CHIETI – Dopo il non certo esaltante risultato della Lega alle regionali del 10 marzo, 43.816 preferenze, pari al 7,5%, e soli due consiglieri eletti, rispetto ai 10 uscenti, i vertici del partito regionale finora hanno taciuto, a cominciare dal segretario regionale e sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, e del suo vicesegretario Antonio Zennaro, e solo oggi si riunisce la segreteria regionale a Silvi, da cui si attende una analisi del voto a tutto tondo.
Chi invece una analisi del voto l’ha fatta eccome, e con la penna intinta nel curaro, è stata la Lega di Chieti, con una nota che ha fatto seguito ad una riunione di lunedì scorso in cui senza mai citare D’Eramo si punta il dito contro la gestione del partito negli ultimi cinque anni, contro le candidature che in provincia non hanno tirato, sottolineando il dato positivo di Chieti città, in netta controtendenza.
Una nota inviata alle redazioni dall’indirizzo del capogruppo al comune di Chieti, Mario Colantonio, candidato non rieletto alle regionali, dunque non autorizzata ma subita dalla Lega, firmata anche dagli altri consiglieri, Fabrizio Di Stefano, ex consigliere regionale di An, ex senatore e deputato del Pdl, passato ai salviniani del 2019, candidato sindaco nel 2020, quando ha perso clamorosamente contro il centrosinistra di Diego Ferrara, e ancora Emma Letta e Liberato Aceto, ex consigliere regionale.
E l’iniziativa, secondo gli ambienti salviniani, ha come vero e principale ispiratore Fabrizio Di Stefano, dopo la sconfitta del 2020 uscito dai radar della comunicazione, ma che continua ad agire evidentemente dietro le quinte, e che alla prima occasione ha attaccato Luigi D’Eramo che pure aveva forzato la mano per candidarlo a sindaco. Un attacco che arriva nei giorni in cui la Lega è impegnata a ricucire le crepe per serrare le fila per le europee e le elezioni amministrative di giugno, con appuntamenti clou a Pescara, Montesilvano e Giulianova, e D’Eramo in una nota di ieri ha sottolineato che “è necessario non sbagliare nulla, garantendo candidature solide e condivise, sostenute e amate, con dei programmi in linea con le sfide che ci attendono”.
I quattro evidenziano intanto il buon risultato nella città di Chieti, rovinato da quello pessimo di altre aree della provincia, come il 4% di Francavilla e Ortona, puntando così il dito sulla “gestione del partito negli ultimi cinque anni da parte di alcuni soggetti i quali, posti alla guida dello stesso in maniera inopinata e probabilmente non meritata, non hanno saputo far crescere una classe dirigente, quando la Lega andava a gonfie vele”, e qui traspaiono in controluce le sagome di D’Eramo e della direzione regionale. Mentre viene assolto il commissario provinciale Maurizio Bucci, nominato da D’Eramo a giugno 2023, provocando tra l’altro la fuoriuscita di sei membri su dieci, spaccando ancor di più il partito, tuttavia “subentrato troppo tardi per porre rimedio ai danni fatti da chi per troppi anni ha gestito il partito”, con riferimento si suppone anche al precedente coordinatore, il medico Luigi Leonzio.
E ancora, i quattro lanciano strali contro i consiglieri regionali uscenti, senza fare nomi, non è chiaro se solo contro quelli leghisti, per “la brutta pratica dell’assegnare contributi a pioggia a questa o quella associazione per premiarle sì dell’attività svolta, ma anche per garantirsi un successivo ritorno in termini di consenso elettorale”.
Una sconfitta quella delle regionali che brucia del resto anche dal punto di vista personale a Colantonio, candidato anche lui, e che ha preso 2.216 voti, arrivando secondo dietro il consigliere regionale uscente Sabrina Bocchino, 2.840 voti, in una provincia dove però i salviniani hanno preso solo il 6,7%, pari a 11.232 preferenze, risultato ben sotto la media regionale, e dove non hanno “tirato”, come si sperava, candidati presentati come vincenti di D’Eramo, come l’imprenditore Donato Di Campli, 1.882 voti, il consigliere regionale uscente Fabrizio Montepara, 1.605 voti, l’ex consigliere regionale, e capogruppo di Azione Politica, alleata della Lega, al Comune di San Salvo, il consigliere comunale di Francavilla Rocco Paolini, 591 voti.
Tanto che nessun leghista a Chieti è stato eletto, mentre invece è tornato in consiglio, a rendere ancor più amaro il responso delle urne, l’assessore regionale uscente Nicola Campitelli, andato via dalla Lega e passato a Fratelli d’Italia, che invece ha preso da solo 8.463 voti, ricandidato dal riconfermato presidente di regione, Marco Marsilio, infischiandosene del niet di D’Eramo e dei suoi strali contro “traditori” e “voltagabbana”.
Intanto i leghisti chietini fanno notare che nella loro città, “il partito è andato ben al di sopra della media regionale ed ancor di più di quella provinciale, arrivando al 9,26% a fronte di una media regionale e provinciale di quasi 2 punti più bassa. Siamo quindi stati il partito del centrodestra che ha maggiormente superato il dato regionale: a fronte di Fratelli d’Italia che è andato sotto la media regionale di quasi 6 punti percentuale, e di Forza Italia che ha superato la media regionale di un solo punto, la Lega a Chieti, senza avere nessun consigliere uscente né ricoprendo ruoli politici o amministrativi apicali, ha migliorato il dato regionale di quasi 2 punti percentuali”.
Ben diverso invece è stato invece il dato della Lega su tutta provincia, e prosegue la nota “dobbiamo purtroppo constatare che la pessima gestione del partito negli ultimi cinque anni da parte di alcuni soggetti i quali, posti alla guida dello stesso in maniera inopinata e probabilmente non meritata, non hanno saputo far crescere una classe dirigente, quando la Lega andava a gonfie vele”. E appunto “troppo tardi è subentrato il pur valido commissario Maurizio Bucci, che non ha avuto il tempo di porre rimedio ai danni fatti da chi per troppi anni ha gestito il partito e poi, viste la mala parata, se n’è andato”.
Grave poi per i consiglieri di Chieti che “a Francavilla e Ortona la Lega arriva a malapena al 4%, compromettendo così, il risultato della Lega su tutta la provincia che per pochi voti ha mancato l’obiettivo del terzo seggio in Regione. Poco allora ha potuto incidere l’ottimo risultato della Lega a Chieti, tenendo anche conto che, diversamente dagli altri capoluoghi di provincia d’Abruzzo, in questi ultimi tre anni questo gruppo non ha beneficiato di nessun rappresentante in Regione, né di riconoscimenti in ruoli ed incarichi politici ed amministrative regionali, come pure avrebbe meritato e gli era stato anche assicurato dai vertici regionali”.
Per non parlare poi, prosegue la nota, anche di “quella brutta pratica, divenuta ormai consuetudine, ma che quest’anno ha raggiunto livelli non accettabili, con cui i consiglieri regionali uscenti, a fine mandato, assegnano contributi a pioggia a questa o quella associazione per premiarle certo dell’attività svolta, ma anche per garantirsi un successivo ritorno in termini di consenso elettorale; basti pensare che nella sola città di Chieti ad associazioni varie con l’ultima finanziaria regionale sono arrivati ben oltre 200.000 euro di contributi, tutte ovviamente scelte liberamente, dai consiglieri regionali uscenti”.
Snocciolando i numeri, si evidenzia inoltre “l’ottimo risultato di questo gruppo, e va evidenziato che che l’85% delle schede votate Lega nella città di Chieti hanno espresso come preferenza Mario Colantonio: egli è stato uno dei più votati del centro destra in città alla pari dei candidati di Forza Italia e di Fratelli d’Italia, ma i cui candidati più votati hanno riportato rispettivamente meno del 50% e circa il 65% dei voti espressi per le loro rispettive liste. Se dunque siamo molto soddisfatti di questo dato, non altrettanto, come abbiamo detto, possiamo dire del dato provinciale della Lega e, in generale del dato del centro destra in città. A Chieti città il centro destra ha superato il centro sinistra di poco più di 400 voti, un dato che assolutamente deve far riflettere tutti, tenendo anche conto che nel Centrodestra c’erano due consiglieri uscenti, ed, ancor di più, dello sfacelo con cui la sinistra sta amministrando la città”.
Ultima riflessione restituita dalla nota al vetriolo: “torniamo sul dato delle preferenze espresse per i candidati del centrodestra in città. In Fdi su circa 4000 voti di preferenza espressi, 1000 (25%) sono andati a candidati non teatini; In Forza Italia su circa 2800 voti di preferenza espressi, 1000 (quasi il 40%) sono andati a candidati non teatini. Nella Lega su circa 1800 voti di preferenza espressi, 250 (meno del 15% ) sono andati a candidati non teatini. Da questo emergono due valutazioni: la prima è che la Lega Chieti conosce il suo elettorato e da esso è premiato. La seconda è che la tanto decantata ‘teatinita’ che è diventato un mantra per taluni in città, poi alla prova dei fatti si rivela un fallimento. Partendo da queste valutazioni noi crediamo che, i vertici della Lega in primis, regionali e provinciali, e tutto il centrodestra teatino, debbano riflettere e ripartire per capitalizzare in positivo la vittoria del Centrodestra a livello regionale”.
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