REGIONALI: SCHLEIN, L’ABRUZZO MERITA DI CAMBIARE, D’AMICO L’ALTERNATIVA, MARSILIO UMILIA ABRUZZESI”

INTERVISTA IN ESCLUSIVA AL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD CHE OGGI E DOMANI TORNA IN ABRUZZO PER UN TOUR MOLTO SERRATO: “IL PRESIDENTE USCENTE, CHE NON E' ABRUZZESE, PRESENTA SE STESSO COME AMICO DELLA MELONI E QUINDI NON PUO’ GOVERNARE PER PROCURA. NOI COALIZIONE UNITARIA E CREDIBILE CONTRO I DISASTRI DEI GOVERNI DI DESTRA". "IN SARDEGNA ABBIAMO VINTO NOI E IL PREMIER HA PERSO. STESSA COSA ACCADRA' QUI. IL NOSTRO CANDIDATO PERSONA COMPETENTE E INNAMORATO DELLA PROPRIA TERRA " 

di Berardino Santilli

6 Marzo 2024 15:29

Regione - Politica

L’AQUILA – Dopo la vittoria in Sardegna ha intensificato la sua presenza, già forte, in Abruzzo, dove per il rush finale per le elezioni del 10 marzo prossimo, ritorna oggi in un tour pieno zeppo di appuntamenti e di incontri con la gente, per strappare, con il famoso campo larghissimo, al centrodestra la seconda Regione consecutiva ed impedire il secondo storico mandato al presidente uscente e ricandidato Marco Marsilio, di FdI. “Un politico – tuona la segretaria nazionale del Pd, Elly Schlein -, non abruzzese, che presenta se stesso come amico della Meloni, e non può governare per procura”.

“Dalla Sardegna – attacca ancora Schlein – emerge che la strada giusta per vincere è lavorare instancabilmente e con testardaggine per creare una alternativa unitaria ai disastri dei governi di destra, intorno a una candidatura autorevole e competente, con un programma serio e attento al territorio. E in Sardegna noi abbiamo vinto e Giorgia Meloni ha perso. In Abruzzo abbiamo fatto la stessa scelta attorno a Luciano D’Amico, una persona competente e innamorata della sua regione”.

Nella intervista in esclusiva ad Abruzzoweb, la segretaria dem, nel sottolineare senza se e senza ma “il fallimento della esperienza del centrodestra abruzzese”, dimostra che in Abruzzo la posta in palio oltrepassa nettamente i confini regionali, essendo considerata una occasione ghiotta per creare una discontinuità ai ripetuti trionfi del centrodestra, a partire dalle politiche del settembre del 2022. E per costruire una alleanza credibile, una opposizione all’altezza anche numericamente, e mutare gli equilibri nazionali, finora a senso unico. In questo senso, la partita, in seno al centrosinistra, viene percepita e vista riaperta complice determinante la scossa prodotta dalla consultazione isolana. Con un fronte coeso intorno all’ex rettore della università di Teramo.

Elly Schlein, cosa ha insegnato l’esito delle elezioni regionali in Sardegna?

Che la strada giusta per vincere è lavorare instancabilmente e con testardaggine per creare una alternativa unitaria ai disastri dei governi di destra, intorno a una candidatura autorevole e competente, con un programma serio e attento al territorio. E in Sardegna noi abbiamo vinto e Meloni ha perso. In Abruzzo abbiamo fatto la stessa scelta attorno a Luciano D’Amico, una persona competente e innamorata della sua regione.





Che clima sta riscontrando in Abruzzo, una eventuale vittoria il 10 marzo cosa significherà a livello nazionale, sarà favorita l’alleanza con di campo largo anche in Piemonte e in altre successive sfide?

Sono venuta in Abruzzo già in diverse occasioni, e in ogni occasione ho trovato un clima di speranza crescente perché gli abruzzesi si riprendano in mano il loro futuro. Gli abruzzesi sono un popolo tenace, laborioso e con tanta voglia di riscatto. In questi anni sono stati umiliati da un presidente che non è nemmeno abruzzese e che presenta se stesso solo come amico della Meloni che non può governare per procura. Evidentemente, crede che sia la cosa più importante del suo curriculum. Con Luciano D’Amico, sostenuto con grande entusiasmo dal PD e da una coalizione ampia, l’alternativa a questa destra è evidente. L’Abruzzo si merita di cambiare.

Tema caldo, anche nelle elezioni regionali abruzzesi, è quello dell’autonomia differenziata, quali sono le ragioni della vostra ferma contrarietà?

“L’autonomia” (è bene mettere le virgolette) di Calderoli e Salvini è in realtà una secessione mascherata che tenta di dividere l’Italia, penalizzando soprattutto le regioni del Sud. Vogliono distruggere il sistema sanitario nazionale, creare 20 politiche energetiche diverse, 20 sistemi scolastici diversi. Una pericolosa assurdità. Con in più la beffa di non mettere nemmeno le risorse necessarie per stabilire livelli essenziali di prestazione che siano comuni a tutti i territori e per tutti i cittadini. In parlamento e in tutta Italia ci opporremo a questo disegno scellerato che aumenta le diseguaglianze.

Anche in Abruzzo tiene banco la questione della direttiva Bolkestein, quale è la sua posizione sull’obbligo di gare europee per gli attuali gestori di stabilimenti balneari?

E’ una questione delicata che andrebbe trattata con serietà. Il governo Meloni invece non sa fare altro che rimandare di continuo una decisione, mettendo tra l’altro in difficoltà l’Italia in Europa. Bisogna essere consapevoli che in questa materia ci sono due diritti che si confrontano: da un lato quello di chi per anni ha gestito uno stabilimento, magari anche investendo per renderlo più accogliente, dall’altro quello di chi potrebbe ambire a vincere una gara. Ci possono essere modi per comporre entrambi questi diritti attuando la normativa europea e al contempo riconoscendo il valore degli investimenti fatti, ed è compito di un governo trovarli e applicarli. Rimandare e non assumersi le proprie responsabilità invece penalizza entrambi, chi è già gestore, che vive in uno stato di incertezza, e chi potrebbe subentrare, perché si vede preclusa la possibilità. E bisogna dire la verità alle persone, senza prenderle in giro.





Quali sono le potenzialità inespresse dell’Abruzzo, in termini di attrattività turistica e sviluppo economico?

Dalle lunghe spiagge, ai borghi d’arte collinari circondati da vigneti e uliveti, fino alla montagna interna, l’Abruzzo è una regione molto variegata che trova nelle tante declinazioni territoriali la sua forza. Le aree naturali protette, che coprono il 37% della regione, sono uno dei principali attrattori turistici, in grado di trainare una fruizione lenta del territorio, dei suoi prodotti e delle sue bellezze. Ecco una delle tante differenze, per noi la natura è un valore mentre la giunta di destra ha più volte provato ad attentare ai parchi *e alle riserve (Parco Velino Sirente, riserva del Borsacchio) della vostra regione o a compiere scelte volte a favorire una privatizzazione di fatto, come avvenuto a fine legislatura per la costa dei Trabocchi. La “via verde”, ad esempio, è stato uno dei più grandi esempi europei di turismo sostenibile, grazie al recupero del vecchio tracciato ferroviario e alla sinergia tra imprese e associazioni ambientaliste, una conquista della precedente giunta di centro sinistra che doveva essere completata da una serie di diramazioni a pettine per portare i turisti verso l’interno, grazie ai fondi del Masterplan che il governo Marsilio però ha definanziato. E ancora l’immobilismo sull’aeroporto di Pescara a scapito dei collegamenti internazionali, sbloccato solo pochi mesi dalle elezioni con l’avvio dei lavori di potenziamento, indovinate, grazie a fondi stanziati sempre dalla precedente giunta, potremmo farne a decine di questi esempi.

Politiche del lavoro,  precarietà, working poor, che giudizio dà delle misure prese fin ora dal governo di Giorgia Meloni, quali sono invece le vostre ricette?

Un giudizio completamente negativo: hanno aumentato la precarietà invece di combatterla e hanno accuratamente evitato di affrontare le difficoltà di chi un lavoro lo ha ma non lo stipendio per vivere una vita dignitosa. Il tema del lavoro è cruciale per le persone. Penso ai ragazzi e alle ragazze che vogliono costruirsi un futuro, una famiglia, e non possono perché hanno contratti a brevissimo termine che non sanno se saranno rinnovati. Penso alle donne e al loro desiderio di essere protagoniste nella società e che invece trovano ancora enormi problemi ad entrare nel mondo del lavoro e quando riescono vengono pagate meno dei colleghi maschi. Il governo Meloni o non ha fatto nulla o ha prodotto misure di propaganda che non hanno risolto nulla. Ogni volta abbiamo avanzato le nostre proposte e ogni volta sono state respinte senza motivo. Prendo l’esempio della nostra proposta sul salario minimo perché è emblematica: estendere a tutti la retribuzione complessiva prevista nel contratto collettivo più rappresentativo di ogni settore, e sancire che il salario non possa scendere sotto i 9 euro all’ora perché altrimenti è sfruttamento. Una proposta di assoluto buon senso, applicata in quasi tutti i Paesi europei, che non aveva alcuna controindicazione di tipo economico. Risultato: hanno rimandato, anche questa volta, poi hanno coinvolto il CNEL e alla fine hanno detto no, senza alcuna reale motivazione. E così quei lavoratori oggi sono ancora in quelle condizioni e continuano a ricevere una paga da fame. Bisogna anche ridurre i contratti a termine, abolire gli stage gratuiti e approvare un congedo paritario di 5 mesi pagato al 100% per entrambi i genitori, che aiuterebbe le famiglie e l’occupazione femminile. Dobbiamo ammettere che Meloni è coerente, su ogni questione la sua politica è sempre la stessa: prendersela con chi fa più fatica.

Che giudizio dà della mobilitazione degli agricoltori in Italia e in Europa, condivide loro richieste?

Come si è visto, in tutta Europa l’agricoltura è probabilmente il settore che più ha sofferto le crisi che si sono determinate anche a causa della pandemia. E’ un settore decisivo per l’Italia, e anche in Abruzzo molte sono le realtà agricole che vogliono contribuire alla crescita del territorio. Gli agricoltori hanno portato all’attenzione delle istituzioni problemi reali e concreti, a partire dalla questione del giusto prezzo. Ne siamo consapevoli come PD. Non a caso due settimane fa abbiamo organizzato un incontro con tutte le realtà agricole per confrontarsi insieme sui problemi e sulle possibili soluzioni che passano anche attraverso una più attenta politica agricola dell’Unione europea, ne abbiamo parlato con loro anche a Ortona. Ma non è negando l’emergenza climatica che si aiutano le imprese agricole, perché sono tra le sue prime vittime. Bisogna invece mettere in campo e chiedere all’Europa tutte le risorse, le politiche e l’innovazione che servono per accompagnarle nelle trasformazioni necessarie e ritrovare equilibrio col Pianeta e dare sostenibilità economica alle loro fondamentali attività.

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