste sedute. Penso che sarà l’ultima volta perché con Luciano D’Amico presidente si cambierà completamente passo. Quelle aule del Consiglio regionale e delle commissioni finalmente si potranno riposare, e potranno recuperare dignità e decoro”.

D’Alfonso poi affronta il tema dell’attivismo del centrodestra anche in campo culturale, con l’obiettivo di sottrarre alle sinistre  la storica egemonia di gramsciana memoria.

“L’Abruzzo ha bisogno di innovazione, altro che cambiare il gonfalone, lo stemma araldico della Regione Abruzzo, che francamente è stata una iniziativa da stordimento alcolico, prendendosela con il riposato e lasciato in pace guerriero di Capestrano. L’ideologia di destra avrebbe altro da esprimere, questa regione nell’Ottocento ha prodotto personalità come Silvio Spaventa, ad esempio. Servirebbero convegni di alto livello, e non anche in questo caso lo spalmare i soldi in tutte le direzioni, dando anche qui misura dell’insipienza e dell’inconsistenza”, è però il suo sferzante giudizio.

Nella condotta politica di D’Alfonso, dirigente Anas in aspettativa da un bel po’ di anni, ha avuto sempre una centralità il tema delle infrastrutture, e alla domanda “ma è davvero oggi, nel 2024 una priorità la velocizzazione della ferrovia Pescara-Roma, promessa in campagna elettorale da decenni, e mai realizzata, che costerà svariati miliardi e ci vorranno per completare l’opera molti anni?”





“Noi avremmo dovuto fare la ferroviarizzazione nel ‘900 purtroppo a quei tempi la modernità era la macchina, l’autostrada, la gomma e l’asfalto. Ma questo secolo sta portando alla priorità della ferrovia Pescara-Roma – argomenta D’Alfonso -. Certo, da qui a vent’anni il trasporto individuale addirittura sceglierà il cielo attraverso i droni, come sta facendo Atlantia, che con la vendita delle  autostrade sta investendo miliardi di euro, e per fortuna investe qualche euro per la vita collettiva, su prototipi di droni al servizio dell’aeroporto di Milano. Da qui ai prossimi anni ci sarà un cambio di passo anche nel trasporto, certo, però noi non possiamo rinunciare al ferro veloce e curato, perché il ferro quando trasporta consente la conservazione della qualità della vita. E il corridoio Tirreno Adriatico lo faremo in Abruzzo, lo difenderemo nelle sedi giuste, nella Conferenza Stato Regioni. Il problema è che l’Abruzzo, con Marsilio, ha dimenticato che sono le Regioni che hanno il  potere di scegliere i tracciati, lo dice la carta costituzionale all’articolo 117, e come confermato dalle sentenze della Corte costituzionale. Ma allora perché la Regione Abruzzo, che chiede più competenze e poteri, ha rinunciato a stabilire il tracciato che avrebbe avuto il consenso dei comuni e dei territori. Non possiamo ‘tavizzare’ questa opera, non possiamo fare una Tav all’amatriciana. Io vengo dal Novecento migliore, le opere pubbliche che si fanno, quelle che servono, sono quelle che hanno progetti sono quelle che hanno risorse sono quelle che hanno consenso”.

Per quanto riguarda poi la sanità, D’Alfonso arriva a paragonare il piano di riordino della rete ospedaliera ad una sorta di rivista delle edizioni Paoline.

“Mi permette di fare una battuta: il piano che ha adottato il centrodestra mi fa pensare a quelle edizioni Paoline che ha pagine uguali con qualche fotografia finale che era differente. Praticamente una pubblicazione che non riuscirà ad avere le ruote perché non tiene conto della realtà. Noi abbiamo liberato l’Abruzzo dal commissariamento siamo stati la prima regione italiana ad uscire dal commissariamento grazie alla bravura di Silvio Paolucci del personale dedicato ai sacrifici degli abruzzesi. Finalmente abbiamo chiuso la parentesi sbagliata degli anni lontani, e si poteva cominciare a collocare le risorse facendo scelte, tutelando il territorio, coniugando la domanda di salute del territorio e anche di diagnostica, con la capacità di servizio delle strutture ospedaliere centrali, e quelle specializzate. La destra ha invece solo approvato quel piano, un prodotto da edizioni Paoline, per stupire e meravigliare, una specie di obolo da campagna elettorale”.

Abruzzoweb ricorda infine che se da una parte il centro-sinistra attacca Marsilio per il suo essere romano e non Abruzzese di nascita, D’Alfonso è andato a Rima a fare il senatore lasciando con un anno di anticipo la presidenza della Regione.

“E’ accaduto perché era cambiato completamente il quadro politico rispetto alle elezioni del 2014, che richiedeva una nuova offerta politica che poi tra il 2019 e il 2024 si è finalmente affermata, con il campo che coinvolge l’intero patto per le ragioni e i diritti dell’Abruzzo, dai moderati ai riformisti, fino al Movimento 5 stelle e alla sinistra ambientalista. Sei soggetti politici e territoriali che nelle mani di D’Amico e della sua grande esperienza possono restituire equilibro di governo a questa regione. La maggioranza uscita dal 2014 aveva perso la sua spinta politica che ora grazie a  D’ Amico potrà essere recuperata. D’Amico ha governato l’università e ne ha fatto una eccellenza, ha risanato la Tua, e due carcasse piene di debiti, a causa del modello delle dazioni danarose del consiglio regionale a cui prima mi riferivo. Chi conosce D’Amico lo vota e lo fa votare, i 20mila studenti che si sono laureati con lui lo adorano. Io invece non trovo le ragioni di entusiasmo nei confronti del presidente in scadenza, il quale ci ha provato, non conosceva l’Abruzzo e probabilmente gli faranno bene 5 anni di opposizione per imparare l’Abruzzo”.

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