L’AQUILA – La Giunta regionale del Lazio ha approvato questa mattina la proroga fino al 31 dicembre 2022 del conferimento dei rifiuti urbani indifferenziati prodotti da Roma Capitale negli impianti abruzzesi di trattamento meccanico biologico.
Il rinnovo rientra nell’Accordo di Programma sottoscritto da regione Lazio e regione Abruzzo per contribuire al fabbisogno di trattamento dei rifiuti del Comune di Roma e prevede nei prossimi mesi la gestione di circa 33.750 tonnellate di residui urbani raccolte da Ama spa.
In particolare, 2.500 tonnellate potranno essere lavorate presso l’impianto Aciam nel Comune di Aielli, in provincia de L’Aquila, e 31.250 tonnellate presso l’impianto Deco nel Comune di Chieti.
Roma in questi mesi sta vivendo una forte situazione di i emergenza innescata con la chiusura della mega discarica di Malagrotta che ha lasciato la Capitale sguarnita di impianti con un sistema legato ai rifiuti precario e non autosufficiente.
La gestione (trattamento e smaltimento) quasi totalmente affidata ai privati, e i costi si impennano tanto che il Campidoglio spende 200 milioni di euro all’anno per spedire l’immondizia in altre regioni (soprattutto nel nord Italia) o all’estero come in Olanda, Germania o Portogallo.
A pagare, chiuso il cerchio, sono i romani. Ogni famiglia ha speso nel 2021, 394 euro di Tassa rifiuti (dati di Ispra-Cittadinanzattiva) contro i 325 di Milano o i 286 di Bologna.
Tra i grandi capoluoghi la Capitale si piazza al terzo posto dopo Genova (480 euro) e Napoli (455). Un costo alto per un servizio di scarsa qualità: cassonetti stracolmi e immondizia in strada sono, infatti, una costante.
Nel Lazio poi, con 5,7 milioni di abitanti, è attivo un solo termovalorizzatore – a San Vittore in provincia di Frosinone di proprietà di Acea società al 51% del Comune di Roma – contro i 7 dell’Emilia Romagna (4,4 milioni di abitanti) e i ben 13 della Lombardia.
In questo contesto, l’azienda capitolina Ama (partecipata al 100% dal Comune) – addetta alla raccolta dei rifiuti – ha faticato, fino ad ora, a stare sul mercato e sta vivendo un delicato processo di riforma (nella gestione e nel management).
“Dobbiamo fare un cambiamento radicale sulla questione degli impianti ma si dovrà fare anche un cambiamento radicale sulla gestione dell’azienda, sugli orari dei servizi. Non si è mai guardato ad una strategia di lungo periodo”, ha detto all’AGI, l’assessore comunale all’Ambiente, Sabrina Alfonsi.
“Noi chiudiamo il ciclo dei rifiuti solo per il 2% di quelli prodotti”. Lo snodo coinciderà con il nuovo contratto di servizio tra Comune e Ama che partirà da gennaio 2023 e sarà votato dall’Assemblea capitolina dopo l’estate.
“Partiamo dal fatto che Roma produce 1.700.000 tonnellate di rifiuti all’anno – spiega Alfonsi – che vuol dire 4.650 tonnellate al giorno e, purtroppo, di queste 3mila tonnellate sono rifiuti indifferenziati quindi con maggiore difficoltà di smaltimento. Il ciclo dei rifiuti è estremamente fragile, precario totalmente in mano ai privati quindi con una possibilità di entrare in emergenza altissima perché basta che si rompa un Tmb piuttosto che una linea del termovalorizzatore o si chiuda una discarica che il sistema va in tilt”.
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