L’AQUILA – “Dobbiamo uscire dalla contrapposizione ideologica tra pubblico e privato, quello che conta è la signora Maria, ovvero quanto gli costa la bolletta, la qualità del servizio, la quota della raccolta differenziata, e quanto la sua città sia pulita. Ebbene, ad Avezzano il costo pro capite per il servizio è di 140 euro annui, con affidamento a privato tramite gara, a L’Aquila, con una società in house e interamente pubblica, è 246 euro, e la quota di raccolta differenziata è molto inferiore”.
Il paragone, impietoso, è squadernato da Umberto Di Carlo, e il servizio rifiuti ad Avezzano è proprio gestito da anni dalla sua società, la Tenkeko, che vanta un fatturato di 70 milioni di euro l’anno, 1.137 dipendenti, di cui 150 nella sola Marsica, operando anche nel Lazio, in Puglia e nelle Marche, in 46 comuni, per un bacino di utenza di 700mila utenti.
Il confronto con i costi del servizio rifiuti a L’Aquila, gestito in house dall’Asm spa, di cu è presidente Lanfranco Massimi, non viene fatto per “vantarsi”, e assicura che “del sindaco Pierluigi Biondi ho stima, è persona obiettiva e non è mosso da faziosità”, ma perché da socio privato con il 48,6% di Aciam spa, la società consortile del ciclo dei rifiuti, con 48 comuni soci della Marsica e dell’Aquilano, è finito nell’occhio del ciclone per la vicenda del cambio dello statuto che andrà in assemblea oggi, e consentirebbe una maggioranza ai privati oltre che il superamento dell’assetto societario che impedisce ad Aciam di fare le gare, ottenere affidamenti in house, fare gare e dunque competere sul mercato, invece di essere obbligata in base al suo attuale statuto di dover solo gestire l’impianto di trattamento rifiuti di Aielli e connessa produzione di biogas e compost agricolo.
Nell’assemblea si dovrà decidere anche a una ricapitalizzazione di 800.000 euro per far fronte al buco che si è creato di circa 2.000.000 di euro.
Ma contro la modifica dello statuto, che per Di Carlo è l’unico modo per dare un futuro all’Aciam, “a prescindere se la maggioranza sia pubblica o privata”, si è schierato un agguerrito fronte, con i comuni di Celano, Carsoli e Pescina, che in consiglio hanno già votato no, temendo che con una privatizzazione di fatto verrebbe meno l’interesse pubblico, e paventando il rischio che un privato possa aumentare i costi delle tariffe senza avere ostacoli di sorta.
E dunque il confronto con L’Aquila, ma “lo si potrebbe fare anche con altre città”, a Di Carlo capita a fagiolo proprio per dimostrare che “l’interesse pubblico è dato dal costo per la collettività del servizio, e della qualità dello stesso”.
Il rinnovo del contratto con il Comune di Avezzano, di cui è sindaco il civico Gianni Di Pangrazio, con cui Di Carlo ha un ottimo rapporto, è stato sottoscritto il 29 marzo di quest’anno e fino al 2031, con l’obiettivo “di raggiungere l’84% della raccolta differenziata in sette anni”. Va ricordato che l’unica offerta presentata all’ultimo bando è stata della Tekneko.
In base a dati recenti, Avezzano ha comunque superato con la gestione Tekneko, la quota del 74% di raccolta differenziata, a L’Aquila, che comunque paga una estensione territoriale molto più ampia, e lo sconvolgimento determinato dal sisma del 2009, la raccolta differenziata arranca intorno al 40%. Molto lontano dal target fissato per legge del 65%. E L’Aquila tra l’altro non ha un sito di conferimento dei rifiuti.
“A coloro che nella vicenda dell’Aciam dicono che con il privato aumentano le tariffe e i costi – tira le somme del ragionamento Di Carlo – , invito a leggere i numeri, a mettere da parte l’ideologia, la sterile contrapposizione tra pubblico e privato. E i numeri dicono che ad Avezzano il Comune ha deciso di fare una gara europea, sono state presentate delle offerte, in regime di libero mercato, ed oggi il costo per le casse comunali del servizio rifiuti è di circa 5.600.000 euro l’anno, per una popolazione di circa 40.000 persone, che pro capite fa appunto 140 euro pro capite. Da decenni, ben prima dell’arrivo del sindaco Biondi, L’Aquila ha scelto la strada dell’affidamento in house senza gara alla sua partecipata, l’Asm, ed oggi il costo è di circa 17.000.000 di euro, per una popolazione di 69.000 persone, che fa 246 euro pro capite. Una differenza che poi inevitabilmente si riverbera nella bolletta della Tari, anche se per fortuna L’Aquila gode giustamente di risorse aggiuntive del governo per le difficoltà determinate dal sisma”.
Alla domanda, “ma esattamente a cosa è dovuto questo minor costo del servizio?”, Di Carlo risponde: “All’ottimizzazione dell’intero ciclo, e perché soprattutto disponiamo del vicino impianto di Aielli, a differenza dell’Aquila, un’importantissima infrastruttura per il territorio e vanto per l’Aciam che lo gestisce”.
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