SULMONA – “Come può il centrodestra affermare che dopo cinque anni che governa, è necessaria una sanità efficiente, che vanno abbattute le liste di attesa e la mobilità passiva, quando poi il governo Meloni si appresta ad approvare la scellerata riforma voluta dalla Lega dell’autonomia differenziata, che significherà che le regioni ricche del Nord tratterranno il residuo fiscale a discapito della sussidiarietà, e del finanziamento della sanità pubblica per le regioni del Sud, Abruzzo compreso. Con il voto del 10 marzo dobbiamo anche dire che noi questo regionalismo differenziato non lo vogliamo, perché se vincerà Marco Marsilio e questo scellerato provvedimento troverà davanti a sé un’autostrada anche in Abruzzo”.
Lo afferma in in una nota Daniele Di Bartolo, avvocato di Raiano, candidato nel collegio provinciale dell’Aquila alle regionali del 10 marzo con i Riformisti e civici, nella coalizione che sostiene il candidato presidente Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo ed ex presidente della Tua, la società regionale del trasporto unico.
“Siamo a pochi giorni da un voto di capitale importanza – incalza Di Bartolo -. Fino a un mese fa il centrodestra era certo di vincere, forte dei 16,7 milioni di nostri soldi per mance e mancette in cambio di consenso, di una politica intesa come becera pratica clientelare. Ora questa certezza non ce l’hanno più, e noi anzi possiamo e dobbiamo vincere il 10 marzo”.
A seguire parole di incondizionata a stima per il candidato del campo largo del centro-sinistra.
“Luciano D’Amico è figlio della nostra terra, è un abruzzese che ha costruito la sua carriera universitaria con il sacrificio, il lavoro e la competenza, ha dimostrato tutto il suo valore come amministratore risanando le società di trasporto pubblico unendole nella nella società unica, Tua. D’Amico non chiede il voto, non cerca il consenso in base a un principio autoritario, come fa Marco Marsilio, evocando la ‘filiera’ di governo, per cui l’Abruzzo deve essere di destra perché il governo è di destra”.
E conclude Di Bartolo, “i dati sullo spopolamento delle aree interne e il trend nei prossimi decenni sono agghiaccianti, la prima cosa da fare è dare una possibilità ai nostri giovani di farsi un futuro qui, e questo non è stato fatto in questi anni”.
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