RINCARI, DALLE BOLLETTE IN VETRINA ALLE CANDELE: ANCHE IN ABRUZZO PROTESTANO COMMERCIANTI

di Azzurra Caldi

30 Agosto 2022 08:13

Regione - Cronaca, Economia

PESCARA – Spegnere i condizionatori, accendere le candele oppure sperare in un miracolo. La crisi energetica sta mettendo in ginocchio anche commercianti e
operatori turistici che, nell’estate della ripresa dopo le limitazioni per il Covid, stanno facendo i conti con i rincari dell’energie.

Solo in Abruzzo sono quasi 2 mila le imprese della ristorazione, del turismo, della distribuzione alimentare che rischiano di chiudere i battenti se non arriveranno interventi immediati per arginare il caro-bollette.

Da nord a sud, si moltiplicano le iniziative, a metà strada fra il risparmio energetico e la provocazione. Sono sempre di più, ad esempio, baristi, ristoratori e
commercianti che, raccogliendo l’invito delle proprie associazioni di categoria, espongono le bollette degli ultimi mesi messe a confronto con quelle dell’anno scorso alle vetrine dei propri negozi, pubblicando poi le foto sui social, sia per sensibilizzare i clienti, sia per giustificare i rincari dei loro prodotti e servizi.

L’iniziativa, arrivata anche in Abruzzo, si chiama “bollette in vetrina” e per Fipe-Confcommercio è “una grande operazione di trasparenza a livello nazionale per mostrare ai cittadini e agli avventori di bar e ristoranti in quale situazione drammatica le imprese sono costrette ad operare”.

Secondo le stime di Confesercenti Abruzzo: “Se nel 2020 e 2021 un bar spendeva in media 6mila 700 euro per le bollette di luce e gas, nei prossimi dodici mesi, ipotizzando che gli aumenti attuali restino costanti, lo stesso bar spenderà 14mila 740 euro”.





“Un aumento del 120 per cento e un’incidenza sui ricavi aziendali che passa dal 4,9 per cento al 10,7 per cento – denuncia Daniele Erasmi, presidente regionale di Confesercenti e presidente nazionale della Fiesa, la federazione di settore che dentro Confesercenti rappresenta gli esercizi commerciali specializzati nella distribuzione alimentare – e così non si potrà andare avanti. La marginalità di queste attività si è andata assottigliando notevolmente negli ultimi anni e almeno 2 mila imprese rischiano di non farcela nella nostra regione. Non parliamo solo di micro imprese a conduzione familiare: rischiano di dover chiudere anche imprese di medie dimensioni”.

Un albergo medio, stima ancora Confesercenti, vedrà lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45 mila a 108 mila euro (+140 per cento con un’incidenza di oltre 25 punti percentuali sui ricavi), un esercizio di vicinato vedrà la bolletta passare da 1.900 euro a 3 mila 420 (+80 per cento), un ristorante da 13 mila 500 a 29 mila 700 euro (+120 per cento).

“In assenza di interventi rapidi i cui effetti devono arrivare fin dal mese di settembre, in autunno si rischia il collasso. Anche perché la curva oggi ha colpito le imprese – aggiunge il direttore regionale Lido Legnini – ma si iniziano a manifestare i primi segnali di rallentamento dei consumi da parte delle famiglie, molto preoccupate per l’impatto delle bollette sui propri budget. È necessario in prima istanza estendere anche alle piccole imprese il credito d’imposta per l’energia elettrica (imprese con potenza inferiore a 16,5 kwh), aumentare le percentuali di credito d’imposta almeno fino al doppio (da 15 a 30 e da 25 a 50 per il gas) e prorogare gli interventi almeno fino al 31 dicembre 2022. Al tempo stesso, bisogna mettere in campo interventi paralleli più significativi, di medio periodo ma realizzabili in tempi relativamente brevi, per la diversificazione delle fonti e favorire con un bonus al 110% gli investimenti di chi può rendersi autonomo attraverso la produzione di energia pulita. E nel frattempo – conclude Legnini – intervenire rapidamente con ristori alle imprese”.

Da Rimini, ad esempio, arriva una proposta alla quale stanno pensando alcuni albergatori, ovvero mettere, dall’anno prossimo, l’aria condizionata a pagamento, come fosse un extra.

“Stiamo pensando – dice al Corriere di Romagna la famiglia Pazzini, titolare degli hotel Gioia e Conforti – di mettere l’aria condizionata a pagamento dal prossimo anno: qualche euro al giorno per chi la vuole così da coprire quello che è il costo per noi. Nel mese di luglio – raccontano – abbiamo pagato 18mila
euro di bollette luce e gas, quasi il triplo del 2021. Siamo davvero al limite dell’assurdo”.

Nel frattempo non resta che alzare la temperatura dei condizionatori di qualche grado.





“L’estate – dicono – è stata caldissima e abbiamo tenuto l’aria condizionata sempre accesa, ma se le cose andranno avanti così non si potrà che prendere contromisure: iniziamo alzandola un po’, passiamo da 24 a 26-25,5 gradi, consci che ci sarà qualche lamentela, ma non si può fare altrimenti”.

Se per le industrie particolarmente energivore, è il caso della ceramica di Sassuolo o del tessile di Prato, solo per fare un paio di esempi, il caro energia rischia di rendere anti-economica la produzione, anche per i gestori dei locali il tema è decisivo. C’è chi ha deciso di chiudere qualche ora prima, chi di illuminare con le candele per risparmiare energia, ma anche per far capire ai clienti il problema che stanno vivendo.

A Padova, contro il caro energia, i commercianti sperano in un ‘miracolo’ e si affidano a Sant’Antonio. Così lunedì prossimo porteranno un cero in Basilica. “In materia di costi energetici e bollette schizzate alle stelle – ha spiegato Patrizio Bertin, presidente Ascom – non sappiamo più a che santo votarsi. D’altra
parte: il governo? Dimissionario. La politica? In tutt’altre faccende affaccendata. Quindi? Quindi, al comparto del terziario di mercato padovano non resta che votarsi al Santo”.

 

 

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