CHIETI – In settimane decisive per la chiusura delle liste per le regionali di marzo, nel centrodestra crea forte fibrillazione la fuoriuscita dalla Lega dell’assessore regionale di Lanciano Nicola Campitelli, uno dei quattro componenti salviniani della giunta, per di più senza dimettersi, e tenendosi, con il beneplacito del presidente della Regione Marco Marsilio, di Fdi, le deleghe pesanti ad Urbanistica, Energia, Rifiuti e Demanio.
La Lega ora dovrebbe rivendicare una compensazione in giunta, ma Marsilio non ha alcun interesse a fare un rimpasto a pochi mesi dalle elezioni che lo vedono candidato presidente, e che determinerebbe pesanti scossoni in maggioranza, visto che anche Forza Italia, che ha ora sette consiglieri, potrebbe chiedere altrettanto.
Nel suo annuncio Campitelli, ad un passo dall’entrare in Fdi e pronto a candidarsi, non ha esplicitato le ragioni dell’addio, ha parlato solo vagamente di “coerenza personale e politica”, ma c’entra senz’altro la fronda che prosegue oramai da oltre due anni contro segretario regionale e ora sottosegretario all’Agricoltura, Luigi D’Eramo, che ha già portato all’addio in consiglio di Simone Angelosante, Tony Di Gianvittorio, Manuele Marcovecchio, ora federati con Fi, di Emiliano Di Matteo, l’ex sindaco di Ancarano, in Fi anche lui, di Antonietta La Porta e Luca De Renzis, ora nel gruppo misto. I leghisti sono scesi così 10 a 5 consiglieri, compensando una delle uscite, con l’ingresso di Federica Rompicapo come prima dei non eletti a Teramo e “surrogata” di Di Gianvittorio che si è dimesso per andare a fare il sindaco di Notaresco. Il nome di Campitelli è comparso poi nell’ipotesi ventilata a Roma, e poi seccamente smentita, di un commissariamento del partito, da parte sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, con cui l’assessore avrebbe avuto una fitta interlocuzione,
Si sostiene poi che uno dei motivi della rottura è che nel collegio di Chieti, dove Campitelli era pronto a ricandidarsi, con una Lega oramai data intorno al 9%, e ben lontana dal 28,5% delle elezioni del febbraio del 2019, oltre ad un pezzo da novanta come la consigliera e componente dell’Ufficio di presidenza del consiglio regionale, Sabrina Bocchino, la Lega avrebbe intenzione di candidare anche Donato Di Campli, presidente dell’ente fieristico regionale Lancianofiere, e ciò ridurrebbe ancor di più le possibilità di una riconferma all’Emiciclo.
Pertanto è molto probabile che Campitelli correrà ora con Fratelli d’Italia, anche se non sarà una scelta indolore, visto che l’ipotesi crea forte tensione anche nel partito di Giorgia Meloni, tenuto conto che il parterre dei candidati chietini è già affollato e agguerrito.
In questo scenario D’Eramo e suoi fedelissimi tacciono e prendono tempo, davanti a quella che viene considerata come l’ennesima “campagna acquisti” degli alleati di Fdi e Fi a danno della Lega. Ma è certo che è cresciuta la tensione con Marsilio, considerato il regista dell’operazione.
Per di più Campitelli, nella nota che ha comunicato il suo addio alla Lega, aveva annunciato di restituire le deleghe, anche se poi non risultano essere stati prodotti atti formali. A seguire due conferenze stampa rinviate. Infine Marsilio lo ha confermato in giunta, dichiarando che appunto non è tempo di sconvolgere l’esecutivo regionale nell’ultima volata della legislatura. E nella Lega si mastica amaro, mentre Fdi, senza colpo ferire, si ritrova di fatto con un assessore in più.
Manuale Cencelli alla mano, la Lega con la metà dei consiglieri, non può più pretendere di mantenere quattro assessori su sei. Anche perché a quel punto anche Forza Italia, passata da tre consiglieri di inizio legislatura a sette, tra effettivi e federati, potrebbe rivendicare più spazio in giunta, tenuto conto che anche loro hanno visto andar via il sottosegretario Umberto D’Annuntiis, approdato a Fdi, restato ben saldo al suo posto.
C’è anche un altro inconveniente per la Lega: in caso di dimissioni dalla giunta di Campitelli, dovrebbe tornare a casa il consigliere leghista Fabrizio Montepara, entrato come surrogato dell’assessore, fedelissimo di D’Eramo. L’alternativa sarebbe quella di nominare assessore Sabrina Bocchino, ma appunto nell’ambito di una partita tutta in salita e problematica. Filippo Tronca
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