RENEE FABBIOCCHI, LA TERAMANA CHE VIVE A MONACO E PORTA AMORE

di Sara Ciambotti

6 Giugno 2013 08:02

Teramo -

TERAMO – Solo attraverso un processo di sofferenza lo spirito riesce a innalzarsi, e Renee Fabbiocchi, teramana naturalizzata cittadina del mondo, ne è la dimostrazione vivente.

Pittrice, disegnatrice ed evangelizzatrice del bene sulla Terra, come si descrive, Renee vuole portare agli uomini la consapevolezza che solo attraverso la valorizzazione della bontà la vita può migliorare.

Consapevolezza che lei, in primis, ha acquisito attraverso profondi tormenti. Ora vive a Monaco, dopo essere passata per Inghilterra e Giappone e aver studiato lo zen con i samurai.

“Io voglio svegliare le persone – spiega ad AbruzzoWeb – e insegnare loro i valori del cuore e dell’anima che solo gli italiani hanno e che ci invidiano in tutto il mondo! È ora di dire al governo come siamo invidiati all’estero! È l’ora della riscossa, che si può ottenere solo ristrutturando tutto il sistema fondato sui valori materiali ma anche dell’anima! Altrimenti si crea squilibrio e cacofonia!”.

I suoi disegni l’hanno portata ad aiutare la madre malata, a fondare il museo dell’Anima e la Banca dei Valori Spirituali e, dal suo racconto, a scoprire di aver vissuto nella camera dove per un periodo di tempo aveva dormito anche Adolf Hitler. Quella di Renee è una vita, ricca, vissuta, che “può insegnare molto”.

Come inizia la sua storia?

Sono nata a Teramo nel ’57. Da bambina, quando avevo 3 anni, mio padre è tornato dalla guerra (seconda guerra mondiale, ndr) e non stava bene. Si arrabbiava sempre, sentivo le sua urla in tedesco, sembrava un pazzo mentre diceva parolacce e ci lanciava contro i piatti. In quel momento sentivo di dover proteggere mia madre, soffriva di asma e la vedevo mancare, quindi andavo al camino, prendevo dei carboni freddi e disegnavo degli angeli.

La sua vita è stata ricca di momenti importanti e di esperienze che in pochi hanno l’opportunità di fare. Ce le racconta?

A Teramo ho frequentato le magistrali, poi, grazie anche all’appoggio di mia madre, proprio lei che riusciva a recuperare respiro grazie ai miei disegni, ho frequentato l’università di lingue a Pescara, perché volevo andare via. La sofferenza che provavo in casa mi ha messa sulla strada della ricerca, ho avuto delle borse di studio per vivere in Inghilterra, e poi dopo la tesi sono venuta a studiare la lingua giapponese a Monaco. Sono stata per due anni anche a Tokyo, dove ho appreso la calligrafia zen con i samurai. Nel frattempo, a Monaco, studiavo all’accademia delle belle arti.





E qui è successo un evento per lei molto importante.

In quel periodo mi sono trovata a prendere dalle bacheche della facoltà, un biglietto di annunci dove si offriva una stanza in cambio di lezioni di italiano. Sono andata a parlare col proprietario, mi sono trovata bene e sono rimasta. Così sono finita per dormire nella camera dove per un certo periodo ha dormito anche Hitler. Nessuno me lo aveva detto, ma io lo sentivo perché nella notte mi svegliavo e facevo disegni sulla guerra.

I suoi disegni sono stati da sempre “illuminanti”, tanto che ne ha fatto la sua professione. Che rappresentano?

I miei disegni sono stati ‘salvifichi’. Il destino ha voluto che quando sono tornata da Tokyo, a Teramo, per andare a trovare mia madre in fin di vita, sono riuscita a farla guarire, tanto che è uscita dalla camera di rianimazione proprio grazie alla mia arte.

E poi è arrivato il successo?

Nell’87 sono tornata da Tokyo per stare un po’ a Roma, dove ho realizzato tante mostre in cui sono stata sponsorizzata da personaggi molto famosi, tra cui le sorelle Fendi. In quel periodo acquistavano le mie opere anche la famiglia Einaudi. Fino all’88, quando si innamorò di me un critico d’arte gelosissimo che mi picchiava. Per cui decisi di scappare e tornare a Monaco. L’Italia, per me, stava iniziando a rappresentare il machismo.

E in Germania è arrivata alle stelle.

Io qui ho venduto molte opere soprattutto ai privati, e qui sto riuscendo a realizzare il sogno della mia vita: riportare la pace. Io ero costretta a subire il terrore in casa, e ora faccio mostre sull’educazione all’armonia e alla pace. Nel 2009, ho ricevuto un riconoscimento a New York, dall’Onu. Fu proprio una mia professoressa a dirmi che sarei andata a vivere in Germania, ma me lo disse con le parole di Dante, neanche fosse un oracolo, “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”.

Secondo lei perché c’è questa migrazione di italiani in Germania e qual è la loro speranza?

Gli italiani credono che la Germania funzioni. Ma non del tutto vero. Qui, dopo la seconda guerra mondiale c’è stata una rottura terribile, la distruzione. Gli abitanti sono dovuti ripartire da zero, un po’ come L’Aquila. E ci sono riusciti con la grande forza dello Stato, che ha saputo creare una struttura molto rigida e quasi perfetta. Hanno dovuto ricostruire istituzioni che funzionassero.





E invece?

Quello che non si sa in Italia è che l’80 per cento sono psicopatici. Vanno tutti da psicoterapeuti che li aiutano a vivere, prendono calmanti. Ma non sanno di essere malati, sono talmente stressati perché devono funzionare come robot, che non riescono neanche a fermarsi per pensare alla loro situazione.

Che idea hanno degli italiani?

Non è sempre ottima. Per esempio, proprio quando è scoppiato il caso in cui l’ex premier Silvio Berlusconi disse che la Merkel era una “culona inchiavabile”, a Monaco c’è stato uno spettacolo teatrale di Roberto Benigni. Ebbene, io so che proprio il primo ministro ordinò al teatro della città di dire che tutti i posti erano esauriti, e quindi, allo spettacolo non andò nessuno.

E l’Italia cosa può imparare da questo?

Gli Italiani funzionerebbero con la struttura tedesca e i tedeschi con il cuore italiano. Qui in Germania è tutto valorizzato anche i beni di non prima necessità. Per esempio i miei quadri possono pagarli anche 2.000 euro, ma poi hanno la possibilità di scaricarli dalle tasse.

Per questo lei cosa ha fatto?

Io vorrei che il mondo si rendesse conto che soltanto vedendo i valori dell’anima si arriva alla verità. Per questo ho fondato la il museo dell’Anima e la Banca dei Valori Spirituali, perché ho la necessità di salvare gli uomini attraverso la bontà dell’anima nella sua espressione artistica. Io pago le bollette con i miei quadri.

E infine, cosa possono fare gli italiani?

Devono portare il loro sorriso. Io voglio una coscienza europea: i tedeschi sanno fare le strutture e gli italiani mettono il buon umore, perché ne sono portatori sani. Siamo una “razza” in estinzione ci dovrebbero salvaguardare.

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